Quando aprii la porta di casa, Paolo era sul divano a guardare la tv.
“Da dove vieni che rientri così tardi?” mi interrogò preoccupato.
“Oggi avevo la visita di controllo dal ginecologo, non te lo avevo detto?”
“Veramente no, altrimenti non mi preoccupavo”
“Ero sicura di avertelo detto, scusami”
“Va beh, come è andata?”
“Tutto nella norma, mi ha fatto il pap test e trovato una piccola infiammazione, niente di preoccupante, devo prendere delle pasticche e poi rifare un controllo”
“Ho capito. Niente di contagioso dunque?”
“Ma no è solo una sciocchezza”
“Meglio, così stasera possiamo giocare un po'”
“Giocare?” gli chiesi, visto che non aveva mai usato questo termine per indicare il sesso
“Sì, intendevo fare l’amore…”
“Ah ok, certo… mi faccio una doccia intanto…”
Non vedevo l’ora di potermi fare un bidet, avevo ancora entrambi i canali in fiamme. Mi sfilai le mutande, mi misi a cavallo del bidet e aprii l’acqua fredda. Ne avevo un tremendo bisogno. Mi guardai per la prima volta la vagina dopo la penetrazione di Denny. Forse era una mia impressione ma la vedevo decisamente più aperta di prima.
Feci scorrere l’acqua fredda sulle mie labbra ed ebbi subito una piacevole sensazione di sollievo. Provai ad inserirmi due dita dentro ed effettivamente la sensazione era che le pareti vaginali si fossero allargate rispetto a prima. Speravo soltanto che adesso non avessi problemi con le più ridotte dimensioni di Paolo. Mi ispezionai per qualche secondo internamente e nonostante non avessi voluto vedere il suo membro dentro di me adesso cominciavo a rendermi conto di quanto me la avesse allargata. I muscoli interni erano ancora doloranti. Riempii la mia mano di acqua e mi rinfrescai anche il foro anale, che ancora mi bruciava. Mi aveva spinto il dito nel sedere con molta forza, adesso me ne rendevo conto.
Dopo il bidet rigenerante mi concessi una doccia rilassante. Anche per togliere eventuali segni del suo sperma dal mio corpo.
Chiusi l’acqua della doccia, rimasi qualche istante a far gocciolare l’acqua dal mio corpo. Mi appoggiai con la schiena al muro della doccia. Chiusi gli occhi. Avevo ancora maledettamente voglia del suo enorme cazzo dentro.
Dopo cena io e Paolo ci mettemmo sul divano a vedere un po’ di televisione e decisi di metterlo per l’ennesima volta alla prova. Avevo assolutamente bisogno di risposte nella mia vita. Mi sfilai le ciabattine e appoggiai i piedi nudi sulle sue gambe.
“Mi fai un massaggio ai piedi?”
“Puzzano” mi disse scherzando.
“Ho fatto la doccia scemo” gli risposi pensando che Denny me li avrebbe accarezzati anche sudati, come del resto aveva fatto.
Finalmente si decise ad accontentarmi e cominciò a massaggiarmi i piedi. Era piacevole, le sue grandi mani sui miei piedini mi facevano stare bene. Non lo aveva mai fatto. E non lo avrebbe certo fatto se no fossi stata io a chiederglielo. Certo non era la stessa cosa che farlo con Denny. Paolo me li massaggiava quasi distrattamente, Denny me li avrebbe adorati come piace a me. E certo non avevo speranza che Paolo avrebbe mai preso l’iniziativa di leccarmeli. Né tanto meno di fare sesso come avevo scoperto piaceva a me.
Finì il film e andammo a letto. Tutto scontato, come il finale del film. Se aveva tanta voglia di me perché non mi ha presa appena rientrata in casa? Perché non si è presentato nudo mentre ero in doccia e mi ha sbattuta con forza contro il muro? Perché non mi ha tirato giù le mutande mentre mi stavo lavando i denti e non mi ha ficcato il suo cazzo nella fica? Perché dopo il matrimonio deve diventare tutto così tristemente scontato? Non mi bastava più.
