La mattina seguente, mentre ero sull’autobus per andare in ufficio, ricevetti un messaggio sul telefonino. Era Denny. Rimasi stupita, era la prima volta che mi scriveva senza averlo prima concordato. E devo ammettere che questo mi spaventava un po’. Apprezzai che quanto meno non lo avesse fatto durante il fine settimana rischiando di farmi scoprire da mio marito. Sapeva che durante il giorno lavoravo in ufficio, anche se non sapeva ovviamente dove.
“Ciao, non ti ho più sentita. Tutto bene?”. Apprezzai anche che nel suo messaggio non fece nomi nè si riferì ad espisodi specifici. Potevo quindi fidarmi di lui in questo senso.
“Ciao, bene, tu?” fu la mia risposta molto trattenuta. Avrei voluto scrivergli che sabato mi aveva fatta impazzire, ma dovevo mantenere il mio ruolo di donna sposata.
“Non ho fatto altro che pensarti. Sei una donna straordinaria. Ho una nuova proposta per te”
“Ti ringrazio dei complimenti, ma come ti ho già detto non voglio avere un amante. Non posso allontanarmi da casa con tanta facilità”
“Non si tratta di incontrarci questa volta. Facciamo un gioco nuovo. Come sei vestita oggi?”
“Gonna nera, camicetta bianca e sandali… perché?”
“A piedi nudi nei sandali?”
“Si”
“Dove sei in questo momento? In ufficio?”
“No, ancora sull’autobus”
“Fatti una foto ai piedi e mandamela”
Il tono dei suoi messaggi era deciso più del solito, come se ormai avesse scoperto che il gioco mi piaceva. Era ancora più spudorato di sempre. E anche lui lo chiamava gioco, cosa che in qualche modo mi tranquillizzava. Lo faceva sembrare più innocente di quello che era.
“Non mi fido a mandare le mie foto in giro” gli risposi. Anche se morivo dalla voglia di farlo.
Seguirono diversi minuti di silenzio. Nessuna risposta. La cosa mi preoccupò. Perchè non rispondeva? Nel frattempo l’autobus raggiunse la mia fermata, scesi e mi incamminai verso l’ufficio. Guardavo in continuazione il telefonino ma nessuna notifica di ricezione messaggi. Arrivai in ufficio e cominciai a riordinare la scrivania programmandomi il lavoro della giornata. Lasciai il telefono sulla scrivania dandogli di tanto in tanto un’occhiata speranzosa. Finché decisi di scrivergli io.
“Ti sei offeso?” gli domandai, con la consapevolezza che quella mia domanda avrebbe di fatto dato forza alla sua richiesta.
“Davvero non ti fidi di me?” fu la sua risposta.
“Non è che non mi fido di te, ma capisci…” senza sapere bene come proseguire.
“Se volevo farti del male avrei potuto farlo no? Ti voglio bene Claudia non potrei mai” mi scrisse intenerendomi.
Mi guardai intorno, selezionai la fotocamera sul mio telefonino e scattai una foto ai miei piedi nei sandali. La guardai sul display e la trovai soddisfacente. Gliela inviai, attendendo comunque con ansia il suo apprezzamento.
“Sono sempre affascinanti, vorresti te li leccassi in questo momento?”
Sorrisi e gli risposi.
“Sì”
“Togliti le scarpe, fammeli vedere completamente nudi” mi ordinò. Ed io eseguii. Mi sfilai i sandali e appoggiai i piedi nudi sulla scrivania. Scattai la seconda foto, mordendomi il labbro. Gliela inviai.
“Sei eccitante da impazzire Claudia”
“Adesso lasciami lavorare però o perdo il posto” gli scrissi mentre mi riallacciavo i sandali.
“A dopo” fu la sua risposta inqiuetante.
