Non avrei mai pensato che esistesse tutto questo. Alla “giovane età” di 45 anni, felicemente sposata, almeno così pensavo, e con due figli ormai grandi, non avrei mai immaginato di ritrovare la mia vita così sconvolta dopo appena 3 mesi da quel martedì pomeriggio.
Ero appena tornata dal mio “umile” lavoro in ufficio, in quella vecchia pelletteria, che ormai portavo avanti da quasi 20 anni. Solita routine, sia sul lavoro che a casa. Un matrimonio classico, con l’uomo della mia vita, quello a cui avevo donato la mia verginità, perchè una volta funzionava così, mica come oggi!
Un rapporto tranquillo, anche a letto, quelle due volte la settimana, piuttosto soddisfacenti per me, anche in considerazione del fatto che.. non avevo mai provato niente di diverso finora.
Insomma una donna comune, anche se è brutto definirsi così, ma era la mia realtà.
Una donna certo ancora piacente, così almeno mi sono sempre ritenuta, non una donna da copertina certo, ma il mio corpo, nonostante l’età avanzasse, continuava a soddisfarmi la vista quando uscivo dalla doccia e riflettevo le mie pur pronunciate rotondità davanti allo specchio.
Insomma, una vita regolare e tranquilla, fino appunto a quel martedì pomeriggio.
Ero tranquilla a casa davanti al computer, cercando qualche soluzione vantaggiosa per le nostre prossime vacanze estive, quando i miei occhi “caddero” su un banner pubblicitario improvvisamente apparso sullo schermo del mio portatile. Maledetti spam, ho pensato subito! Ma qualcosa, per la prima volta attrasse la mia attenzione. Era un banner che pubblicizzava una chat, niente di particolare, niente di pornografico, una semplice chat da “chiacchiere”, pensai.
D’istinto cliccai sul banner e venni reindirizzata alla pagina di registrazione di questa fantomatica chat. Ho pensato, che diamine, che male ci sarà a fare la conoscenza di qualche stupida vecchietta come me in giro per il mondo! Mi feci una bella risata e cominciai la registrazione. In men che non si dica mi apparve un nuovo mondo. In realtà per me molto confusionario, tanto che riuscii soltanto a mettere una mia foto del tutto normale, s’intende, nel mio profilo personale e poco più. E fini lì. Mi ero già stufata, tutto troppo macchinoso. Mi alzai dal computer per andare a bere un bicchiere d’acqua quando sentii un suono a me sconosciuto provenire dal portatile. Un virus? Oh No!! Lo sapevo che non dovevo entrare in certi siti poco protetti!
Ma, per mia grande sorpresa, non era così. Qualcuno mi stava contattando in quella chat, uno strano ma accattivante nickname: coccoloso80. Mi scappò una risata nel leggere quel nick, ma quando lessi il messaggio che mi aveva scritto rimasi allibita.
Diceva “Posso leccarti le dita dei piedi?” Rimasi allibita, ma chi era questo sfacciato??? Forse un ragazzino perverso in cerca di facili avventure?? Coccoloso80 faceva presumere che fosse del 1980, quindi avrebbe avuto 38 anni, un po’ cresciuto per essere un ragazzino perverso….
Chiusi subito la chat senza rispondere, un po’ spaventata anche delle conseguenze che la mia avventata iscrizione a questo sito potesse causare se mio marito lo avesse scoperto, cosa peraltro improbabile perchè mai si era permesso di controllare il mio pc, fidandosi ciecamente di me.
Chiusi il portatile e cominciai a sforzarmi di pensare ad altro, soprattutto alla montagna di vestiti in attesa di una buona anima che li stirasse. Ma il pensiero, nonostante i miei sforzi avversi, continuava a cadere su quello strano messaggio in chat, dentro di me cercavo di spiegarmi cosa volesse dire, dove volesse arrivare e che strano tipo di approccio era stato quello di volermi leccare i piedi.