Una volta a letto Paolo iniziò a baciarmi e a palparmi il seno nudo. Ero andata a letto con addosso solo le mutandine per avere almeno il piacere di farmele sfilare. Mi aveva sempre eccitata che fosse l’uomo a farlo. Nonostante la fantastica scopata che avevo fatto nel pomeriggio con Denny, avevo ancora voglia. Da un po’ di tempo avevo sempre voglia. I miei capezzoli si indurirono all’istante sotto le dita di Paolo e cominciai a bagnare le mutande.
Aprii le gambe e Paolo mi infilò la mano fra le cosce accarezzandomi con le dita il tessuto già umido. Mi spostò le mutandine e mi infilò il medio nella fica trovandola già un lago, tanto che a malapena avvertivo la presenza del suo dito dentro di me. Si mise in ginocchio sul letto e si tirò giù i boxer mostrandomi orgoglioso il suo membro semi eretto e mezzo scappellato. Rimasi ancora sconvolta dalla evidente differenza con quello di Denny.
Glielo presi in mano e quello che fino a qualche tempo prima ritenevo un cazzo grosso adesso mi appariva così piccolo. Anche la sensazione di averlo in mano era completamente diversa. Era la metà dell’altro per circonferenza ed anche molto più corto. Cominciai a segarlo tirandogli fuori tutta la cappella che niente aveva a che vedere con l’altra, quella che nel pomeriggio mi aveva letteralmente spaccata. Glielo presi in bocca e mi accorsi che sforzandomi riuscivo a prenderglielo tutto sebbene la cappella mi arrivasse in gola, mentre quello di Denny non mi entrava neanche per metà. Ma era pur sempre il cazzo di mio marito, per cui cominciai a succhiarglielo con passione e piena di voglia finché glielo feci diventare durissimo.
Me lo sfilai dalla bocca e gli dissi “Sbattimelo dentro!” accogendomi che non ero solita parlare così sfacciatamente da porca, tanto che anche Paolo rimase stupito. Mi sfilò velocemente le mutande e montò sopra di me. Avevo troppa voglia di cazzo. Mi appoggiò la cappella alle labbra e scivolò dentro senza che quasi me ne accorgessi. Cavolo quanto era diverso, pensai dentro di me. Paolo cominciò a pomparmi e io lo incitai a farlo, ma lo sentivo a malapena. Sarà colpa della mia eccitazione, pensai.
“Spingi amore, spingi più forte” lo esortai
Paolo mi prese per le caviglie, mi sollevò le gambe in aria e cominciò a pompare con tutta la sua forza. Chiusi gli occhi. Adesso ero davvero preoccupata. Non sentivo il suo cazzo dentro come avrei voluto. O almeno non sufficientemente da farmi davvero godere. Paolo cercava in tutti i modi di pomparmi più forte che poteva e io comincia a fingere di godere. Non lo avevo mai fatto. Sentivo solo i colpi più forti, quelli che talvolta arrivavano a battermi in fondo ma non riuscivo a percepire la sua circonferenza con le pareti vaginali. Era come se sguazzasse dentro di me e mi desse segno della sua presenza solo sbattendo contro l’utero.
Ma continuai a fingere. Non ero minimamente vicina all’orgasmo eppure dopo qualche istante finsi di venire. Questo fu sufficiente perché Paolo tirasse fuori il cazzo dalla mia fica e cominciasse a schizzarmi sborra sulla pancia e sul mio seno. Poi cadde a fianco a me stremato. E io, per la prima volta, non raggiunsi l’orgasmo con mio marito.
Paolo si addormentò dopo pochi minuti senza neanche rimettersi i boxer come era solito fare. Anche io ero rimasta completamente nuda sdraiata sul letto, a occhi chiusi, a contemplare il buio dei miei pensieri. Afflitta da una collezione completa di paranoie per quello che ormai non era più con Paolo.
