Quando riaprii gli occhi e vidi l’ora sull’orologio del comodino balzai nel letto. Paolo stava ancora dormendo, lo svegliai ricordandogli che quel giorno a pranzo sarebbero venuti i “piccini”, come eravamo soliti chiamare i nostri figli. C’era da cucinare i gloriosi trofei della caccia di mio marito.
Alle dodici in punto arrivarono insieme Cinzia e Luca. Cinzia è la più piccola, avrebbe compiuto presto venti anni, è una studentessa universitaria in psicologia infantile, adesso vive con altre ragazze in un’altra città. E’ sempre stata molto brava a scuola anche se, a mio avviso, non ha mai sfruttato a pieno le sue reali potenzialità. Siamo sempre state molto intime, per fortuna. Anche riguardo la sua sfera sessuale. Non ero mai stata, volutamente, una mamma assillante, bastava Paolo per questo. Per lui era sempre la sua bambina piccola. Sarebbe andato fuori di testa se avesse saputo che Cinzia aveva perso la verginità a quindici anni con un ragazzo con cui stava insieme da quasi un anno. Era innamorata persa di lui e quando tornò a casa quel pomeriggio, istinto di mamma, capii subito che era successo qualcosa. Ma fu lei a confidarsi liberamente, dicendomi che quel weekend in cui era andata al mare con lui era successo per la prima volta. Non era pentita e questo mi bastò per tranquillizzarmi sul fatto che almeno era stata lei a volerlo. Se si era sentita pronta non potevo certo essere io a compromettere la sua vita. Mi bastò sapere che avevano preso le giuste precauzioni, su questo mi ero sempre raccomandata. E sapevo che aveva abbastanza la testa sulle spalle per pretenderlo.
La storia con quel ragazzo purtroppo non durò a lungo e da allora so che ebbe un altro paio di storie non così importanti, sebbene dessi ormai per scontato che la sua attività sessuale ormai cominciata fosse pure proseguita. Tutti dicono che somiglia incredibilmente a me. Io, almeno da mamma, la vedevo davvero molto bella. E forse lo era davvero perchè i ragazzi avevano sempre perso la testa per lei. Lei meno, a parte il primo. Adesso si era buttata sugli studi con ottimi risultati e, dopo una discreta lotta con mio marito, aveva raggiunto lo scopo di andare a studiare psicologia in un’altra città. Lui la voleva avvocato. Io la volevo felice.
Luca di anni ne ha venticinque, ormai. Lui è più vicino, ovviamente, al padre. Di lui ha preso anche la stazza. E’ andato a convivere con la sua ragazza da un anno e mezzo circa. Gli studi non erano il suo forte. Non aveva mai avuto voglia, fondamentalmente. Aveva cominciato a vendere assicurazioni molto giovane e con ottimi risultati. Si era appassionato e aveva continuato quella strada. Adesso dirigeva un ufficio assicurativo con un altro amico, mentre la sua fidanzata, Serena, lavora come commessa in un centro commerciale, dopo aver abbandonato l’università contro i voleri della sua famiglia.
Un paio di domeniche al mese venivano a pranzo insieme da noi, per ricomporre la famiglia. Cinzia capitava anche durante la settimana, Luca meno, era molto impegnato con l’ufficio. Era sempre emozionante rivedere tutti e quattro insieme a tavola. Finito il pranzo, mentre Cinzia sparecchiava e Luca era intento a discutere di calcio col padre, andai in camera per cambiarmi la maglia che avevo sporcato durante il pranzo. In questo ero una pasticciona. Urtai inavvertitamente la borsa che Cinzia aveva appoggiato sul mobile e la feci cadere. Sfortunatamente era aperta e alcune cose si sparsero sul pavimento. Mi chinai a raccogliere tutto velocemente, non avevo mai guardato nelle borse di mia figlia e non volevo che si accorgesse di cosa avevo combinato.