Per un attimo distolsi lo sguardo dalla camicia di mio marito da stirare e i miei occhi caddero sui miei piedi, indossavo le infradito con i piedi ovviamente nudi e guardandoli mai avrei pensato che potessero attirare le attenzioni di uno sconosciuto, seppur in un messaggio volutamente provocante senza che per giunta li avesse mai visti. Quel giorno avevo lo smalto rosso sulle unghie e per la prima volta nella mia vita cominciai a vederli come una parte del corpo che potesse attirare le attenzioni maschili, considerando che mio marito mai aveva avuto un interesse del genere o almeno non me lo aveva mai certo dimostrato.
Iniziai a fantasticare cosa avrei provato se quella domanda tanto sfacciata me l’avesse fatta proprio mio marito, ma non ottenni un risultato soddisfacente, nessuna sensazione di eccitamento neppure mentale e tanto meno fisica. Abbandonai momentaneamente l’ardito quesito e tornai svogliatamente alle mie faccende.
Ma due camice dopo, ebbi un sussulto, una sfacciata illuminazione mi pervase la mente. Mi veniva quasi da ridere, è vero, ad immaginare mio marito nel pormi quella per me pure assurda domanda, ma… perchè quella stessa domanda posta da quello sconosciuto in chat aveva acceso in me tanta curiosità da trovarmi ancora qui a pensarci? Un dubbio mi pervase. Ci sono forse cose che possono eccitare o quantomeno incuriosire una donna se poste da qualcuno che non sia il marito con cui finora si abbia condiviso l’intimità sessuale?
In fondo quando mi sono guardata i piedi nudi dalle infradito avevo avvertito un senso di novità, di terreno inesplorato, che aveva acceso in me questa curiosità di approfondire. Dovevo capire cosa mi stava succedendo. Spensi il ferro da stiro e la poca voglia che mi rimaneva di continuare a stirare e in “modalità pilota automatico” mi ritrovai seduta sul letto a riflettere.
D’istinto sollevai le gambe e scuotendo i piedi lasciai che le infradito cadessero sul pavimento e rimasi a fissare i miei piedi nudi. Guardavo le mie dita con lo smalto rosso, non mi era mai capitato di vedere i miei piedi come li vedevo adesso. Li trovavo per la prima volta incredibilmente fatti bene, le dita erano ben proporzionate, cominciai a muoverle soddisfatta. Per un istante immaginai quello sconosciuto della chat entrare nella stanza e vedermi così, a fissarmi i piedi nudi in aria. Cosa avrebbe pensato? Cosa avrebbe fatto? Si sarebbe avvicinato ai miei piedi come se glieli stessi offrendo? Li avrebbe toccati? Li avrebbe veramente leccati? E se puzzassero che penserebbe?
Questa accortezza mi stupì, perchè significava che inconsciamente stavo davvero preoccupandomi di questo aspetto come se dovesse davvero capitare! Avvicinai un piede al mio viso e cominciai, senza davvero pensare a cosa stavo facendo, ad annusarlo. Non aveva per niente un cattivo odore, era leggermente sudato ma niente di trascendentale.
Lui lo avrebbe anche annusato? Che sensazione avrebbe provato nel sentire l’odore dei miei piedi? E che sensazione avrei provato io se davvero avesse cominciato a leccarmeli??
Chiusi gli occhi e provai ad immaginare la scena, ad immaginarlo inginocchiato ai piedi del letto con i miei piedi nudi in mano e per un istante sentii qualcosa di umido toccarmi le dita, la sua lingua che dolcemente poggiava sulle dita, che si insinuava fra loro, continuare a scendere fino alla pianta del piede… ebbi un sussulto come se mi fossi risvegliata da un brutto sogno! Mi ritrovai leggermente ansimante e la cosa più assurda era che… mi ero eccitata all’idea! Ma come era stato possibile? Io, moglie fedele, eccitata pensando a uno sconosciuto che mi lecca i piedi? Quest’ultimo pensiero mi sconvolse ancora di più la mente e il corpo reagì d’istinto, posai sullo gli occhi sulla mia maglietta e vidi le punte dei miei capezzoli incredibilmente duri che sembrava volessero perforarla (a casa non porto quasi mai il reggiseno), non potevo crederci che mi capitasse una cosa del genere, mi sollevai velocemente la gonna e abbassai le mutandine fino alle ginocchia e quello che vidi mi sconvolse, la mia vagina aveva lasciato un segno inequivocabile, mi ero eccitata, le avevo bagnate in un quei pochi secondi in cui avevo immaginato quella situazione e per giunta bagnate in maniera molto evidente.
