Quando rientrai in casa per fortuna Paolo non era ancora rientrato.
In effetti avevo ancora un po’ di tempo affinché ciò avvenisse. Mi spogliai velocemente e mi infilai in doccia. Sentivo ancora il suo sapore in bocca. Quello che mi stava accadendo con Denny stava letteralmente sconvolgendo la mia vita. Sia quella sessuale che quella sentimentale. Non riuscivo a togliermelo dalla testa neanche per un minuto. Mi ero proposta di non superare certi limiti con lui ma avevo miseramente fallito.
Mi chiedevo dove sarei arrivata. Ogni volta i miei propositi prima di incontrarlo andavano a farsi benedire quando poi mi trovavo con lui. Ero totalmente incapace di rinunciare a obbedire ai suoi ordini. E il piacere che provavo con lui superava ogni mia più rosea previsione. Era partito tutto dai miei piedi, ma adesso era tutto il mio corpo che desiderava ogni centimetro del suo. E lui di centimetri ne aveva talmente tanti. Mi aveva chiesto di fare l’amore con lui. Ne avevo una paura folle. Temevo che se lo avessi fatto, il mio matrimonio avrebbe davvero rischiato di andare a puttane. Temevo che con Paolo non sarei più stata come prima. Temevo mi sarebbe piaciuto troppo, che sarebbe diventato un coinvolgimento emotivo troppo grande poi da soffocare. E temevo anche la sua dimensione, comunque.
Cercavo di immaginare che sensazione può provare una donna se penetrata da un membro simile. Se sarebbe stato doloroso o se sarebbe stato un piacere sconvolgente. Chiusi l’acqua della doccia e presi l’accappatoio. Mi asciugai velocemente e rimasi qualche secondo a guardarmi con l’accappatoio aperto. Appoggiai un piede sul bordo della vasca e con le dita mi aprii le labbra della vagina per rendermi conto della mia dimensione rispetto a quella del suo membro. Non potevo neanche paragonarlo a quando ho partorito, perché con entrambi i figli avevo dovuto ricorrere al taglio cesareo per via della loro posizione podalica. Quindi, da lì dentro, non era mai passato niente di così grosso.
Mi ricordai degli enormi vibratori che avevo visto nel sexy shop e pensai che qualcuna sicuramente riusciva ad infilarseli. Del resto Denny non era certo vergine, per cui qualcuna era riuscito a prenderlo. Ma io? Ne sarei stata capace? Mi venne la più folle delle idee.
Mi guardai attorno e il mio sguardo si fermò sul tubo della schiuma da barba di Paolo appoggiato sulla mensola. Lo presi in mano e impugnandolo cercai di confrontarlo con il cazzo di Denny. La dimensione era pressoché quella. Il tappo della schiuma da barba era oltretutto rotondo, forse avrei potuto provare.
Appoggiai il tappo alle mie labbra e cominciai ad accarezzarmi chiudendo gli occhi per immaginare fosse il membro di Denny. Mi eccitati sufficientemente perché le labbra si aprissero e tentai di spingere delicatamente quell’oggetto dentro di me. Cercai di sforzare le pareti interne in modo che riuscissero ad accoglierlo e provai dolore. Ma che diavolo sto facendo, pensai in un momento di lucidità mentale. Posai la schiuma da barba e andai in camera a rivestirmi. Stavo perdendo la testa. Stava diventando una ossessione. Non mi riconoscevo più, quel ragazzo mi aveva letteralmente sconvolta. Dovevo assolutamente reagire, capire cosa mi stava succedendo.
Quella sera volevo fare sesso con mio marito, avevo bisogno di un ritorno alla normalità.
Fui io a provocarlo dopo cena, mentre eravamo sul divano a guardare la tv. Mi avvicinai a lui col fare della gatta in calore.
“Come è andata la giornata a lavoro?” gli chiesi accarezzandogli il petto
“Come sempre, sono stanco” fu la sua risposta non certo esaltante per i miei ormoni impazziti.