Cosa aveva ancora in mente di farmi fare quel pazzo? Un pazzo che però mi eccitava con tutte le sue fantasie strambe. Mi ributtai sul lavoro anche se la mente era impegnata con lui. Il fatto che in qualche modo mi comandasse lo rendeva terribilmente maschio e di conseguenza mi faceva sentire femmina. In fondo, a noi donne, piace avere accanto un uomo così sicuro di se anche a letto. Arrivò finalmente la pausa pranzo e andai a mensa a fare due chiacchiere con i ragazzi della produzione. Rientrai poi in ufficio, avevo ancora un’oretta prima di riattaccare e solitamente ne approfittavo per immergermi nella lettura. Quel giorno però il pensiero di Denny riempiva completamene la mia mente e decisi di scrivergli.
“Spero che avrai cancellato la foto”.
Dopo qualche minuto arrivò la sua risposta.
“Ti mentirei se dicessi di averlo fatto. Sono troppo attratto dal tuo corpo per cancellarlo. Ma se vuoi lo faccio”
“Fai come vuoi, tu almento non hai nessuno da cui nasconderti”
“No in effetti” poi una faccina sorridente e poi ancora “che fai?”
“Sono in pausa pranzo ancora per una mezz’ora”
“Chiacchiere con colleghi?”
“No, in ufficio a leggere” mentii.
“Sola?” tornava alla carica, pensai.
“Eh si” gli risposi fingendo di non capire la domanda allusiva.
“Peccato non essere li a farti compagnia…” mi provocò.
“Eh già…” lo provocai.
“Ci staresti?” mi chiese.
“Che faresti?” lo provocai ancora.
“Ti sfilerei i sandali per cominciare”.
Quel “per cominciare” risvegliò in me i ricordi del sabato, con tutto quello che seguì dopo essersi preso cura dei miei piedi.
“E tu dove sei?”
“Sono a casa adesso, mi rilasso sul divano”
“Ma lo sai che non mi hai ancora detto che lavoro fai?”
“Non ci crederesti”
“Addirittura? Che sei un sessuologo che studia il feticismo dei piedi?” e faccina sganasciata dal ridere.
“Quasi”
“Cioè????” gli chiesi stavolta incredibilmente incuriosita.
“Anche io voglio fidarmi di te. Sono ginecologo Claudia”
La sua risposta mi lasciò senza parole. Era veramente un ginecologo o mi stava prendendo in giro?
“Mi prendi in giro Denny?”
“No Claudia. So cosa starai pensando. Un medico che si propone in chat a una sconosciuta per chiederle di leccarle i piedi non è il massimo della professionalità”
In effetti era stato l’ultimo dei miei pensieri, ma era esattamente così. Certo, pensai, anche i medici sono esseri umani con le loro debolezze.
“Sono rimasta allibita, senza parole. Se avessi dovuto scommettere un euro è più probabile che avrei scommesso su scienziato nucleare. Cioè vuoi dirmi che sei anche praticante?”
“Certo. Sto dividendo lo studio con un collega più anziano. Guarda che sul lavoro sono un professionista eh”
“Beh, voglio sperare che non leccherai i piedi alle tue pazienti” e di nuovo faccina che si sganascia dal ridere.
“Assolutamente NO!!” con faccina sorridente.
Era veramente un ginecologo, non potevo crederci.
“Perchè non me lo hai detto subito?”
“Temevo il tuo giudizio, Claudia. Ma ora sento di potermi fidare di te”
Con questa confessione in realtà mi porgeva il classico “coltello dalla parte del manico” perchè non poteva certo rischiare di fare qualche stronzata nei miei confronti.
“Posso chiederti di non parlarne più di questo per il momento?”
“Ok come vuoi” lo tranquillizzai.
“Anche perchè, se non ricordo male, ti avevo lasciata senza i sandali”
“Già…”
“Dopo averteli sfilati non potrei fare a meno di prendere i tuoi piedi in mano”
“E poi?” gli chiesi immaginando una scena già vissuta che cominciava ad eccitarmi.
“Poi avvicinerei la mia bocca alle tue dita e comincerei a baciarle e a leccarle, come sai tu…”
Eccome se lo sapevo. L’eccitazione salì velocemente, era diventata quasi una costante in quei giorni che mi ritrovassi bagnata in pochi attimi. Mi sollevai leggermente la gonna quel tanto che bastava per raggiungere le mie mutandine ed avere conferma dello stato in cui fossero.
“Sei tremendo” commentai.