Mi accorsi solo in quel momento che la mia vagina ancora pulsava, notai che le mie grandi labbra si erano divaricate, passai velocemente le mie dita su di esse, avvicinai le dita ai miei occhi, era incredibile, allontanando fra loro l’indice e il medio della mia mano destra, i fili di umore del mio scrigno femminile tradivano la mia incredulità. Velocemente mi risollevai le mutandine e tornai in cucina quasi barcollando per le gambe che ancora tremavano.
Misi il caffè sul fuoco, avevo davvero bisogno di risvegliarmi da quello stato di infedeltà mentale, non era da me. Il mio sguardo cadde sul portatile, senza rendermene conto ero già seduta al tavolino fissando quella frase, quel nickname sconosciuto, quelle domanda che continuava a riecheggiare nella mia mente:
“Posso leccarti i piedi?”
Ma poi chi era questo tizio? Sicuramente un maniaco, qualcuno che si nasconde dietro un pc per far abboccare povere vittime ingenue come me per poi magari tentare di incontrarle e violentarle. Nei minuti che passarono fin quando la caffettiera mi ricordava che il mio amaro compagno era pronto, provai a pensare a tutte le situazioni più pericolose in cui potevo ritrovarmi se avessi anche solo dato risposta a quella maledetta domanda che aveva sconvolto il mio pomeriggio, in modo da allontanare da me ogni eventuale tentazione.
Ma non servì. Mentre versavo il caffè nella tazzina e cominciai a sorseggiarlo con la mano che tremava, fissavo gli occhi su quel maledetto schermo, su quelle poche ma incredibili parole che avevo avuto lo spudorato coraggio di scrivere poco prima.
“Perchè???????”, era stata la mia risposta.
Già, perchè? Perchè non lo avevo mandato al diavolo subito!! Perchè non gli avevo scritto che è un pazzo depravato, perchè non gli avevo chiesto almeno chi cavolo era!! Perchè solo quel …perchè??
Passarono diversi minuti prima che finissi il mio caffè con le gambe che ancora tremavano e non arrivò, per fortuna pensai, nessuna risposta.
Riposi la tazzina sul lavello ma il suono che mi fece tremare fu quello inequivocabile del nuovo messaggio arrivato sul pc.
“Perchè devi avere dei piedini deliziosi di cui scommetto nessuno si prende cura” fu la sua lapidaria risposta. Suonava come una sentenza. Del resto vera.
“In che senso? Sei un estetista?” fu la mia replica scema. Senza ancora chiedergli chi cavolo fosse, avevo dato forse la risposta più cretina che mi passasse per la mente. La sua reazione mi colpì nuovamente forte. Immaginavo che avrebbe risposto in maniera depravata, da farmi allontanare definitivamente da lui e da quell’insulso pensiero. Ma non fu così.
“Esatto, sono l’estetista che si prende cura della tua bellezza, come il sole che fa sbocciare le rose a primavera”
La sua risposta mi sconvolse forse più della sua prima domanda. Come può un maniaco sessuale avere tanta vena poetica? Fu lui a continuare.