Mentre riponevo tutto al suo interno notai qualcosa di insolito sbucare leggermente da una tasca interna. La curiosità, maledetta lei, mi spinse a fare quello che non avevo mai voluto fare. Sbirciai meglio nella sua borsa e quello che vidi mi lasciò di stucco. Era un oggetto tutto di gomma nera, lungo una decina di centimetri, fatto di palline dalle dimensioni crescenti. Non ero così ingenua e stupida da non riconoscerne un oggetto sessuale. Non avevo mai visto in vita mia qualcosa del genere, ma vista la forma e la dimensione comunque ridotta ero certa che si utilizzasse prevalentemente per via anale.
Mia figlia si infilava dietro questo coso? E soprattutto, mia figlia praticava quel tipo di sesso? La cosa mi sconvolse sebbene non avessi mai giudicato le preferenze sessuali altrui. E mia figlia non era certo di mia proprietà, aveva il diritto di scegliere la sua vita sessuale. Ma tenere, anche se per pochi istanti, in mano un oggetto che probabilmente era entrato nel sedere di mia figlia mi fece tremare. Riposi velocemente l’oggetto nel suo vano e la borsa sul mobile. Tornai in cucina.
Mia figlia stava rigovernando i piatti e per la prima volta la guardai in maniera diversa. Era ormai una donna, questo era chiaro, con le sue preferenze sessuali. E chi sarei stata io per giudicarla, io che il giorno prima mi ero fatta leccare i piedi e guardare sotto il vestito da uno sconosciuto. Mi accorsi che istintivamente il mio sguardo era caduto sul sedere di mia figlia e ancora non ci credevo che la mia bambina si infilasse quell’aggeggio là dietro.
Io non avevo mai praticato sesso anale. Paolo provò a chiedermelo qualche anno prima, ma di fronte al mio rifiuto categorico aveva desistito e non ci aveva più provato. Capitava che mi accarezzasse o che mi leccasse il buchino, questo si. E mi piaceva anche tanto. Talvolta aveva insinuato la punta del dito all’interno del mio orifizio, ma giusto il tempo necessario alla mia mano di raggiungerlo e farlo desistere dall’approfondire la conoscenza. Mia figlia, invece, si penetrava. E per giunta da sola, visto che sapevo non avere ragazzi in quel periodo. Almeno non ufficiali.
“Che hai mamma?” fu la sua voce che mi riportò alla realtà.
“Niente amore” le risposi riprendendomi “stavo pensando a qualcosa che devo fare domani”
“Che cosa devi fare di bello?”
“Ma niente tesoro, roba di lavoro”
“Ma non pensare al lavoro anche la domenica dai!” concluse ridendo, con la sua voce sottile e l’aria ingenua che mi rendeva ancora di più difficile immaginare la mia “bambina” distesa nuda sul letto intenta a infilarsi quell’arnese nel sedere.
Mi misi ad aiutarla a lavare i piatti e i discorsi portarono i miei pensieri, fortunatamente, altrove. Fin quando li salutammo e tornammo alla nostra quotidianità.
“Mi vado a fare un bagno” dissi a Paolo per rimanere un po’ da sola. Gli eventi successi negli ultimi giorni avevano veramente cambiato la mia vita e tutte le mie certezze fino ad allora. Denny e i miei piedi, le incertezze sulla fedeltà di Paolo, il giocattolo anale di Cinzia. Non riconoscevo più niente di quella che era stata la mia vita fino ad allora.
Riempii la vasca, mi spogliai ed entrai nell’acqua bollente, come piaceva a me. Mi immersi fino al collo e chiudendo gli occhi mi lasciai coccolare dalla schiuma. Feci uscire i piedi dall’acqua e li appoggiai al bordo della vasca, fermandomi a guardarli. Immaginavo quanto Denny avrebbe voluto essere con me in quel momento. Se vedesse i miei piedi uscire dall’acqua cosa avrebbe fatto, quanto tempo sarebbe passato prima che li prendesse in bocca. Ne avevo una gran voglia, ancora. Mi sembrava di sentire ancora la sua abile lingua intrufolarsi in mezzo alle dita o passarmela lungo tutta la pianta.
