Erano da poco passate le 15 quando Benedetta, la mia segretaria, bussò alla porta del mio studio.
“Dottore, ha chiamato la Signora Lucia, dice che da questa mattina avverte un fastidioso dolore alla pancia e vorrebbe sapere se può passare da lei questo pomeriggio, perchè non può venire in studio. Suo marito è a lavoro fino a tardi”
Conoscevo la signora Lucia da un paio d’anni, sebbene e per fortuna non fosse una assidua frequentatrice del mio studio.
Non era una rompiscatole e se era arrivata a chiamarmi sapevo che aveva davvero una urgenza.
“Ho altri appuntamenti questo pomeriggio Benedetta?”
“Effettivamente no dottore”
“Allora dille che sarò da lei entro un’ora”
“Riferisco dottore”
Per rinfrescarmi le idee sulla paziente, aprii la sua scheda sul mio portatile: 48 anni, 2 figli, nessuna malattia particolare, un anamnestico da invidiare.
Dopo circa tre quarti d’ora suonavo il campanello della signora e annunciai la mia presenza. La signorà mi aprì il portone e salii fino al terzo piano. Trovai la signora Lucia sulla porta che mi fece gentilmente accomodare in salotto. Mi misi seduto sul divano e le chiesi quale fosse il problema
“Dottore, da ieri sera ho delle fitte alla pancia, alle quali non avevo dato molto peso. Ma il dolore è continuato per tutta la mattina di oggi con fitte molto intense e allora mi sono spaventata e mi sono decisa a chiamarla. Purtroppo quando ho questo dolore non riesco a camminare per cui no sono potuta venire in studio”
“Andiamo in camera che provo a visitarla per cercare di capire il problema”
“Certo dottore”
La signora mi fece cenno di seguirla ed entrammo in camera da letto.
Indossava una camicetta bianca e un paio di pantaloni neri, a piedi scalzi nelle infradito. Devo dire che era una bella donna nonostante fosse leggermente in sovrappeso.
Si sedette sul letto e sfilate le ciabattine si mise sdraiata in attesa del mio intervento.
“Dove avverte le fitte più dolorose?” le chiesi prendendo lo stetoscopio dalla mia borsa e appoggiandolo sul letto.
La signora Lucia si sollevò leggermente la camicetta e mi indicò alcuni punti sulla pancia dove ricordava di aver avvertito le fitte più acute.
Con le dita cercai di premere su quei punti per verificare se provocassero ancora dolore ma senza nessun risultato.
“Cominciamo col sentire cuore e polmoni, le chiedo di sfilare gentilmente la sua camicetta”
“Certo dottore” mi rispose e poi cominciò a sbottonare lentamente la camicetta per poi sfilarla e adagiarla nell’altra parte de letto. Avevo un seno piuttosto grande, una buona quarta, ma la cosa che più mi stupì fu il fatto che indossava un reggiseno praticamente trasparente, dal quale potevo vedere chiaramente i suoi larghi capezzoli scuri.
Senza lasciarmi minimamente distrarre da questo particolare ho preso lo stetoscopio che avevo già preparato e ho appoggiato l’estremità all’altezza del suo cuore, sopra al seno. Il suo cuore era perfettamente regolare, così la feci voltare e cominciai ad auscultare i suoi polmoni, ma anche in questo caso non notai niente di insolito. L’unica cosa che notai di anomalo, quando si girò nuovamente, era che adesso le punte dei suoi capezzoli erano molto più pronunciate di prima e spingevano con forza conto il tessuto del reggiseno che quasi sembrava volessero bucarlo.
Cominciai a pensare che quella visita a domicilio fosse stata programmata con un altro intento ma da professionista quale sono non potevo certo insinuare una cosa del genere e nemmeno esimermi dal continuare la visita. Volevo vedere dove sarebbe arrivata, se davvero stava fingendo.