“Hai bisogno di rilassarti” gli dissi posando la mano sulla sua coscia ed accarezandolo
“Ci sta” mi rispose ancora piuttosto freddamente.
“Ci penso io” lo rassicurai portando la mano sul suo membro chiuso nei pantaloni che al mio contatto cominciò a pulsare.
“Ti faccio un massaggio fatti togliere i pantaloni” e senza aspettare il suo consenso glieli sbottonai e glieli sfilai. Gli feci sdraiare le gambe sulle mie e cominciai a massaggiargliele. Lui chiuse gli occhi per rilassarsi e io continuai a passare le mani sulle sue cosce nude sfiorando ogni tanto con le dita le sue mutande che cominciarono a gonfiarsi. Continuai così per qualche minuto, passandogli sempre più frequentemente le dita fra le gambe.
“Adesso togliamo queste” gli dissi sfilandogli le mutande e liberando il suo membro dalla costrizione. Ce lo aveva già piuttosto in tiro e non potei fare a meno di rendermi conto dell’enorme differenza tra il suo e quello di Denny. Eppure mio marito lo avevo sempre considerato ben dotato. Era in effetti Denny ad essere assolutamente fuori misura.
Glielo presi in mano e cominciai a masturbarlo. Divenne ben presto duro nella mia mano e ancora una volta rimasi allibita dalla differenza di quei due membri. Avevo il pieno controllo sull’impugnare quello di Paolo, mentre facevo una fatica immane a maneggiare quello di Denny. Mentre glielo tenevo stretto nella mano sembrava mancasse qualcosa. Allontanai quel pensiero prendendoglielo in bocca. Ancora una volta la sensazione era totalmente diversa. Riuscivo a farlo entrare tranquillamente quasi tutto in bocca mentre di quello di Denny mi entrava solo la cappella e poco più.
Non ero così bigotta da non sapere che nel mondo esistevano membri ben più grossi di quello di mio marito, ma finora non avevo mai avuto modo di provarne uno e quindi il pensiero non mi aveva mai minimamente sfiorato. Ma ora era tutto diverso. Avere a che fare con quello di Denny mi eccitava da pazzi. Cercai di rimuovere questi continui pensieri impegnandomi a succhiare il cazzo di Paolo con tutta la passione che potevo. Senza toglierlo di bocca mi sfilai i pantaloncini e le mutande e con la mano libera mi toccai le labbra per sentire se ero pronta. Mi rassicurò il fatto che il mio corpo reagisse ancora positivamente con mio marito.
“Vieni qua” mi disse togliendomi il suo cazzo dalla bocca e portandomi sopra di se.
“Fammela leccare” mi chiese.
Montai in piedi sul divano e portai la mia fica all’altezza del suo viso.
“Eccola tutta per te” gli dissi perfino mentendo e aprendomi le labbra con le dita, spalancandogliela davanti. Lui mi prese per le chiappe e mi conficcò la lingua tutta dentro la fica facendomi godere di quell’irruenza. Adesso sembrava il maschio che volevo. Quello di cui aveva bisogno il mio corpo. E la mia mente. Cominciai a godere facendo in modo che mi sentisse.
“Dai scopami con la lingua amore” lo incitai per tirare fuori l’animale in lui. Iniziò a perlustrarmi dentro la vagina con una foga disarmante, sentivo la sua lingua fra le pareti vaginali. Gli bagnavo la bocca con i miei umori. Godevo da pazzi, ma quando abbassai lo sguardo per vedere mio marito che mi leccava la fica non riuscii a fare a meno di immaginare che lì sotto ci fosse Denny. Più allontanavo il pensiero e più si ripresentava.
