Erano le 21 in punto. Lo ricordo troppo bene. Io e mia moglie eravamo tranquilli in salotto, davanti alla televisione, come ogni sera.
Da quando anche l’ultima figlia era andata ad abitare da sola nella nostra casa regnava la tranquillità matrimoniale.
Io e mia moglie Ursula, di origine russa, avevamo cominciato a goderci la nostra ritrovata vita di coppia. Seppure non fossimo più ragazzini, io 55 anni e lei 52, ci amavamo come il primo giorno. Ci eravamo conosciuti tanti anni prima durante una vacanza al mare, lei era in Italia con le amiche ed io in ferie con i miei amici. Poco più che ventenni.
Fu amore a prima vista, tanto che lei decise di trasferirsi in Italia, trovò un buon lavoro come infermiera all’ospedale locale e poco dopo ci sposammo. Dal nostro matrimonio sono nati due figli, Mauro e Cristina. Mauro già sposato e con un figlio di 5 anni che è la nostra gioia perchè ci ha resi nonni. E appunto Cristina che, come detto, era appena andata via di casa per andare a convivere con il fidanzato. E noi “vecchietti” rimasti da soli nella porzione di colonica in campagna a goderci la nuova vita.
Quella che sto per raccontare era una serata iniziata come tante, una cena frugale perchè, si sa, fa male mangiare troppo la sera. E l’appuntamento con il telefilm alla televisione. E forse, quella sera, ci saremmo anche concessi del buon sesso. Che non fa mai male.
Suonarono i rintocchi dell’orologio a pendolo, segnavano appunto le 21. Ma quella volta non furono loro a distogliere la mia attenzione dall’arrivo della scientifica sul luogo del crimine. Fu un altro rumore. Uno scricchiolio inusuale. O almeno, inusuale se non eravamo noi a provocarlo. Lo riconobbi subito, perchè mi ricordai di non aver ancora unto i cardini della porta che dà sul retro, sul cortile interno alla colonica.
Perchè dunque quel rumore? C’era forse qualcuno che aveva aperto la porta? A volte capitava che la anziana vicina venisse da noi a chiedere qualcosa che le mancava in cucina, ma mai a quell’ora visto che probabilmente dormiva già da almeno un’ora. E quella sera non ci doveva essere nessun’altro, perchè la famiglia che abitava nell’ultima parte di colonica era partita proprio il giorno prima per le ferie. Era infatti una sera di agosto. Il 7 agosto, non me lo potrò mai più scordare.
Mi alzai dal divano, mia moglie non si era neppure accorta di quel rumore quindi, per non spaventarla, finsi di andare a prendere un bicchiere d’acqua. Del resto, la porta che scricchiolava, era proprio quella della cucina. Mi avvicinai alla porta e mi accorsi che era aperta. Molto strano che io o mia moglie ci fossimo dimenticati di chiuderla. Mi guardai intorno e vidi i coltelli di cucina nell’espositore. fui tentato di prenderne uno. Ma poi ci ripensai, mi sembrò esagerato. E poi se mia moglie fosse venuta in cucina si sarebbe spaventata a morte.
Decisi così di dare una veloce occhiata fuori dalla porta. Probabilmente era solo una porta lasciata aperta e il vento muovendola la aveva fatta scricchiolare. Vidi che fuori non c’era nessuno. Mi ero spaventato per nulla. Nel cortile notai una lattina vuota abbandonata. I soliti incivili, pensai, senza neanche chiedermi chi potesse averla lasciata in terra. Mi avvicinai, mi chinai per raccoglierla e poi fu il buio.
Quando mi risvegliai ero legato e bendato seduto sul divano. Cercai di urlare, mentre avvertivo un forte dolore alla testa. Capii che qualcuno mi aveva colpito. Ma dalla mia bocca uscì solo un lamento strozzato, perchè mi avevano tappato la bocca. Sentivo solo qualcuno che camminava per la stanza e non sembrava essere mia moglie.
“Il vecchietto si è risvegliato” furono le terribili parole di un uomo che sentii entrarmi nelle orecchie.
Pronunciate in un dialetto forse dell’est. Poi qualcuno mi tolse la benda dagli occhi. E vidi quello che non avrei mai voluto vedere. Davanti a me c’erano due uomini incappucciati. dall’altra parte del divano mia moglie, anche lei legata, ma non sembrava essere stata colpita. La vedevo “solo “agitarsi, sicuramente era anche lei nel panico.
Non potevo urlare, non potevo intervenire, non potevo fare nulla.
“Dove sono i soldi??” mi urlarono con il solito accento straniero.
Gli feci cenno col capo di andare nell’altra stanza dove avevo i pantaloni con il portafoglio ancora dentro.
“Parli di questi spiccioli?” mi interrogò un altro con lo stesso accento e con il mio portafoglio in mano.
Ero terrorizzato, a fatica riuscivo a connettere. Poi nella stanza entrò un altro uomo, anche lui incappucciato. Disse che in casa non aveva trovato altro, ma questa volte in un accento africano.
“Non hai altri soldi nonno? E come facciamo adesso? Dobbiamo farci pagare da tua moglie?”
Cercai di urlare per scongiurarli di lasciarla stare ma l’uomo con l’accento africano la fece alzare dal divano, la strinse a se e mi fece capire che non stavano scherzando.
In casa non avevo veramente altri soldi, ero ormai pronto al peggio. Sembravano davvero decisi e spietati nelle loro azioni. Mia moglie piangeva, terrorizzata.
Ursula era ancora una bella donna e fu l’unica volta nella mia vita che avrei preferito non lo fosse. Almeno, forse, l’avrebbero lasciata in pace.
“E’ molto bella tua moglie nonno” mi provocò uno di loro “Vogliamo vedere come è fatta?”
Cominciai a scuotere il capo cercando di implorarli di non farlo. Mia moglie era chiaramente vestita da casa, con un abito fino alle ginocchia. Uno di loro cominciò ad aprirle il vestito facendole saltare i bottoni. Il vestito si aprì e finirono di stapparglielo di dosso. Ursula rimase davanti a loro e a me solo con il reggiseno e le mutandine….