La feci sdraiare nuovamente e cercai di capire tastandole meglio l’addome se notavo qualcosa di insolito. I suoi pantaloni arrivavano fin quasi all’ombelico, quindi le chiesi di poterli sganciare e abbassare leggermente. La signora Lucia con un cenno di assenso si sbottonò i pantaloni e se li abbassò fino alle cosce, ben oltre quello che sarebbe stato probabilmente necessario. Ma la cosa che più mi lasciò allibito era il fatto che la signora non indossava le mutandine. Fu lei stessa, probabilmente con abile astuzia, ad anticipare qualsiasi cosa io potessi dire
“Le chiedo scusa dottore, se sono senza mutandine. Ma avevo appena fatto la doccia e quando lei ha suonato ho indossato velocemente le prime cose trovate. Credevo passasse più tardi…”
“Stia tranquilla” le risposi “niente che mi scandalizzi” aggiunsi cercando di capire se fosse solo un po’ sbadata o volutamente provocante.
Ricominciai la palpazione della sua zona addominale cercando la possibile causa di quei forti dolori ma non riuscivo a trovare una soluzione al problema. La signora era completamente depilata in tutta la zona inguinale e dalla pelle liscia che aveva fino intorno alle labbra vaginali, doveva essersi depilata quello stesso giorno, visto che non apparivano segni evidenti di ricrescita del pelo. Palpandole la zona più bassa dell’addome non potei fare a meno di far cadere il mio sguardo sulle sue grandi labbra, che erano molto pronunciate verso l’esterno. Man mano che continuavo con la palpazione avevo notato che le labbra della signora si erano leggermente aperte quel che bastava per scorgere la zona del suo clitoride, che appariva più grande della media. Le labbra erano leggermente umide e mi sembrò di scorgere una piccola quantità di liquido vaginale uscire dalle grandi labbra. Nonostante questa la signora sembrava rilassata, non dava nessun accenno della sua probabile eccitazione.
Sapevo che non potevo spingermi oltre nella visita e stavo per consigliare alla signora alcuni esami in ospedale e una visita specialistica dal suo ginecologo quando cominciò, proprio in quel momento ad avvertire di nuovo quei forti dolori, tanto che si alzò a sedere sul letto tenendosi la pancia per le forti fitte.
“Signora Lucia è meglio che si presenti subito al Pronto Soccorso per alcuni esami più specifici, se vuole posso chiamarle una ambulanza”
“No dottore aspetti” mi rispose in un attimo di quella che sembrava una tregua del dolore “c’è una cosa che deve sapere”
“Mi dica signora, cosa devo sapere?”
“Ecco dottore…la verità è che…non sapevo come trovare le parole per dirglielo mentre mi visitava…ma…”
“Signora mi dica come stanno le cose per me sarà impossibile aiutarla”
“Va bene..” poi fece un sospiro e continuò “la verità è che ieri pomeriggio ho avuto un incontro con..un amico..insomma… mi capisce dottore…”
“Intende un incontro sessuale?”
“Si, esattamente.. e temo che sia rimasto dentro … il preservativo…”
“Oh cavolo” esclamai “e perchè non è andata subito in ospedale? Lo sa che questo può portare a problemi anche seri?”
“Si lo so” mi rispose “ma ho troppa vergogna di andare in ospedale e poi..non vorrei mio marito scoprisse qualcosa..la prego mi aiuti lei”
“Signora Lucia ma io non credo di avere le competenze per…” non mi lasciò neanche finire la frase che continuò
“ho provato a sfilarmelo da sola ma no ci riesco, sono sicura che col suo aiuto posso risolvere questo problema, la prego mi aiuti”
La situazione era quantomeno ambigua, ma non potevo rimanere indifferente dalle sue richieste di aiuto.
“Almeno facciamo un tentativo…” mi supplicò
Ci pensai qualche secondo e poi presi la mia decisione “Va bene, facciamo un tentativo, ma se non riusciamo lei deve andare in ospedale chiaro?”
“Sono sicura che risolviamo” mi rispose sicura
Ancora prima che glielo chiedessi si sfilò i pantaloni, rimanendo completamente nuda con addosso solo il reggiseno. Poi spalancò le gambe e nel vedere le sue labbra vaginali che a quel punto si aprirono davanti a me, rimasi qualche istante ammutolito. Era una bella donna, questo era poco ma sicuro.