Un altro pensiero si mescolò a questo. La sensazione di aver toccato quella gomma semi rigida del “giocattolo” di mia figlia. Mi chiedevo cosa provasse quando se lo infilava dietro e rimasi nuovamente scioccata al pensiero che la mia bambina facesse cose che a me non erano passate neppure per l’anticamera del cervello. Poteva piacerle così tanto da portarselo addirittura dietro nella borsetta? Chissà se già lo possedeva quando abitava qui o se lo ha comprato dopo essere andata via di casa, magari come segno di indipendenza. Rimasi qualche secondo allibita pensando che mi figlia potesse essersi infilata quel coso dentro proprio in questo bagno. Sinceramente non avrei neanche mai pensato che si masturbasse, non credevo ne avesse neppure bisogno visto i tanti ragazzi che le sono sempre corsi dietro. Evidentemente neanche un uomo può sostituire certi piaceri personali. Come quelli, in fondo, che mi ero regalata io stessa masturbandomi in ufficio e in auto.
Mi chiesi se io avrei mai avuto il coraggio di entrare in un sexy shop per comprarmi un giocattolo sessuale, come evidentemente aveva fatto Cinzia. E se oltretutto mi sarei mai comprata qualcosa da infilarmi nel sedere. Questo pensiero fece inabissare la mia mano fino a raggiungere le mie natiche. Mi spostai leggermente sul fianco per raggiungerlo meglio. Il culo. Può davvero dare piaceri così forti? Cosa aveva scoperto mia figlia che non avevo scoperto io? Per un attimo ebbi quasi un senso di invidia. Non ero mai stata gelosa di lei come certe mamme che vedono nella freschezza della propria figlia i propri anni passati e cominciano in qualche modo ad imitarla. Lo avevo sempre trovato stupido e ridicolo. Ma forse c’era un senso di risveglio della propria natura anche in questi comportamenti.
Ero compiaciuta del mio fondoschiena, era grande ma non enorme e ancora piuttosto sodo. Mi intrufolai curiosa tra le chiappe e presto raggiunsi il mio forellino con le dita. Mi ero sempre chiesta come facessero a prendere certi piselli lì dentro. Soprattutto quelli superdotati. Sembrava così piccolo. Il mio dito medio cercava conferma di quest’ultimo pensiero, cercando di entrare nel mio buchino. Non sembrava così semplice. Certo che scema, pensai. Credo che le prime volte usino delle creme o qualcosa del genere per scivolare meglio dentro. Ormai la mia fantasia in quei giorni sembrava aver preso il sopravvento sulla ragione.
Vidi sul lavandino la boccetta del sapone liquido per le mani e balzando fuori dall’acqua, con un movimento tanto istintivo quanto repentino, che le mie poppe rimbalzarono più volte l’una contro l’altra, afferrai la boccetta. Rimasi a mezzo busto fuori dall’acqua con il sapone nella mano. Accertai per qualche secondo che nel caso fosse entrato Paolo, cosa che ritenevo quasi impossibile immaginandolo già a russare nel letto, potesse comunque prevalere in lui la certezza che mi stavo solo lavando. Cosparsi le mie dita col sapone liquido e rimasi appoggiata al bordo della vasca con i gomiti, ammirando per qualche istante il mio seno prosperoso con i capezzoli che strusciavano contro il mio braccio. Feci roteare il braccio affinché la mia mano raggiungesse nuovamente le mie chiappe. Inarcai ancora di più la schiena, tanto che adesso le tette poggiavano proprio sul bordo, in modo da poter sollevare maggiormente il sedere dall’acqua. Con le dita feci in modo di allargarmi le natiche anche se, per mia conformazione fisica, quando mi mettevo come si suol dire “a pecorina” le mie chiappe si allargavano da sole, lasciando tutta la mia intimità posteriore completamente esposta. Spettacolo che piaceva molto a mio marito.