“Lo voglio dentro” gli dissi per distrarmi da quel chiodo fisso. Gli impugnai il membro e lo masturbai per riportarlo alla sua dimensione ottimale. Quando tornò duro me lo puntai alle labbra e mi ci sedetti sopra. Lo sentii aprirmi le labbra e mi fece godere. Me lo feci arrivare subito fino in fondo con un colpo solo e cominciai a saltarci sopra selvaggiamente. Quel comportamento lo stupì, lo capii dal suo sguardo. Non mi importava, avevo assolutamente bisogno di essere penetrata e con più forza possibile. Doveva essere talmente violento da non farmi pensare ad altro.
Mentre lo cavalcavo finii di spogliarmi anche sopra in modo da far ballare le mie tette nude davanti al suo viso. Doveva godersi quello spettacolo. Poi me le afferrai entrambe con le mani e cominciai a strizzarmele e a offrirgli i miei capezzoli da succhiare mentre roteavo il bacino sul suo, per rendere la penetrazione più profonda possibile. Questo movimento però fece ridurre le dimensioni del suo membro, che perse la sua consistenza ottimale, tanto che quando tentai di ricominciare a saltarci sopra uscì fuori dalla mia fica. Mi dette fastidio, devo ammetterlo, dovetti scendere e riprenderglielo nuovamente in bocca per farlo ritornare duro come piace a me. Per fortuna non ci volle molto perché si rinvigorisse e subito ci montai nuovamente sopra, ricominciando a cavalcarlo come una forsennata. Finalmente adesso risentivo la sua cappella turgida aprirmi come piace a me. Ma dopo un paio di minuti ricominciai a sentirlo decrescere, tanto che scivolò ancora fuori di me.
“Che hai?” gli chiesi
“Niente, forse sono solo un po’ stanco, è stata una giornata dura”
“Vuoi provare a cambiare posizione?” gli domandai cercando perfino di comprenderlo e sdraiandomi io sul divano a cosce aperte per offrirgli la visione delle mie labbra spalancate.
Lui si sdraiò fra le mie gambe e cominciò a leccarmela in modo da guadagnare tempo, mentre masturbandosi tentava di farselo tornare sufficientemente duro per penetrarmi. Adoravo quando me la leccava, ma in quel momento avevo urgente bisogno di una forte penetrazione per cui stava quasi diventando un patire quella attesa.
Finalmente dopo qualche minuto sembrava di nuovo pronto. Mi appoggiò la cappella alle labbra e me lo infilò, anche se non durissimo, come avrei voluto. A quel punto mi accontentavo anche di una semi erezione purché mi portasse all’orgasmo che tanto agognavo.
Sollevai le gambe e le appoggiai sulle sue spalle, in modo da agevolarlo ad arrivarmi più in fondo possibile, dove poteva far esplodere il mio piacere. Finalmente sentii la sua punta raggiungere zone molto interne e ricominciai a percorrere la strada verso il piacere finale. Ero finalmente vicina all’orgasmo quando sentii il suo membro pulsare in maniera sospetta dentro di me e i suoi gemiti mi confermarono che stava già sborrando.
Di conseguenza il suo membro si ritrasse nuovamente dalla mia vagina e io rimasi a bocca asciutta. Non era capitato spesso ma, quella volta, molto più delle altre, mi lasciò terribilmente delusa.
Cercai di non farglielo notare, mi rifugiai in bagno con la scusa di correre a lavarmi per non allagare il divano. Quando chiusi la porta del bagno dietro di me, mentre tenevo una mano sotto le labbra per raccogliere il suo sperma che fuoriusciva dalla mia vagina, non potei nascondere a me stessa il pensiero che continuava a farsi strada nella mia mente.
Avrei voluto Denny, quella sera, da cavalcare su quel divano. Non sapevo bene come, ma avrei trovato il modo di far entrare il suo membro gigante dentro di me. A costo di non camminare per una settimana.