“Ci vorrebbe del lubrificante, vede che non è semplice…”
“Non credo ce ne sia bisogno, io mi lubrifico sempre molto naturalmente” mi disse sfacciata
In effetti adesso che si era messa a gambe completamente spalancate, con le gambe piegate, vedevo che le labbra della sua fica oltre ad essersi già aperte da sole erano in effetti già decisamente bagnate. So che non dovrebbe succedere, ma siamo pur sempre uomini e il mio cazzo cominciò ad indurirsi nei pantaloni. Indossai un paio di guanti in lattice che porto ovviamente sempre con me e mi misi fra le gambe della signora. Con le dita le aprii più possibile le grandi labbra per cercare di individuare l’intruso nella sua vagina. Dentro la fica era completamente fradicia ma del preservativo nessuna traccia.
“Lei è sicura vero di quello che mi ha detto?” le chiesi seriamente.
“Certo dottore, sono riuscita a toccarlo ma no a sfilarlo. Tra l’altro non deve essere neanche …ehm…usato..perchè è venuto fuori in altro modo”
Intuivo quale poteva essere stato l’altro modo che intendeva.
“E lei non si è accorta subito del preservativo rimasto dentro?”
“No perchè credevo lo avesse tolto lui e buttato da qualche parte”
“Capisco” le risposi cominciando a infilare il mio dito nella sua vagina. Muovevo il dito dentro di lei per cercare un lembo del profilattico ma ancora non sentivo niente. Provai con due dita, gliele infilai completamente in vagina spingendole a fondo e la signora ebbe un sussulto.
“Le faccio male?” le chiesi
“No assolutamente” mi rispose candidamente
A un medico di base non capitano spesso queste situazioni, non ero un ginecologo abituato a questo genere di interventi, per cui il mio cazzo cominciò a sussultare nelle mutande.
Mentre la penetravo con due dita la signora teneva le gambe spalancate e mi stava bagnando tutto il guanto. Cercavo di mantenere la mia professionalità ma ero eccitato. Improvvisamente sentii qualcosa dentro la sua fica, sembrava proprio un lembo del preservativo. Ma non riuscivo ad afferrarlo, mi scivolava tra le dita anche per la grande quantità di umori che adesso aveva dentro.
“L’ho sentito, l’ho sentito” le dissi col sollievo almeno di sapere che non mi stava prendendo in giro.
“Non riesce a tirarlo fuori?” mi chiese quasi ansimando, anche perchè con le dita adesso la stavo perlustrando molto intimamente.
“Mi scivola, non riesco ad afferarlo”
“Provi così” mi disse prendendosi le le gambe con le mani e sollevandole dal letto. La posizione che aveva assunto adesso era ancora piu eccitante, era praticamente in posizione ginecologica, con i piedi in aria e completamente spalancata, tanto che adesso vedevo benissimo anche il suo buco del culo. E vedendo la conformazione, la signora non era assolutamente vergine neanche dietro. Tra l’altro in questa nuova posizione la sua fica divenne ancora più spaziosa e io ne approfittai inserendole stavolta 3 dita in vagina, senza ormai neanche piu chiederle il permesso. Dovevo tirare via quel preservativo, ormai era diventata quasi una sfida personale.
Il mio cazzo duro era ormai uscito dai boxer e si era posizionato incastrato nei pantaloni lungo la coscia, probabilmente adesso era anche ben visibile dal tessuto gonfio.
Continuavo a girare le dita dentro la fica della mia paziente che ormai ansimava quasi senza ritegno. Il mio guanto era intriso degli umori vaginali che sgorgavano senza sosta dalle sue labbra. La signora si teneva le gambe da dietro i ginocchi, talvolta allentava la presa e i suoi piedi nudi finivano col toccare il mio viso. Questo mi eccitò ancora di più ma cercavo di rimanere lucido per compiere l’operazione richiesta.