Il mio dito medio raggiunse il foro anale e cominciai a spalmarmi il sapone tutto intorno al piccolo buco. Fin qui tutto normale, era una operazione che ovviamente praticavo quotidianamente. Poi tentai di far entrare il polpastrello al suo interno, sfruttando la mancanza momentanea di attrito. Con mio grande stupore il mio dito entrava magnificamente nel mio culo, senza che ciò mi provocasse alcun dolore. Provai a spingerlo dentro e scoprii perfino piacevole sentire quell’anellino stretto che mi stringeva il dito, lasciarsi piano piano andare alla penetrazione. Feci un rapido movimento con le spalle per permettere al mio dito di penetrare più a fondo possibile finché mi ritrovai con tutto il dito completamente in culo.
Non era affatto male. Quindi è questo che mia figlia provava infilandosi quel giocattolo! La lubrificazione con il sapone permetteva un movimento piuttosto rapido quindi cominciai, in pratica, a farmi un ditalino nel sedere. Mi scoprii ansimante, i miei capezzoli normalmente larghi si erano ristretti e le punte erano diventate durissime. Sentivo di avere le labbra della fica nuovamente spalancate come quando Denny mi leccava i piedi nel parco e il mio clito stava uscendo sempre più dalla pelle che lo ricopriva.
Continuai a stantuffare il dito medio dentro il mio culo, sempre più forte e sempre più velocemente. Era un piacere nuovo e inspiegabilmente intenso per me. Cominciarono a scorrere nella mia mente immagini velocissime, fotogrammi, alcuni di sensazioni provate, altri di certe solo immaginate. La prima immagine fu quella di Denny che mi leccava il piede poggiato sul volante della mia auto mentre ero a cosce aperte davanti a lui, poi vidi ancora lui che mi succhiava golosamente le dita dei piedi, poi la mia mente fece diventare immagine Paolo che mi scopava sul letto con i piedi sulle sue spalle. E ancora i miei piedi in mano a uno sconosciuto sull’autobus e poi sulle cosce del commesso del negozio di scarpe, io che mi masturbo in auto leccandomi un piede, mia figlia che forse in questa stessa vasca, in questa stessa mia posizione, si infilava quell’oggetto nel suo culo; il cazzo di Paolo nella mia bocca mentre glielo succhio avidamente, il cazzo di Denny gonfio in maniera spropositata nei suoi pantaloni.
Mentre il dito continuava imperterrito a scavare nel mio sedere immaginai che qualcuno adesso fosse entrato nella vasca, nudo dietro di me, con il cazzo durissimo e avesse appoggiato la sua asta sulle mie chiappe, che stesse sfilando il mio dito dal buco del culo e che adesso mi stesse penetrando col suo membro grosso e duro. Fu l’ultima immagine che creai prima che la mia fica schizzasse tutto il suo piacere nell’acqua facendomi provare delle incredibili convulsioni su tutto il corpo.
Ero a bocca aperta, urlando in silenzio, stringendo forte gli occhi. Il sesso e quella nuova sensazione mi aveva mandata ancora una volta fuori di testa. Dopo l’ennesimo orgasmo violentissimo ebbi un improvviso rilassamento di tutti i muscoli del corpo, tanto che mi adagiai sul bordo della vasca e senza che lo avessi coscientemente deciso cominciai a pisciare nell’acqua, come se quella necessità impellente fosse stata tenuta fin troppo nascosta dal piacere di poco prima. Sentii il rumore forte dello scroscio di urina che si infrangeva contro l’acqua. Non potei fermarla. E me ne fregai. Non mi era mai successo niente del genere ma in questo momento era l’ultimo dei miei pensieri.
Finii finalmente di farla. Fu come essersi scaricata. Guardai le mie labbra ancora aperte e gocciolanti e il clito che puntava ancora vigoroso verso di me. Mi accorsi di avere le cosce tutte bagnate di pipì e raccolsi le forze per alzarmi e farmi la doccia. Adesso ero esausta. Alla faccia del bagno rilassante. Uscii dalla vasca, mi asciugai velocemente i capelli e indossando solo una maglietta me ne andai a letto.
Paolo. ovviamente, russava ignaro.