“Mi è bastato vedere la tua foto per capire che donna affascinante sei, scommetto che sei anche sposata ma che certe sensazioni non le hai mai provate, scommetto che nessuno ti ha mai baciato i piedi”
“Non me li ha mai baciati nessuno è vero e perchè mai avrebbero dovuto farlo?” continuai, come se per me quel gesto fosse qualcosa di innaturale, come in effetti lo era stato fino a quel giorno, quasi a nascondere a lui la sensazione che avevo invece provato immaginandolo.
“Perchè i piedi di una donna sono lo specchio della sua anima”. Continuò.
Anche questa sua risposta mi lasciò interdetta, pensavo avrebbe cominciato a questo punto a fare riferimenti sessuali pesanti e invece si stava dimostrando perfino dolce. Finalmente la ragione prese per un attimo il sopravvento all’istinto e gli chiesi “Ma chi sei? Nemmeno ti conosco e ti prendi queste confidenze? Come ti permetti? Per me sei un completo sconosciuto e non dovrei neanche essere qui a parlare con te”
“Uno sconosciuto è solo una persona da conoscere”.
La sua risposta, sicura di sè, già suonava come un invito. Certo ci sapeva fare con le parole, questo era certo.
“Ma almeno come ti chiami, quanti anni hai?”
“Se per te è così importante, mi chiamo Denny, che non è diminutivo di niente, solo Denny. Ho 30 anni.”
“Che cosa?????” risposi io con la sicurezza di aver finalmente trovato in lui il punto debole che avrebbe finalmente risolto tutta questa situazione imbarazzante! “30 anni??? Ma sei un sacco più giovane di me!!! Ma sai quanti anni ho io??”
“Certo che lo so, ne hai 45 perchè lo hai scritto, altrimenti dalla foto del tuo profilo non avrei detto oltre i 30” ancora una volta la sua risposta fu sicura di sè, come se il mio “attacco frontale” non lo avesse minimamente sfiorato e aggiunse “Pensi forse che l’età debba essere un limite alla ricerca del piacere?” fornendomi ancora una volta una risposta, accidenti a lui, indiscutibile!!
“Sono anche sposata e ho due figli, di cui uno poco più piccolo di te!” scrissi, cercando in qualche modo l’ultimo rifugio.
“Stai tranquilla, non sono certo qui per rovinare il tuo matrimonio, forse addirittura per ravvivarlo” fu la sua ennesima risposta spiazzante.
“Per ravvivarlo? Leccandomi i piedi?” lo provocai.
“Quello di scoprire nuovi piaceri è senz’altro uno dei modi” fu ancora una volta la sua risposta sfrontata.
Rimasi qualche secondo a riflettere, non sapevo bene cosa rispondergli, aveva la risposta pronta ad ogni mia scusa, allora giocai l’ultima carta rimasta, tentando di riprendere in mano il coltello dalla parte del manico, ultimo stratagemma femminile, l’attacco sfrontato “Nemmeno hai una foto sul tuo profilo, ti nascondi dietro un nickname, potresti essere vecchio e brutto… anzi sicuramente lo sarai… come fai a essere sicuro di piacermi?”
La sua risposta fu semplice e diretta alla soluzione del problema, anche stavolta, come al solito. ” Ti mando subito una mia foto”.
Nella chat apparve un piccolo riquadro che mi domandava se volevo scaricare quel file.
Arrivata a questo punto la curiosità mi proibì di rinunciare a vederlo. Cliccai sul download del file e attesi, con innaturale impazienza, che il file arrivasse a destinazione. Il pc mi chiese il permesso di aprire quel file e io.. accettai.
Quando si aprì la foto rimasi qualche secondo sbigottita, accidenti se era un bel ragazzo. Aveva la carnagione scusa, non nera, neanche mulatta, sembrava solo molto abbronzato. Nella foto era ritratto seduto su uno scoglio, aveva anche un bel fisico, niente da dire. Capelli neri ben curati, occhi neri dallo sguardo profondo, un viso pulito con uno sguardo leggermente bastardo. Perchè poi alle donne piacerà così me lo sono sempre chiesta, ma è la triste realtà, siamo attratte in qualche modo dall’uomo sicuro di sè e un po’ stronzo.