“Se provassi a girarmi?” le sue parole mi inebriarono, cominciavo a perdere il conrollo.
“Prova a girarti vediamo se lo afferro” mi stupii della risposta che detti, no le avevo più neanche dato del lei.
Ma lei non ci fece certo caso, lasciò cadere le gambe sul letto e in men che no si dica si mise a pecora, senza alcun ritegno.
Adesso diventava davvero difficile mantenere il self control. La signora Lucia a pecoraera davvero impressionante. Nonostante qualche chilo in più sulla pancia, il suo culo era davvero indescrivibile, da quanto era bello e sodo.
“Dai prova così” mi incitò dandomi anche lei ormai del tu.
Le appoggiai la mano sinistra sul culo con la scusa di tenermi e con l’altra mano le infilai nuovamente 3 dita in fica, questa volta senza metterci nessuna particolare delicatezza. Affondi le dita nelle sue pareti vaginali e la signora lanciò un gemito misto di dolore e piacere. Affondai le dita più in profondità possibile e finalmente riuscii ad afferrare il profilattico.
“l’ho preso!!” le dissi con fare vittorioso.
Ma la sua risposta mi lasciò ancora una volta spiazzato.
“Continua!!” mi disse
Mentre sfilavo il preservativo dalla sua vagina nella mia testa scaturirono mille pensieri. Che dovevo fare? Quanto era giusto quello che stava succedendo? Finalmente il perservativo uscì dalla sua fica, sono certo che doveva esserne accorta anche lei. Ma non si spostò di un millimetro. Mi aspettavo che si sarebbe girata e risistemata, invece rimase a pecora, con la faccia sul cuscino. Che fare adesso? Lanciai il preservativo, tra l’altro vuoto, sul pavimento e il mio sguardo si posò sul suo buco del culo che cominciò a pulsare sfacciatamente davanti a me. Con entrambe le mani le allargai le natiche e per qualche istante mi godetti lo spettacolo di quel buco del culo e di quella fica oscenamente spalancati davanti a me. Non credo che fu una decisione lucida quando il mio viso si avvicinò al suo sfintere e la mia lingua cominciò a passare sulle grinze del suo forellino anale. La mia professionalità andò in un attimo a farsi fottere. Cominciai a leccare tutto il contorno del culo della signora Lucia e lei cominciò ad ansimare ancora più fore di prima. La sua fica era completamente spalancata e gocciolava sul lenzuolo. Il mio cazzo esplodeva nei pantaloni ma ancora non avevo il coraggio di tirarlo fuori, la paura di una sua eventuale reazione negativa ancora mi paralizzava. Ero pur sempre il suo medico.
“Dottore sento bruciare dentro la vagina” mi disse spudoratamente “controlli che non sia rimasto dentro qualche pezzetto di preservativo”
Accolsi con piacere l’invito della mia paziente e senza più alcun ritegno le conficcai con forza di nuovo le 3 dita in fica, affondandole con un solo colpo fino in profondità. La signora Lucia lanciò un grido di piacere che temevo la sentissero i vicini di casa, ma ormai stavo anche io perdendo ogni forma di inibizione. Cominciai a scoparle la fica con le dita in maniera sempre più violenta. Più spingevo con forza e più la sentivo godere.
A un certo punto si sporse in avanti e si sfilò in questo modo le dita dalla fica, si girò su se stessa e si mise in ginocchio davanti a me guardandomi fissa negli occhi.
“Dottore sento il cuore battere fortissimo non sarebbe meglio visitarlo?” mentre concludeva la frase si slacciò il reggiseno e le sue grandi tette balzarono fuori davanti a me. I suoi capezzoli erano turgidissimi, le grandi areole si erano raggrinzite dall’eccitazione.
Ero ormai completamente preso dalla situazione che si era creata.
Le afferrai con forza le mammelle con le mani, sentivo quelle punte dure come il marmo schiacciate contro i palmi delle mani.