“Avresti voglia di sollevarti la gonna mentre ti lecco i piedi?” mi chiese indovinando un gesto già compiuto.
“Può darsi..” gli risposi fingendomi ancora perplessa.
“Vedrei le tue mutandine?”
“Credo di si..”
“Come sono?”
Stavo per digitare “fradice” sul telefonino, poi mi ripresi.
“Bianche, perizoma”
“Affascinanti. Come te. Riesci ad avvertire la presenza della mia lingua fra le tue dita?”
Sembrava conoscere tutte le mie sensazioni. Mi sganciai i sandali e nuovamente quel giorno appoggiai i miei piedi nudi sulla scrivania, immaginando Denny con la sua lingua sui miei piedi.
“Si la sento..”
“Sposta le mutandine con le dita”
Quel suo ordine scatenò in me l’inferno ormonale. Mentre tenevo il telefono nella mano destra, la sinistra tornò sulle mie mutandine. I piedi sulla scrivania già mi costringevano a tenere le gambe sufficientemente spalancate per operare al meglio.
Con l’anulare e il mignolo afferrai la stoffa delle mutandine che mi copriva la fica e la spostai, scoprendomi le labbra. Con l’indice ed il medio cominciai ad accarezzarmele bagnandomi completamente le dita.
“Adesso senti la mia lingua salire lungo le tue gambe, sulle cosce ed arrivare sulle mutandine”
Mi stava facendo impazzire anche a distanza. Conoscevo ogni sensazione di quello che mi stava scrivendo.
“La sento…” gli dissi incoraggiandolo a continuare.
“Continua a tenere le mutandine spostate, io appoggio la lingua sulla tua clitoride”
Lo sentivo incredibilmente presente fra le mie gambe. Stavo letteralmente bagnando la sedia in similpelle da quanto ero fradicia. La foga prese il sopravvento sulla ragione.
“Leccamela tutta Denny. Anche dentro.” lo esortai senza più ritegno. Ormai ero partita. Affondai con decisione le mie dita nella fessura e cominciai ad ansimare.
“Sto entrando con la lingua fra le tue labbra e ti penetro”
“La sento…”
Cominciai a masturbarmi con forza, mi stava prendendo sia di testa che di corpo.
“Vuoi che mi tocco per te?” mi chiese.
Solo il pensiero che si tirasse fuori quell’arnese mi mandava fuori di testa.
“Si fallo…”
Cominciai a immaginare la scena, lui sul divano che si abbassa i pantaloni e se lo tira fuori dalle mutande. Così immenso. Lo vedevo davanti a me come quel sabato. Maestoso nella sua virilità.
“Lo sto facendo”
Adesso immaginavo la sua mano che a stento riusciva a impugnarselo e che andava su e giù lungo la sua asta infinita. Dovetti infilarmi tre dita dentro per placare la voglia che mi assaliva e spingermele con forza.
“Lo vuoi vedere?”
“Si” risposi senza neanche riflettere.
Dopo qualche secondo arrivò la foto. Con trepidazione aprii l’immagine e rimasi letteralmente a bocca aperta. C’era davvero il suo membro. In fotografia sembrava ancora più mostruoso. Si ergeva come una torre, sull’asta tutte le vene gonfie e la punta anch’essa gonfia e lucida. Mi fermai ad ammirarlo mentre le dita andavo veloci sul mio clito.
“Fatti una foto al seno” mi ordinò ancora.
Avevo perso ogni inibizione. E ogni pudore. Mi tirai fuori una tetta dal vestito, il capezzolo era duro e sporgente. Gli feci una foto e gliela mandai. Dopo qualche secondo mi rispose.
“Un gioiello della natura. Ti passo la lingua tutta intorno all’areola”
Ero fuori di testa ancora una volta. In quel momento sentii il rumore di qualcuno che cominciava a salire le scale. Rimisi a posto il seno, velocemente mi abbassai il vestito e mi rimisi le scarpe. Per fortuna sapevo di avere tempo sufficiente in caso di emergenza. Quando il mio capo aprì la porta del mio ufficio mi trovò con i fogli in mano che facevo finta di fare non so neanche quali controlli.
