Erano da poco passate le 15 quando Benedetta, la mia segretaria, bussò alla porta del mio studio.
“Dottore, ha chiamato la Signora Lucia, dice che da questa mattina avverte un fastidioso dolore alla pancia e vorrebbe sapere se può passare da lei questo pomeriggio, perchè non può venire in studio. Suo marito è a lavoro fino a tardi”
Conoscevo la signora Lucia da un paio d’anni, sebbene e per fortuna non fosse una assidua frequentatrice del mio studio.
Non era una rompiscatole e se era arrivata a chiamarmi sapevo che aveva davvero una urgenza.
“Ho altri appuntamenti questo pomeriggio Benedetta?”
“Effettivamente no dottore”
“Allora dille che sarò da lei entro un’ora”
“Riferisco dottore”
Per rinfrescarmi le idee sulla paziente, aprii la sua scheda sul mio portatile: 48 anni, 2 figli, nessuna malattia particolare, un anamnestico da invidiare.
Dopo circa tre quarti d’ora suonavo il campanello della signora e annunciai la mia presenza. La signorà mi aprì il portone e salii fino al terzo piano. Trovai la signora Lucia sulla porta che mi fece gentilmente accomodare in salotto. Mi misi seduto sul divano e le chiesi quale fosse il problema
“Dottore, da ieri sera ho delle fitte alla pancia, alle quali non avevo dato molto peso. Ma il dolore è continuato per tutta la mattina di oggi con fitte molto intense e allora mi sono spaventata e mi sono decisa a chiamarla. Purtroppo quando ho questo dolore non riesco a camminare per cui no sono potuta venire in studio”
“Andiamo in camera che provo a visitarla per cercare di capire il problema”
“Certo dottore”
La signora mi fece cenno di seguirla ed entrammo in camera da letto.
Indossava una camicetta bianca e un paio di pantaloni neri, a piedi scalzi nelle infradito. Devo dire che era una bella donna nonostante fosse leggermente in sovrappeso.
Si sedette sul letto e sfilate le ciabattine si mise sdraiata in attesa del mio intervento.
“Dove avverte le fitte più dolorose?” le chiesi prendendo lo stetoscopio dalla mia borsa e appoggiandolo sul letto.
La signora Lucia si sollevò leggermente la camicetta e mi indicò alcuni punti sulla pancia dove ricordava di aver avvertito le fitte più acute.
Con le dita cercai di premere su quei punti per verificare se provocassero ancora dolore ma senza nessun risultato.
“Cominciamo col sentire cuore e polmoni, le chiedo di sfilare gentilmente la sua camicetta”
“Certo dottore” mi rispose e poi cominciò a sbottonare lentamente la camicetta per poi sfilarla e adagiarla nell’altra parte de letto. Avevo un seno piuttosto grande, una buona quarta, ma la cosa che più mi stupì fu il fatto che indossava un reggiseno praticamente trasparente, dal quale potevo vedere chiaramente i suoi larghi capezzoli scuri.
Senza lasciarmi minimamente distrarre da questo particolare ho preso lo stetoscopio che avevo già preparato e ho appoggiato l’estremità all’altezza del suo cuore, sopra al seno. Il suo cuore era perfettamente regolare, così la feci voltare e cominciai ad auscultare i suoi polmoni, ma anche in questo caso non notai niente di insolito. L’unica cosa che notai di anomalo, quando si girò nuovamente, era che adesso le punte dei suoi capezzoli erano molto più pronunciate di prima e spingevano con forza conto il tessuto del reggiseno che quasi sembrava volessero bucarlo.
Cominciai a pensare che quella visita a domicilio fosse stata programmata con un altro intento ma da professionista quale sono non potevo certo insinuare una cosa del genere e nemmeno esimermi dal continuare la visita. Volevo vedere dove sarebbe arrivata, se davvero stava fingendo.
La feci sdraiare nuovamente e cercai di capire tastandole meglio l’addome se notavo qualcosa di insolito. I suoi pantaloni arrivavano fin quasi all’ombelico, quindi le chiesi di poterli sganciare e abbassare leggermente. La signora Lucia con un cenno di assenso si sbottonò i pantaloni e se li abbassò fino alle cosce, ben oltre quello che sarebbe stato probabilmente necessario. Ma la cosa che più mi lasciò allibito era il fatto che la signora non indossava le mutandine. Fu lei stessa, probabilmente con abile astuzia, ad anticipare qualsiasi cosa io potessi dire
“Le chiedo scusa dottore, se sono senza mutandine. Ma avevo appena fatto la doccia e quando lei ha suonato ho indossato velocemente le prime cose trovate. Credevo passasse più tardi…”
“Stia tranquilla” le risposi “niente che mi scandalizzi” aggiunsi cercando di capire se fosse solo un po’ sbadata o volutamente provocante.