La signora vide il gonfiore nei miei pantaloni e cominciò ad accarezzarmelo mentre si mordeva il labbro. In tutta risposta le afferrai le punte con le dita e cominciai a tirarli e allungarli. Evidentemente la cosa la fece impazzire perchè immediatamente cominciò a sbottonarmi i pantaloni, me li abbassò leggermente e cominciò a tastarmi l’uccello dai boxer, mugolando come una gattina in calore. Lasciai la presa dei suoi capezzoli e lei infilò la mano nelle mie mutande, arrivando immediatamente al mio membro.
Con le dita cominciò ad accarezzarmi l’asta e dopo pochi istanti lo afferrò con decisione e lo tirò fuori
“Wow dottore che cazzo gigante che ha” mi disse con stupore ed eccitazione
Non sapevo cosa risponderle, per un attimo ricordai che quella bellissima donna nuda davanti a me era una mia paziente.
Ma quando con abile maestria afferrò il mio cazzo con due mani e cominciò a segarlo mentre si passava la lingua sulla bocca tornò nuovamente fuori il maiale che c’era in me. Velocemente comincia a sbottonarmi la camicia mentre la signora Lucia, abbandonata momentaneamente la presa sul mio uccello, mi tolse scarpe, calzini e pantaloni. Infine mi sfilò i boxer e di nuovo tornò a impugnare il mio cazzo, prendendolo alla base e stringendolo con grande forza, tanto che mi fece gonfiare tutte le vene sulla lunga asta. La cappella uscì fuori possente e tutta fradicia. Mi misi in ginocchio sul letto e con le mani presi la testa della mia paziente e comincia a spingerla verso il mio cazzo dritto come un palo di ferro.
La signora Lucia tirò fuori la lingua e cominciò a passarmela su tutta l’asta mentre con una mano mi accarezzava le palle già molto gonfie. Poi partì con la lingua aperta proprio dai miei grandi testicoli e passandola lungo tutto il mio bastone arrivò fino alla cappella, poi spalancò la bocca e fece sparire dentro tutta la mia cappella. Questo mi fece sobbalzare sul letto e allora lei afferrò di nuovo con forza il mio bastone e partì con un pompino talmente focoso che avrebbe risvegliato un morto.
Durava fatica a infilarsi tutto il mio cazzo in bocca e allora decisi di aiutarla. Le accarezzai dolcemente il viso e poi le misi una mano dietro la testa spingendola contro di me in modo che la mia cappella le arrivasse in gola. La stavo soffocando, tanto che ogni tanto dovevo lasciarla per farle riprendere fiato. E poi di nuovo le conficcavo il mio arnese fino in gola. Inizia a pomparla, a scoparla in bocca talmente forte che la sua saliva le colava dalla bocca lungo il collo e poi sul suo seno sempre piu turgido. Poi la staccai dal mio cazzo e per qualche istante rimasi a guardare la sua bocca che ancora colava saliva misto a sperma.
Era arrivato il momento di punire la sua strafottenza. La presi per i fianchi e la avvicinai a me, poi la sollevai per le natiche e la feci salire sopra di me, puntando la mia cappella sulle sue labbra vergognosamente fradice. Mi impugnai il cazzo e affondai la cappella fra le sue labbra. La signora lanciò un urlo di piacere e poi ancora un altro più intenso quando sentì che la mia asta comincio a penetrarla. Le sue pareti vaginali si allargavano al passaggio del mio cazzo e dopo pochi istanti la mia cappella raggiunse il suo utero. La signora Lucia cominciò a urlare, non mi fregava neanche più se l’avessero sentita.
Cominciai a farla saltare sul mio cazzo tenendole le mani sulle chiappe calde. Ad ogni affondo sentivo il suo utero sbattere con forza sulla mia cappella accompagnato da un suo urlo. Dopo qualche salto deciso cominciai a vedere che la sua fica schizzava umori sulla mia asta e perfino sulla mia pancia. La signora squirtava come una ragazzina. Ebbe il primo orgasmo violento e mi ritrovai tutto bagnato dei suoi caldi umori.
Ma una volta acceso sono difficile da spengere.