“Hai già riattaccato? Sei proprio una stakanovista” mi disse ridendo
“Ho tanto da fare” gli risposi con la voce confusa.
“Devo solo prendere quelle bolle di accompagnamento per consegnare al Franchi”
“Eccole sono qui già pronte”
“Grazie Claudia, sei sempre molto efficiente” mi disse strizzandomi l’occhio e allontanandosi di nuovo.
Mi sentivo tutta sudata. E un po’ scocciata per aver dovuto interrompere quello che stavo facendo. Nel frattempo era arrivato un altro suo messaggio.
“Cosa vorresti fare adesso?”
“Più che quello che vorrei si tratta di quello che dovrei fare. Per poco non mi becca il mio capo”
“Ok ti lascio in pace allora. Un bacio grande”
“Anche a te” e lancii letteralmente il telefono sulla scrivania.
Quello che mi stava succedendo aveva dell’incredibile. Io che mi masturbo in ufficio rischiando che qualcuno mi scopra, messaggiando con un ginecologo conosciuto in chat. Non potevo darmi spiegazioni. L’unica cosa che sapevo è che ogni volta fra le gambe succedeva il disastro. E non ero in grado di fermarlo. E che tutto ciò mi provocava un godimento mai conosciuto prima.
Continuava a frullarmi nel cervello il fatto che Denny fosse un ginecologo. Da un lato la cosa mi scioccava, dall’altro ero perfino stupidamente gelosa che vedesse altre donne intimamente. E poi come cavolo poteva un dottore professionista comportarsi come si comportava lui? Adescando le donne in chat con messaggi provocatori. Certo, pensai, sotto le spoglie di un medico ci sarà pur sempre un uomo. Con i suoi vizi e le sue passioni. Gli avevo addirittura mandato le mie foto intime, cosa mai fatta prima con nessuno. Tornai all’album fotografico sul mio telefonino e per qualche istante tornai ad osservare il suo grosso membro. Era pazzesco. Che quella foto fosse proprio sul mio telefono. Ed era ancora più pazzesco che quell’affare lo avevo conosciuto molto intimamente di persona. Proprio io, Claudia.
Cancellai la foto, pur con dispiacere. Non potevo rischiare di dimenticarla sul telefono.
Uscii dall’ufficio e mi incamminai verso la fermata. Non riuscivo a pensare ad altro che a lui. A come sapeva farmi godere in tutto e per tutto. Mi chiesi se stavo veramente pensando di andarci a letto. Mi ero posta un limite, che il gioco rimanesse un gioco. Temevo che se mi fossi spinta oltre non sarebbe stato più possibile tornare indietro. E questo mi spaventava. Come le sue dimensioni se mai un giorno sarebbe capitato di volerlo dentro di me.
Rientrai a casa e prima di qualsiasi altra cosa accesi il pc per vedere se mi aveva lasciato qualche messaggio. Ma non trovai niente. Ci rimasi male. Andai in camera e mi tolsi i sandali per poi gettarmi sul letto. Il pensiero di Denny mi stava prendendo più di quanto potessi mai immaginare. Presi il telefono e gli scrissi.
“Che fai?”
La sua risposta non arrivò.
Mi tolsi il vestito e rimasi sdraiata sul letto con addosso solo la biancheria intima. A pensare. A lui. Mi maledivo per non riuscire a pensare altro che a lui. Mi aveva stregata. Il mio corpo lo desiderava maledettamente. Morivo dalla voglia di farmi vedere nuda da lui. Che mi ammirasse. Ogni centimetro del mio corpo. Nudo. Completmente nudo.
Il bip del messaggio in arrivo mi fece sobbalzare sul letto, immersa com’ero nei miei pensieri. Mi lanciai sul telefono.
“Sono rientrato adesso”
“Eri in studio?”
“Si, giornata impegnativa”
“Non ti saranno mancate le donne..” lo provocai.
“Claudia sul mio lavoro sono estremamente serio. Non giocare con queste insinuazioni. Come mi conosci tu non c’entra niente con la mia professionalità sul lavoro”
“Scusa, non volevo offenderti”
“Tranquilla. Ora non sono sul lavoro però. E tu che fai?”
