Da quando mia padre se ne era andato di casa, lasciando sole mamma, mia sorella e me, avevamo dovuto darci molto da fare per sopravvivere.
Lui era praticamente sparito, mia mamma non aveva mai voluto indagare troppo ma io nutrivo la sensazione che fosse scappato con un’altra donna, abbandonando noi al nostro destino. Mia sorella aveva appena 14 anni e andava ancora a scuola. Io ne avevo 19 e stavo frequentando l’Università, mentre mamma lavorava praticamente tutto il giorno in una cooperativa di pulizie per poter pagare il mutuo della casa e tutte le relative spese. Oltre a doversi occupare del nostro sostentamento.
Decisi di abbandonare gli studi, o almeno di rallentarli. Dovevo aiutare anche io, non c’era altro modo. Mamma aveva combattuto perchè non prendessi questa decisione, riuscii a tranquillizzarla dicendole che sarei comunque riuscita a portare avanti gli studi pur lavorando.
Trovai impiego in un fast food, gli orari erano massacranti ma almeno entravano altri soldi in casa. Mia mamma continuava a ripetere che prima o poi avrebbe trovato il modo di risolvere la situazione per permettermi di concentrarmi di nuovo solo sugli studi.
Mamma Silvia non aveva più voluto conoscere altri uomini, era rimasta troppo delusa. Nonostante fosse ancora una bella donna, con i suoi 43 anni e un bel corpo, a parte qualche chilo di troppo. Qualche amico aveva provato a convincerla a uscire, anche solo per svagarsi. Ma lei pensava solo a lavorare e a lavorare.
L’avevo sempre ammirata, aveva una forza incredibile e non si abbatteva mai.
Un giorno mentre ero al lavoro al fast food mi sentii male. Ebbi uno svenimento. Nulla di strano, avevo sempre sofferto di pressione bassa e con il caldo estivo mi capitava di avere dei mancamenti. Trovai il mio capo, notoriamente cinico, “in buona” quel giorno. E mi disse di prendermi una mezza giornata di riposo, rispedendomi a casa. Volevo rimanere ma lui fu categorico:
“Francesca vai a casa, non ti preoccupare ci pensiamo noi qui oggi”.
Lo ringraziai, non volevo e soprattutto non potevo permettermi di perdere quel lavoro. Presi la mia roba e tornai a casa. Noi abitiamo in una casa indipendente, un terra tetto su 3 livelli. Una casa che a me era sempre piaciuta molto. Ma che ovviamente costava molto mantenere.
Notai che davanti casa era parcheggiata l’auto di mamma e accanto un’auto di grossa cilindrata nera. Non avevo mai visto quell’auto a giro. Trovai anche strano che a quell’ora mamma fosse già a casa. Aprii la porta ma non trovai nessuno. Andai in cucina e anche questa deserta. Salii le scale che portano al primo piano dove c’è la camera mia e di mia sorella e cominciai a sentire dei rumori provenire dal piano superiore, dove invece c’è la camera di mamma.
Mi spaventai, pensai a dei ladri in casa, ma avevo trovato la porta chiusa, nessun segno di effrazione. E poi l’auto di mamma era davanti casa. Doveva esserci lei. Ebbi un’illuminazione! Probabilmente mia mamma era in camera con qualcuno! Finalmente, pensai! Ero curiosa e volevo comunque essere certa che mamma stesse bene e che al limite fosse davvero con un uomo.
Mi sfilai le scarpe per non fare rumore e salii le ultime scale senza fare rumore, sentii dei gemiti. Era sicuramente con un uomo. E dalla macchina parcheggiata fuori doveva essere anche un uomo con i soldi! L’importante era comunque che mamma fosse di nuovo felice. Raggiunsi il piano dove c’era la camera di mamma e il secondo bagno e notai che la porta della camera era socchiusa. Mi vergognai un po’ di quello che stavo facendo, non era giusto spiarla così. Ma sono sempre stata molto curiosa di natura, come quella volta che mi feci portare da un amico a casa sua quando avevo circa 13 anni, solo perchè mi aveva promesso di farmi vedere il suo cazzo. Non ne avevo mai visto uno dal vivo e volevo vedere come erano fatti. Lui aveva un paio d’anni più di me e quando se lo tirò fuori in camera sua rimasi scioccata. Non immaginavo che fossero così grandi e mi domandai come avrebbe potuto entrare un affare del genere nella mia passerotta così stretta. Del resto ero ancora vergine a quell’età, anche se lo rimasi per poco. Non successe comunque nulla quel giorno. Lui provò a farmi fare le prime cose ma io lo accontentai semplicemente accarezzandolo con le mani e con qualche bacetto sulla punta. Lo feci sborrare, è vero, ma non mi sentivo pronta a fare altro. Ricordo ancora che schizzò talmente tanto che mi inondò la maglietta. Dovetti lavarla di nascosto perchè mamma non sapesse.
Mi avvicinai di soppiatto alla porta, era sufficientemente aperta per poter spiare all’interno della stanza. Guardai dentro qualche secondo. Poi il cuore cominciò a battere a mille, tornai velocemente verso le scale e scesi. Raggiunsi il bagno al nostro piano e mi chiusi dentro. Mi guardai allo specchio. Avevo il viso bianco. Temetti di svenire ancora una volta come prima a lavoro. Mi sciacquai il viso per riprendermi. Non era possibile. Quello che avevo visto .. non era possibile!!! Non mia madre cazzo!!!
Mi abbassai i pantaloni e le mutandine…