“Sembri carino” gli scrissi, rimanendo volutamente molto vaga e scostante “ma chi mi dice che sei veramente tu?”
In quel momento arrivò una seconda foto, che aprii e lo vidi ritratto questa volta in un salone, vestito molto elegante, in giacca e cravatta, sembrava ancora più bello di prima.
“Ok ti ho visto” continuai.
“Tu non hai altre foto tue?” mi scrisse ancora sfacciato.
“No, non amo fotografarmi e comunque non mi piace mandare le mie foto così a uno sconosciuto”
“Visto che è stato l’argomento che ha dato vita alla nostra discussione, potresti almeno mandarmi una foto dei tuoi piedi, almeno rimani praticamente anonima :-)” questa volta alla sua sfacciataggine aggiunse anche il sorrisino!
“Devo andare ora….” lo congedai pur attendendo impaziente la sua risposta.
“A presto, ti aspetto” fu la sua conclusione.
Chiusi la chat e il portatile. Mi aspetta pure, pensai fra me. Ma con che coraggio è così sfacciato con una donna sposata?
Cominciai a vagare per la casa, ripensando a tutto quello che era successo quel pomeriggio che in qualche modo aveva sconvolto la mia routine.
Vedevo davanti a me quel ragazzo, le sue foto come stampate davanti ai miei occhi. Non potevo pensarci che un “ragazzino” mi avesse fatto arrivare fino a quel punto. Fino al punto di avermi fatto bagnare le mutandine con quella maledetta domanda iniziale.
Decisi per la più classica delle soluzioni, per rimuovere i pensieri. Il bagno caldo. Speravo che fra le bollicine avrei trovato conforto in ben altri pensieri più rilassanti.
Preparai la vasca, accesi lo stereo in bagno e cominciai a spogliarmi. Mi sfilai la maglietta e mi accorsi di trovarmi davanti allo specchio col seno nudo, mi fermai qualche istante a guardarlo. I capezzoli non erano ancora tornati rilassati. Mi era sempre piaciuto il mio seno abbondante, sebbene in tante situazioni si riveli decisamente un bell’ingombro. Una quarta abbondante, con le areole molto larghe e piuttosto scure, mio marito mi pendeva in giro, ovviamente scherzando, dicendomi che con i miei capezzoli avrei risvegliato anche un morto. Una volta si prendeva molta cura di loro e mi accorsi così che negli ultimi anni non gli aveva più dato le stesse attenzioni iniziali. Ma in un rapporto, si sa, le cose col tempo cambiano. E’ normale, pensai.
Sfilai i piedi dalle ciabattine e li appoggiai nudi sul pavimento fresco, mi fermai ancora una volta a guardarli, stupita di tutta l’attenzione che oggi avevano, a loro insaputa, ricevuto.
Mi sfilai la gonna e poi le mutandine, soffermandomi sul mio ventre e accorgendomi che era il momento di sfoltire un po’ di quella peluria prima che mio marito mi chiedesse un machete per farsi strada. Ovviamente esageravo, avevo sempre odiato che la mia topina fosse sommersa dai peli, non li trovavo neanche così igienici. Dopo le gravidanze e i parti cesarei, dove ero stata costretta per ovvi motivi a depilarla completamente, avevo cominciato a tenerla anche più curata sotto questo aspetto. Per cui lasciavo che i peli mi crescessero soltanto parzialmente sul “Monte di Venere”, lasciando più “pulite” le zone intorno alla vagina.
Avevo in mano ancora le mutandine e sentirle ancora bagnate mi riportò d’istinto a quel pensiero che avevo cercato di nascondere tornando alla vita normale. Le lasciai cadere sul pavimento e mi infilai in vasca godendomi la carezza naturale dell’acqua calda sul mio corpo. Feci uscire i piedi dall’acqua e ricominciai per l’ennesima volta a guardarli. Questo pensiero stava diventando una maledetta ossessione che cominciava a preoccuparmi, quasi a spaventarmi, ma che allo stesso tempo, non potevo nasconderlo, mi eccitava. La curiosità di sentire la sensazione della lingua sui miei piedi era diventata forte, decisi in quel momento che quella sera stessa avrei voluto sperimentarla, ovviamente con mio marito.