Mentre ero seduta sul bidet a lavarmi, Paolo chiese il permesso di entrare ed io acconsentii. Mi alzai cedendo il posto a lui e andai a letto. Dopo qualche minuto mi raggiunse e in breve tempo il suo russare divenne la colonna sonora della mia insonnia. Ero rimasta incredibilmente delusa da quel rapporto sessuale con Paolo. Dopo il pomeriggio passato con Denny, l’orgasmo avuto con lui ma senza penetrazione, mi aveva lasciato un bisogno impellente di una forte stimolazione interna. Di una penetrazione possente. E quella di mio marito era stato tutto fuori che possente. Oltretutto non avevo raggiunto nessun tipo di orgasmo, quella sera, e questo lasciò nel mio corpo una sensazione di incompiuto.
Mi alzai dal letto. Non c’era pericolo che Paolo si svegliasse, visto il sonno profondo in cui era capace di immergersi ogni sera. Fosse stato per lui avrebbero potuto svaligiarci la casa tutti i ladri della nazione prima che si girasse dall’altra parte.
Andai in cucina a prepararmi una tisana calda, sperando potesse allietarmi il sonno. Mi misi seduta al tavolo e il contatto del mio culo nudo con il legno della sedia mi ricordò che ero ancora senza mutande. Come del resto accadeva spesso quando andavo a letto dopo aver fatto l’amore con Paolo. Sollevai i piedi sulla sedia e cominciai a sorseggiare la mia tisana. La posizione assunta mi aveva fatto sollevare la maglietta lunga che indossavo come una sorta di vestaglia da notte e cominciai a guardarmi fra le gambe.
Con una mano mi accarezzai una coscia e scesi fino al piede, accarezzandomi le dita. Allargai le cosce più che potevo e cominciai a desiderare ardentemente che Denny apparisse in ginocchio ai miei piedi. Quanta voglia che avevo di sentire in quel momento la sua lingua insinuarsi fra le mie dita come lui sapeva fare benissimo. E quanta voglia di offrirgli lo spettacolo delle mie cosce spalancate davanti al suo viso. Lui sì che sarebbe impazzito come ogni volta e il suo membro mi avrebbe dato finalmente la soddisfazione che tanto agognavo in quel momento.
Appoggiai la tazza sul tavolo e scalza raggiunsi il bagno. Aprii il mio beauty case e poi la tasca interna. Tirai fuori il mio giocattolo anale e tornai in cucina. Ripresi la posizione precedente e la tazza posata sul tavolo. Ricominciai a sorseggiare lentamente la tisana ancora calda e cominciai a passare la pallina più piccola, posta all’estremità del dildo, sopra il mio clitoride, che reagì accettando con favore il contatto. Mi diventò ben presto duro e assistetti eccitata alla visione delle mie labbra che tornavano ad aprirsi. Ero di nuovo bagnata, conseguenza della mancata soddisfazione precedente.
Feci sparire la piccola pallina fra le mie labbra e quasi non mi accorsi della penetrazione tanto era piccola rispetto alle mie esigenze. Continuai a spingere il dildo dentro di me, pallina dopo pallina, finché non fu tutto dentro. Ma la penetrazione non risultò ancora soddisfacente. Avevo assolutamente bisogno di qualcosa di più grande. Cominciai a lavorare di fantasia per cercare qualcosa che potesse fare al mio caso in quel momento.
Andai in bagno e presi la boccetta del solvente per unghie. Più piccola del tubo della schiuma da barba, con il quale avevo fallito precedentemente, ma almeno più grande di quel dildo adatto solo per l’ano. Tornai a sedermi sulla sedia con i piedi sollevati e le gambe aperte. Ormai avevo smesso di farmi domande sul mio comportamento, la nuova Claudia era ormai questa. Avevo bisogno di stare bene, di sentirmi soddisfatta mentalmente e fisicamente e poco importava ormai se, per raggiungere lo scopo, avessi dovuto profanare quella che fino ad allora credevo essere la mia moralità sessuale. Non c’era forse più logica nei miei comportamenti, ma in fondo che cosa c’è di veramente logico nella vita? E chi può davvero definire cosa lo sia e cosa no?