La sdraiai sul letto con le gambe spalancate e cominciai a leccarle la fica. Il sapore dei suoi umori era dolce e io bevevo con gusto. La sua fica era liscia e morbida come quella di una adolescente. La signora sollevò i piedi in aria per essere ancora più esposta a me e mentre le infilavo la lingua dentro la fica con le dita dei piedi mi accarezzava il viso. Mi voltai e cominciai a baciare i suoi piedini morbidi e profumati, notando che questa attenzione per le sue estremità le piaceva molto.
“Sbattimelo dentro forte dottore…” mi incitò nuovamente
Puntai di nuovo la grossa cappella al suo ingresso vaginale, la presi per le caviglie per tenerla spalancata, mentre lei si torturava i capezzoli con le dita, la guardai dritta negli occhi e poi con un colpo solo le conficcai il mio uccello completamente in pancia andando a sbatterle con ancora più violenza contro l’utero.
La signora questa volta lanciò un grido davvero forte che per un attimo temetti di averle fatto davvero male.
“Così mi spacchi tutta dottore!!!” mi disse stringendosi fortissimo i capezzoli con le dita
La presi come una nuova sfida e le detti un altro colpo violento dentro la fica, facendole arrivare la mia cappella fino alle ovaie.
Di nuovo urlò fortissimo
“Mi stai sfondando la fica dottore!!!!! Se continui così non riuscirò più a sentire il cazzo di mio marito!!!!”
Non avrei mai pensato che questa mia paziente fosse così spregiudicata, adesso la ricordavo durante un incontro nel mio studio insieme al marito per qualcosa di molto banale, tipo un’influenza o qualcosa del genere e non ricordo di averla considerata così calda come appariva adesso.
E la cosa ormai mi eccitava furiosamente. Continuai a sbattere forte il mio cazzo nella sua fica e lei per provocarmi continuava a strusciare i suoi piedi sul mio viso. Avevo già capito che le piaceva quella pratica feticista quindi presi in mano i suoi piedi e mentre continuavo a pomparla con forza cominciai a baciarle le piante, per poi salire sulle dita. Tirai fuori la lingua e cominciai a infilargliela in mezzo alle dita dei piedi e come immaginavo questa cosa la faceva impazzire. Più le leccavo le dita e più la pompavo con maggior forza. Fin quando per la seconda volta la sua fica cominciò a spruzzare umori, in maniera ancora più violenta rispetto all’orgasmo precedente. Le tolsi il cazzo dalla fica e le conficcai dentro due dita masturbandola con forza, lo sciacquettio che faceva diventava sempre più intenso fin quando dalla sua cavità vaginale partirono diversi schizzi che finirono su tutto il mio corpo. La signora Lucia ebbe un altro violento orgasmo che urlando sparò sul mio corpo. Adesso squirtava come una fontana. Il lenzuolo sotto di noi era completamente fradicio e i suoi schizzi mi avevano bagnato tutto. Dopo questo orgasmo davvero intenso si lasciò andare esausta sul letto. La sua fica spalancata ancora gocciolava sul letto.
Ma il mio cazzo era ancora in tiro per cui le dissi “non è ancora arrivato il momento di riposare” e la girai.Sollevai il suo culo in modo che rimanesse in aria a bella vista e ricominciai a leccarle la fica. Di nuovo cominciò a mugolare, vedvo le sue bellissime tette a penzoloni da dietro gliele afferrai, mentre la mia cappella tornò ad avvicinarsi alle sue labbra vaginali. Cominciai a palparle le tette e senza bisogno di aiuti manuali il mio cazzo tornò a penetrare il suo corpo. In questa posizione la penetrazione era ancora più intensa. Le appoggiai le mani sui fianchi e ricominciai a pomparla con forza.
Scoparla a pecora le provocava molto più dolore, la mia cappella sbatteva con molta violenza contro il suo utero tanto che arrivava a supplicarmi di fare più piano perchè mi diceva che la stavo letteralmente sfondando. Mentre la pompavo le tenevo aperte le chiappe con le mani, in questo modo potevo godermi lo spettacolo del suo buco del culo che pulsava ad ogni mio colpo in fica.