Quella sera decisi di vestirmi provocante per lui. Di solito in casa vesto in maniera molto sobria, ma quella sera, finita la cena, con mio marito che come ogni sera si piazzava davanti alla Tv prima di coricarci, decisi di andare a cambiarmi. Lui, ovviamente non si aspettava questa sorpresa.
Andai in camera e mi spogliai dei miei vestiti casalinghi, mi cambiai le mutandine indossando un perizoma nero che esaltava la forma ancora perfetta del mio sedere. Me lo potevo ancora permettere. Indossai un paio di autoreggenti nere e una camicetta bianca senza reggiseno. Scesi così in salotto, soffermandomi vicino all’ingresso senza entrare, in modo da vedere la sua reazione vedendomi così sul ciglio della porta. Era da molto tempo che non mi comportavo così, caduta anche io fin troppo nell’anonimato della consuetudine. Provavo una piacevole eccitazione di ritrovata trasgressione, che negli ultimi anni era venuta a mancare. Ero davvero curiosa di vedere la sua reazione.
Mio marito si voltò per prendere una sigaretta dal pacchetto e mi vide così. Per un momento ebbe un sussulto, certo non si aspettava questo mio comportamento ed esordì con un “Oh… che combini?” che per un attimo mi fece gelare il sangue nelle vene, mi fece sentire maledettamente ridicola. Provai la tentazione di tornare in camera a cambiarmi quando dalla mia bocca uscirono queste parole che salvarono la situazione “Stasera avevo maledettamente voglia di stupirti”. La sua risposta fu laconica “E ci sei riuscita vai!”, pronunciando queste parole in un mix tra l’ironico e il sorpreso. Dopo le sue parole ebbi l’ennesima sensazione di imbarazzo, che scomparve quando mi disse “Vieni qua”.
Attraversai la stanza e lui ebbe modo di vedere meglio come mi ero vestita, o meglio non vestita, sentivo i capezzoli turgidi strofinare contro il tessuto della camicia ad ogni mio passo, ero soddisfatta di quella ritrovata sensazione di piacere.
“Che ti è successo stasera?” mi chiese. Questa sua domanda fu un’ennesima pugnalata. Pensai, ma come, sono tua moglie e non posso neanche permettermi di manifestarti così il mio desiderio? Certo ripensandoci era una situazione strana, forse avrei avuto la stessa reazione se fosse stato lui ad avere improvvisamente questo “risveglio trasgressivo”. Mi misi a sedere accanto a lui. gli sbottonai la camicia in maniera sensuale e accarezzandogli il petto gli risposi con una domanda alla quale non rispose “Tua moglie non può avere desiderio di te?”
Mio marito, Paolo, due anni più grande di me, è ancora un bell’uomo. Fisicamente ha messo su qualche chilo di troppo, la classica pancetta dell’uomo sposato e viziato a tavola. Ma non ho mai smesso di desiderarlo come le prime volte. Lui per me è stato il primo vero amore, era stato lui a prendere la mia verginità. Avevo avuto altri ragazzi in precedenza, ma solo con altri due mi ero spinta oltre gli innocenti baci. Con uno, quando avevo 16 anni e ancora andavo a scuola, ci fu del sesso orale. Lo avevo conosciuto qualche settimana prima in discoteca e ci eravamo messi insieme dopo qualche giorno di conoscenza.