Appoggiai la base della boccetta sulle mie labbra già sufficientemente spalancate e cominciai ad accarezzarmele per saggiare la durezza dell’oggetto che di lì a poco mi avrebbe conosciuta anche internamente. La sensazione fu piacevole, il clito reagiva con interesse a quel nuovo esperimento. Cominciai a spingere delicatamente la boccetta fra le labbra e non risultò certo difficile riuscire a penetrarle, tanto ero naturalmente lubrificata.
La boccetta cominciò a penetrare, insinuandosi fra le pareti interne. Non era certo sufficientemente lunga per raggiungere i punti che avrei voluto, ma era abbastanza larga da regalarmi la percezione di essere scopata. Spinsi tutta la boccetta dentro di me tenendola per il tappo e poi cominciai lentamente a muoverla dentro, simulando un rapporto sessuale. Mi eccitava terribilmente anche soltanto l’idea di essere seduta a gambe larghe sulla sedia della cucina a scoparmi con una bottiglietta. Mi faceva sentire stranamente porca. Non c’era pericolo che Paolo sarebbe venuto in cucina, sprofondato come era nel suo sonno leggendario. E anche se fosse venuto avrei avuto tutto il tempo di sentirlo e di risistemarmi in fretta.
Da una parte quasi speravo che mi trovasse in quella situazione, forse gli sarebbe servito per capire che sua moglie aveva bisogno di questo. Guardavo la boccetta entrare e uscire dalle mie labbra e ogni volta la vedevo più bagnata. La avevo ricoperta completamente con il mio umore appiccicoso. Guardavo le mie dita dei piedi sollevarsi d’istinto per l’eccitazione che aumentava e pensavo a lui. Avrei dato qualsiasi cosa per avere Denny in questo momento ai miei piedi.
Mi resi conto che sarei stata capace di farmi fare di tutto da lui pur con Paolo nell’altra stanza e non me ne vergognai. Anzi. Non faceva altro che aumentare la mia eccitazione. Un pensiero sconvolgente. Insano. Maledettamente sbagliato. Ma incredibilmente eccitante. Per la prima volta nella mia vita mi immaginavo sbattuta da un altro uomo davanti a mio marito. Un uomo come Denny. Che facesse vedere a mio marito come era capace di prendersi il meglio di me. Che gli insegnasse come si può giocare con i miei piedi per farmi impazzire o come riuscire a farmi entrare in un gioco perverso dentro una macchina parcheggiata in mezzo di strada.
Quest’ultimo pensiero fece riaffiorare in me l’immagine di Denny che mi sfilava le scarpe per leccare i miei piedi sudati e dovetti afferrare la boccetta e cominciare a spingerla con forza e velocità dentro la mia fica. Sollevai le gambe in aria per aiutarmi nella penetrazione e immaginando la posizione in cui in quel momento mi avrebbe posseduta Denny, finché sentii un forte calore pervadere tutto il mio corpo.
Sfilai la boccetta e uno schizzo piuttosto violento partì dalle mie labbra per depositarsi sul pavimento, al quale seguirono altri schizzi meno intensi che mi bagnarono le cosce. Mi mordevo le labbra con forza per non urlare come avrei voluto e come avrei dovuto. Dovetti rimanere immobile per qualche attimo per potermi riprendere da quel violento orgasmo.
Mi alzai dalla sedia e vidi i miei umori colare lungo le cosce. Non potevo andare avanti così. L’idea di concedermi finalmente a Denny si stava consolidando sempre più nella mia mente, ormai. Avevo assolutamente bisogno di fare sesso con lui. Con lo scottex mi asciugai le cosce bagnate e ripulii il pavimento, per tornarmene a letto con quello che ormai era diventato il mio pensiero fisso.
Paolo, ovviamente, russava ignaro.