Aveva tutto il foro anale bagnato a causa del precedente orgasmo, quando le appoggiai il mio dito sul buco fu un attimo che sparì nel suo sfintere. Volevo anche quel bocconcino. Quando sentì il mio dito conficcarsi nel suo culo la signora Lucia si voltò e mi disse “che intensioni hai dottore?”
Il suo sguardo era ancora provocatorio, decisi di rispondere alla provocazione.
“Ho intenzione di visitarti l’ano” le risposi mentre giocavo con la sua fica con la mia cappella, facendola entrare e uscire dalle sua labbra per mantenermela gonfia e dura.
“Non l’ho mai preso così grosso dietro, ho paura…” mi disse con l’aria da verginella.
Le sorrisi senza risponderle, sfilai la cappella dalle sue labbra e la appoggiai sopra il suo buco del culo, strusciandola tutta intorno al forellino.
Notai il suo piccolo buco posteriore diventare timoroso, come cosciente che quella a venire sarebbe stata una penetrazione che avrebbe lasciato un segno indelebile nel corpo di Lucia. Feci scivolare allora la mia mano sotto la pancia della signora per raggiungere con la mano la sua fica bollente e con le dita cominciai a giocare col suo clitoride per distogliere la sua attenzione dal prossimo doloroso ingresso forzato.
Dalla mia bocca feci colare della saliva sul suo sfintere e impugnato forte il mio cazzo in tiro come non mai, appoggiai la mia voluminosa cappella all’ingresso dell’ano di Lucia.
Lentamente cominciai a spingerla verso l’interno del suo corpo nonostante i suoi muscoli anali cercassero di fare resistenza.
Vidi la signora mordere il cuscino e con le mani stringere fortissimo due lembi del lenzuolo per prepararsi all’estrema esperienza.
Dopo pochi secondi i muscoli del suo sfintere dovettero cedere alla forza penetrante del mio membro e la mia cappella scivolò nel culo della mia paziente, che lanciò un urlo smorzato solo dal cuscino. Le sue mani strinsero ancora più forte il lenzuolo, mentre la mia cappella ormai si faceva inesorabilmente largo nella sua cavità più intima.
La signora Lucia si voltò verso di me e guardandomi dritta negli occhi mi disse: ” bastardo….”
Questo mi fece ancora di più infoiare e cominciai a spingere anche la mia asta dentro il suo piccolo culo ormai sfondato. La signora tornò a mordere il cuscino in modo che le sue urla non si sentissero per tutto il condominio e io ne approfittati per spingere tutta la mia verga nel suo condotto anale. I suoi muscoli anali stringevano tanto forte la mia asta che dovetti sforzarmi per non riempirle subito il sedere del mio seme.
Tenendo la signora per i fianchi cominciai lentamente a pomparla analmente e ad ogni affondo sentivo le sue grida soffocate dal cuscino. Ero riuscito a riempirla completamente, tanto che i miei coglioni arrivavano a sbatterle contro le pareti vaginali mentre la pompavo sempre più forte.
“Dottore mi sfondi cazzo!!!” mi disse in preda all’orgasmo.
Le diedi le ultime forti pompate nel profondo dell’ano prima di scaricare tutto il mio piacere dentro il suo culo ormai lacerato.
Quando sfilai la cappella dal suo buco del culo, vidi il suo foro anale oscenamente aperto, completamente allargato, tanto che avrei potuto visitarlo internamente senza speculum.
La signora si lasciò cadere sul letto esausta e presto si addormentò, mentre dal suo culo ancora slabbrato cominciava a colare fuori il fiume di sborra che le avevo sparato nelle viscere, finendo sul lenzuolo.
Le diedi un bacio sul sedere e mi rivestii, per tornare nel mio studio.
Dopo quella volta la signora Lucia, non è chiaro il motivo, ha cominciato a soffrire molto più spesso di inspiegabili attacchi influenzali che la costringono a chiamare il suo dottore.