Non mi sentivo però ancora pronta per il sesso, vissuto sempre in maniera molto tradizionalista anche per via degli insegnamenti della mia famiglia. Gli permisi solo di toccare il mio seno mentre ci baciavamo in macchina, anche lui era di un paio di anni più grande di me. Un paio di volte gli permisi di infilare la sua mano nelle mie mutandine per accarezzarmi la patata, ma non gli feci mai infilare neanche un dito dentro. Certo lo masturbai, questo si. Lui fu il primo a cui vidi il membro e mi ricordo che la cosa mi sconvolse decisamente, perchè ce lo aveva davvero grosso rispetto alle mie aspettative. Un paio di volte mi spinse a prenderglielo in bocca, ricordo che la cosa mi nauseava ma ci provai lo stesso. Duravo fatica a farlo entrare in bocca per le dimensioni eccessive, riuscivo a prendergli a malapena solo la punta e il suo sapore non mi piaceva per nulla. Oltretutto mi spaventava l’idea che lui potesse essere il primo a penetrarmi, ne andava dell’incolumità della mia vagina a mio parere. Non mi rendevo proprio conto di come quell’affare potesse entrare nel mio buchino che ritenevo così piccolo per poterlo accogliere. Per cui, a parte qualche maldestro tentativo di sesso orale, mi limitavo a masturbarlo con la mano mentre mi accarezzava il seno, fino a quando il suo piacere esplodeva sulle mie dita e, spesso, in giro per la macchina. Anche i primi contatti con il piacere maschile non furono esaltanti. Quella cosa appiccicosa che gli usciva e che mi riempiva la mano, perchè per non inondare ogni volta l’auto cercavo di tenerla a modo di cappuccio sulla sua enorme punta, non mi piaceva per nulla.
La seconda esperienza fu con un mio coetaneo qualche mese dopo. Con lui mi spinsi poco oltre alle cose fatte con il primo. La prima volta che a casa sua ci ritrovammo soli sul suo letto a baciarci, riuscì a sollevarmi la gonna e a sfilarmi le mutandine. Lui fu il primo a infilarmi un dito nella vagina, seppure delicatamente sapendo che ero vergine. All’inizio trovai la cosa traumatica, qualcosa che entrava così intimamente nel mio corpo e anche, seppur dolcemente, dolorosa. Anche a lui lo avevo masturbato diverse volte, aveva il membro decisamente più normale rispetto al primo, per cui riuscivo senza problemi a fargli del sesso orale, senza però arrivare mai alla naturale conclusione. Il sapore del membro continuava a non farmi impazzire e non avevo nessuna intenzione di sentire in bocca il suo piacere. Per cui lo concludevo sempre con la mano, a parte una volta che fece un po’ lo stronzo e non dicendomi che stava per venire cercò di spingermi la testa per costringermi a riceverla in bocca. Ma me ne accorsi in tempo e riuscii a toglierlo dalla bocca appena in tempo, nonostante un paio dei suoi schizzi mi raggiunsero in pieno viso. Cosa che mi fece decisamente incazzare. Con lui scoprii però il piacere del sesso orale ricevuto. Quella fu una cosa che mi colpì piacevolmente. La sua lingua umida sulla mia gattina pelosa era qualcosa di fantastico. Ci sapeva decisamente fare con la lingua e mi provocò i primi orgasmi adolescenziali. Del resto avevo sempre avuto la tendenza a bagnarmi piuttosto facilmente, anche quando venivo soltanto baciata poi tornavo a casa con le mutandine da cambiare.
Bagnata come adesso, mentre accarezzavo il petto di Paolo. Lo costrinsi a non parlare più avvicinando la mia bocca alla sua, un’altra cosa che facevamo meno frequentemente di un tempo, quello di baciarci con la stessa passione adolescenziale. Con la mia lingua cercai e trovai la sua, mi mise le mani sui fianchi ancora evidentemente imbarazzato per la sorpresa che gli avevo preparato quella sera. Mi misi a cavalcioni sopra di lui e cominciai a strofinare il mio pube contro il suo,in un movimento lento e circolare, come a cercare nei suoi pantaloni la conferma della sua eccitazione.