Che stava succedendo? Che mi stava succedendo? Perché non ero riuscita a godere? Era un mio problema fisico o mentale? Sicuramente il secondo, Denny non poteva certo avermi lasciata così larga da non sentire più il pene di Paolo. Cosa stava succedendo al nostro matrimonio fino a poco tempo prima impeccabile? Era davvero bastato un ragazzo seppure bellissimo e mostruosamente dotato a mandare all’aria tutte le mie certezze? O la fiammella stava già covando e aspettava soltanto di divampare in uno spaventoso incendio indomabile?
Paolo cominciò come al suo solito a russare, sprofondato nel suo sonno abissale. Non mi ero neanche ripulita dal suo seme, che ormai si era asciugato sul mio corpo. Mi voltai e guardai mio marito. Era ancora un bell’uomo, perché non mi attraeva più come prima? O meglio, l’attrazione verso di lui non era mai mancata. Ma perché era così scontato nel fare sesso con me? Perché non gli ispiravo mai una fantasia nuova?
Lo guardai fra le gambe, il suo membro moscio era rimasto scappellato appoggiato alla sua coscia. In questo stato era ancora più impietoso il confronto con quello di Denny. Erano ingiusti ed egoisti i miei pensieri, ne ero ben conscia. Ma in quel momento avrei voluto Denny nel mio letto a completare l’opera rimasta incompiuta. Avevo temuto di fare sesso con lui, avevo cercato di resistere alla grande curiosità di provarlo. Ma adesso che lo avevo fatto non potevo davvero più farne a meno. E quello che più mi spaventava era il fatto che con Denny non era solo sesso. Era gioco, trasgressione allo stato puro, ma anche grandissima attrazione mentale. Lui aveva confessato di amarmi, di essere disposto a prendermi se solo avessi fatto il passo. E io? Cosa provavo per lui? Ormai ero arrivata a desiderarlo in ogni attimo della mia vita. Non era neanche più solo voglia di trasgressione. Mi stavo innamorando di lui, o forse peggio ancora. Mi ero già innamorata di lui. E buonanotte.
I giorni seguenti furono un vero disastro psicologico per me. Ero nel pieno di una vera e propria crisi esistenziale. Il mio matrimonio con Paolo era diventato una catena che troppo spesso ero tentata di spezzare. Continuavo a sentirmi quotidianamente con Denny e continuavo a scoprire in lui il suo lato dolce e sempre affettuoso nei miei confronti, oltre a quello provocante che mi faceva impazzire. Il sesso con mio marito era finito in stand by, in compenso avevo cominciato a masturbarmi sempre più frequentemente. Denny sapeva come provocarmi, sapeva quali punti toccare per accendermi, per infiammarmi letteralmente. Bastava un suo messaggio per farmi bagnare le mutandine. Che mi trovassi in autobus la mattina o in ufficio a lavoro. E spesse volte ero costretta a chiudermi in bagno in ufficio per masturbarmi e placare, seppur momentaneamente, la voglia pazzesca che Denny era sempre in grado di scatenarmi.
E la sera, rientrata a casa, era pure peggio. Avevo cominciato a leggere in camera, per evitare la presenza di Paolo, che passava le serata davanti alla tv. E quando lui veniva a letto, fingevo di dormire per evitare di dover fare sesso con lui. Talvolta mi alzavo mentre lui dormiva e mi chiudevo in bagno a chiave, cosa che non avevo mai fatto prima. Mi spogliavo completamente e ripensavo ai momenti di intimità con Denny, al sesso forte fatto con lui che aveva lasciato il segno nella mia mente e anche nel mio corpo, perché farmi i ditalini come prima non mi bastava più. Avevo voglia di penetrazione, ma di penetrazione forte. Di penetrazione possente. Come quella che avevo subito dal membro di Denny, sul lettino ginecologico.
Se da una parte il mio istinto sessuale matrimoniale si era assopito, dall’altra si era amplificata a dismisura la mia voglia di trasgredire con Denny.
Riusciva a possedermi mentalmente anche a distanza, con i suoi messaggi o con la sua voce al telefono. Mi telefonava quando ero in ufficio da sola e le sue provocazioni erano sempre sconvolgenti per il mio corpo e per la mia mente. Mi chiamava “amore” e questo mi faceva battere forte il cuore come una ragazzina col primo fidanzatino. E mi provocava facendomi sentire una teenager alla scoperta delle prime esperienze sessuali. Tutto fin troppo sconvolgente per me.