“Sono rientrata a casa dal lavoro, stavo per farmi la doccia”
“Interessante. A che punto della svestizione ti ho trovata quindi?”
“Quasi al finale. Ho la biancheria intima”
“Voglio vederti così”
“In che senso?”
“Fatti una foto in intimo”
“Sei il solito pazzo. E io più pazza a darti retta” gli scrissi per cercare di darmi un contegno ormai quasi completamente perso.
Presi il mio telefonino e studiai come potermi mettere per fotografarmi. Ogni posizione mi sembrava o troppo stupida o troppo perversa. Scelsi la via più classica. Riflessa nello specchio. Scelsi la foto frontale. Il lato B in perizoma era troppo provocatorio, sebbene mi sarebbe tanto piaciuto farglielo vedere. Scattai. E inviai. La risposta non tardò ad arrivare.
“Hai un fisico pazzesco, sei una donna incredibile. E incredibilmente femmina”
“Grazie caro” fu la mia risposta da donna soddisfatta dell’apprezzamento ricevuto.
“Togliti il reggiseno” il suo ordine mi arrivò al cervello come quello di un dottore che ti “impone” di spogliarti per per poterti visitare. E io obbedii. Mi sganciai il reggiseno e lo lanciai sul letto.
“Fatto dottore…” lo provocai eccitata.
Ero pronta al suo messaggio successivo che già potevo indovinare.
“Fotografa le tette” mi ordinò ancora confermando la mia deduzione.
Misi un braccio sotto al mio seno perché apparisse più sollevato e mi afferrai l’altro braccio per stringerle l’una contro l’altra. Scattai e osservai la foto. Era davvero molto provocante, i miei larghi capezzoli marroni sfoggiavano in primo piano e uniti fra loro formavano una unica gigantesca areola scura.
Caricai la foto nel messaggio e gliela inviai. Immaginando il suo sguardo eccitato nell’ammirarli mi infilai lentamente una mano nelle mutandine cercandomi le labbra. Che immancabilmente trovai spalancate, palese segnale che avevano urgente bisogno di essere penetrate. Aspettavo con ansia la sua risposta che non tardò ad arrivare.
“Hai i capezzoli più eccitanti che io abbia mai visto”. Dolce bastardo bugiardo. Con tutti quelli che avrà visto figurati se i miei sono i più eccitanti. Ma accolsi comunque il complimento come sincero e di conseguenza le mie dita nelle mutandine cominciarono ad agitarsi.
“Tu dici?..” gli risposi da finta ingenua sapendo che le mie areole non potevano certo passare inosservate per la loro dimensione. Un po’ come il suo arnese del resto.
“Togliti le mutandine” fu il suo ennesimo ordine. Quando lo lessi, pur aspettandomelo, le mie dita si infilarono nella fica e lanciai un gemito che credo si udì in tutta la casa. Avevo una voglia pazzesca. Se non me lo avesse chiesto lui lo avrei fatto comunque io. Velocemente mi sfilai le mutande e le lanciai sul letto vicino al reggiseno.
“Sono nuda” gli scrissi sdraiandomi poi nel letto a gambe aperte con la mano fra le gambe.
“E tu?” gli scrissi ancora anticipando il suo prossimo messaggio
“Mi sembra di vederti, bellissima, affascinante donna. Io sono in boxer, me l sto accarezzando, sta scoppiando”
Leggendo il messaggio immaginavo il promontorio che doveva avere adesso nelle mutande. Le mie dita cominciarono a frullare velocemente nella zona del clito che si ergeva duro e voglioso sopra alle labbra spalancate.
“Me lo immagino, forse sarebbe il caso di liberarlo dalla costrizione”
“Ora non è più costretto. Vorresti vederlo?” mi chiese anticipando quello che gli avrei chiesto senz’altro io.
“Va bene” gli risposi in maniera moderata, cercando di nascondere la pazzesca voglia che avevo di ammirare ancora una volta il suo membro.