Sapeva essere dolce e allo stesso tempo padrone di me, della mia mente, di ogni cellula del mio corpo. Gli piaceva sapere di avere il controllo su di me e a me questo eccitava in maniera indescrivibile. Mi sentivo irrimediabilmente sua, corpo e anima.
Ore 17:15 “Cosa fai?”
“In ufficio a lavoro, lo sai”
“Sei sola?”
“Si”
“Come sei vestita oggi?”
“Pantacollant e camicia bianca”
“Le scarpe”
“Ballerine nere. Ovviamente a piedi nudi”
“Mutandine”
“Perizoma nero”
“Sei perfetta”
“Perfetta per cosa?”
Denny non rispose al mio messaggio.
Dopo circa quindici minuti uscii dall’ufficio e lui era lì.
“Seguimi” mi scrisse.
Accese la macchina e lentamente percorse la strada voltando poi in una traversa. Mi guardai intorno, lo seguii a piedi. Svoltai l’angolo e montai sulla sua macchina.
“Sei un pazzo, cosa ci fai qui?”
“Sono pazzo sì, sono pazzo di te”
Mi mise la lingua in bocca e io la accolsi con passione. Ripartii e raggiunse un parcheggio vicino.
“Passa dietro” mi ordinò con la sua voce imperiosa che bastava per farmi eccitare.
Aprii lo sportello, scesi dalla macchina e montai dietro, richiudendo lo sportello. Dopo qualche istante lui fece lo stesso e mi raggiunse.
“Denny…” non riuscii nemmeno a terminare la frase che di nuovo mi infilò la lingua in bocca in maniera possente, dominante. E io lo subii.
Prese la mia gamba e la sollevò quanto bastava per portare il mio piede vicino al suo viso. Cominciò a leccarmi il dorso del piede, l’unica parte che usciva dalla ballerina. Poi, come mi aspettavo, mi sfilò la scarpa e cominciò ad annusarla dentro.
“Ci sono le impronte del tuo piede sudato qui dentro” mi disse sfacciatamente
“Me lo immagino…” risposi incapace di nascondere ancora una volta il mio imbarazzo.
Lasciò cadere la scarpa e cominciò ad annusare il mio piede nudo.
“Ha un odore molto forte oggi”
“Lo credo…”
Appoggiò la sua lingua sulla mia pianta e lentamente cominciò a leccarmela facendomi eccitare da pazzi.
“Voglio che infili la mano nei tuoi pantacollant e che ti tocchi le mutandine”
Obbedii senza fiatare alla sua richiesta e lentamente feci scivolare la mia mano nei pantacollant, raggiungendo i miei slip.
“Come sono?”
“Bagnate Denny…”
“Adesso infilala nelle mutandine”
Obbedii ancora una volta e oltrepassato l’elastico raggiunsi con le dita le mie labbra già completamente bagnate.
“Voglio che ti masturbi mentre ti lecco il piede Claudia”
In effetti, non aspettavo altro, avevo assolutamente bisogno di toccarmi. Cominciai ad accarezzarmi il clitoride che in pochi secondi diventò grosso e duro. Ansimavo guardando Denny che mi infilava la lingua in mezzo alle dita dei piedi e cominciai a penetrarmi con due dita sempre più forte. La voglia mi pervase incontrollabile.
“Voglio vedere il tuo cazzo Denny..” lo supplicai ormai senza pudore.
“Tutto a suo tempo tesoro” mi rispose sicuro
Mi sfilò entrambe le ballerine e con foga cominciò a ciucciarmi le dita dei piedi, come solo lui sapeva fare. Ero di nuovo senza controllo. Continuavo a spingermi con forza le dita dentro di me mentre osservavo con ansia il gonfiore dei suoi pantaloni, nella trepida attesa di vedere finalmente uscire il suo fallo sconvolgente.