Dopo qualche secondo arrivò una foto che mi fece istintivamente spalancare ancora di più le cosce e sollevare in aria le gambe perché le mie dita potessero affondare meglio nel mio corpo. Era pazzesco. Sabato nella penombra lo avevo visto enorme ma vederlo così chiaramente in foto era incredibile. Aveva un’asta pazzesca. La sua mano che cercava di stringerlo rendeva l’idea della dimensione.
“E’ pazzesco” gli scrissi nella foga
“Davvero ti piace?”
“Denny hai il cazzo enorme!!! Non ho mai visto niente di simile!!!” gli scrissi liberando finalmente il pensiero che avevo in testa da quando lo avevo visto la prima volta.
“Cosa vuoi fare?”
“Vuoi che te lo lecco Denny?” scrivendolo ricordai esattamente la sensazione che avevo provato sforzandomi di prendere in bocca la sua cappella e le mie dita cominciarono ad agitarsi velocissime sul clito che esplose provocandomi un nuovo pazzesco orgasmo che mi fece tremare tutto il corpo e mi fece crollare le gambe che avevo in aria sul letto. Devastata. Mi ci volle qualche secondo per riprendermi e per accorgermi del suo nuovo messaggio arrivato.
“Leccamelo mentre ti accarezzo fra le gambe per farti venire” mi scrisse non sapendo che ero già avanti.
“Sono venuta Denny…” gli confessai.
“Vuoi aiutarmi a venire adesso?” mi chiese
“Si, pensa che te lo sto leccando dalle palle alla punta”
“Mandami una tua foto nuda, a gambe aperte”
Accettai ancora la sua richiesta. Era legittima. Io ero venuta guardando il suo attrezzo, era giusto lui facesse altrettanto guardando me.
Selezionai ancora la fotocamera e la piazzai fra le mie gambe. Scattai e senza riguardare la foto gliela inviai. Solo dopo mi accorsi di quanto avevo ancora le labbra spalancate e della pozza di sborra che avevo fatto sul lenzuolo proprio sotto alla mia patatina. Gli sarebbe venuto un infarto con quella foto, pensai. Ero decisamente oscena.
“Claudia schizzo per te!!!”
“Su di me Denny!” gli dissi per aiutarlo nell’ultimo sforzo.
“Mi fai impazzire Claudia…”
“Vado a lavarmi… ci sentiamo..” gli risposi chiudendo la converazione
“Ti voglio bene” fu il suo ultimo messaggio che mi strappò un sorriso.
Tirai via il lenzuolo sporco dal letto. Recuperai il reggiseno e le mutandine ancora fradice finite sul pavimento e portai tutto nella cesta del bagno. Avevo perso il conto di quante mutande avevo ridotto in quello stato nelle ultime settimane. Mi specchiai nuda in bagno. Lui non mi aveva ancora vista così. Che effetto gli avrebbe fatto vedermi tutta nuda davanti a sè? E che effetto avrebbe fatto a me avere il suo corpo completamente nudo davanti? Presi il telefono per cancellare la sua foto e rimasi qualche istante ad ammirare quel totem di carne.
Accarezzavo il mio seno soffermandomi sui miei capezzoli rilassati ma ancora gonfi. Accarezzavo il mio corpo nudo ed ero affascinata da come mi sentissi sempre calda. Sarei stata pronta a ricominciare. Mi passai una mano sul sedere morbido e poi di nuovo salii sul seno. Volevo le sue mani sul mio corpo nudo. Le volevo da pazzi. Mi avvicinai alla vasca e appoggiai un piede sul bordo, per accarezzarmelo. Mi accarezzai le dita pensando a quanto lui le bramasse.
Poi mi decisi a cancellare quella foto che mi stregava. Quando arrivò un altro suo messaggio che mi lasciò interdetta.
“Domani voglio che vai in ufficio con le scarpe da ginnastica”
“Perchè questa richiesta?” gli domandai sorpresa.
“Tu fallo e ci sarà una sorpresa per te!”
Guardai l’ora sul telefono, cominciava ad essere tardi.
“Devo andare si è fatto tardi. Ciao”
Mi infilai in doccia pensando e ripensando a quella sua strana richiesta. Cosa aveva in mente stavolta?