Avvinghiai i miei piedi inguainati nella calza nera alle sue cosce e cominciai il mio primo tentativo di approccio verso le mie estremità. Mentre lo baciavo presi le sue mani e le portai sulle mie cosce, le accompagnai verso i miei polpacci poi verso i miei piedi. Abbandonai le sue mani quando avevano raggiunto le piante dei miei piedi e finii di sbottonargli la camicia mentre lo baciavo sul collo. Era totalmente passivo in quel momento, aveva le mani sui miei piedi ma non dava nessun segno di interesse verso di loro.
Infatti le spostò poco dopo sul mio sedere, mi sollevò la camicetta e cominciò ad accarezzarmi e a stringermi le natiche. Primo tentativo decisamente fallito ma non mi sarei arresa. Gli sfilai la camicia e comincia a passargli la lingua sul petto, sui capezzoli che accolsero con piacere le mie intenzioni. Fu il suo turno di sbottonarmi la camicetta, il mio seno prosperoso comparve alla sua vista, avevo i capezzoli durissimi e mi adagia sul suo corpo per farglieli sentire.
Poi mi sollevò da lui e cominciò a stuzzicarmi le punte dure del seno con la punta della sua lingua. Un altro dei punti sensibili, quando i miei capezzoli vengono stimolati con la lingua. A questo punto sentivo le mie mutandine irrimediabilmente fradice, mentre lui continuava a baciarmi e leccarmi il seno con le mani sul mio sedere, coperto solo dalla poca stoffa del mio perizoma. Scesi da sopra di lui e tentai per la seconda volta con il mio intento. Cominciai a passargli il mio piede sui pantaloni e a questo punto avvertivo la sua erezione. Con soddisfazione pensai di essere vicina a raggiungere il mio scopo, cominciai a muovere il piede lungo tutto il suo corpo, salendo sul petto e avvicinandomi al suo viso.
Lo desideravo troppo, provare quella nuova sensazione della sua bocca sul mio piede. Accarezzai il suo collo con le dita del piede nella calza e mi avvicinai alla bocca. Ci siamo, non aspettavo altro che la sua risposta adesso. Gli stavo spudoratamente offrendo il mio piede da baciare e magari oltre. Ma non raggiunsi mai la sua bocca, perchè in uno scatto di foga eccitativa con la mano spostò il mio piede dal suo viso e prendendomi per mano mi disse “Andiamo a letto!!”.
Quelle parole furono per il mio corpo una vera e propria doccia fredda. Perchè a letto pensai fra me?? Siamo qui da soli, sul divano, entrambi eccitati da pazzi, perchè doversi spostare in un’altra stanza per prenderci? Ecco tornare spietata la consuetudine disarmante della routine, per cui si fa sesso a letto.
In quel momento mi passò tutta la carica erotica sopraggiunta anche grazie alla nuova situazione ma ovviamente lo seguii nella camera da letto. Mi disse “Aspettami a letto, vado a fare pipì e torno subito da te”. Ecco ci mancava anche la minzione serale adesso.
Mi sdraiai sul nostro lettone matrimoniale, soltanto adesso mi accorgevo che fuori aveva iniziato a piovere. Il rumore delle gocce sulla persiana mi portò per un istante a un pensiero lontano ma parimenti intrigante. Cosa avrebbe fatto “Coccoloso80” se gli avessi sventolato davanti il mio piede con la calza come avevo fatto poco prima a mio marito senza sortire effetto alcuno?
Tornai alla realtà e distolsi questo pensiero quando Paolo entrò in camera da letto. La luce soffusa dell’abat-jour illuminava il mio corpo, si tolse i pantaloni e le mutande e si sdraiò accanto a me. Che sensualità degna di un camionista, pensai. Quella sera avrei voluto spogliarlo io, ma non me lo aveva permesso. Mise le mani sui miei fianchi e subito dopo mi sfilò le mutandine. Anche questi passaggi, quella sera, me li sarei aspettati diversi. Entrò con il viso fra le mie cosce e cominciò a leccarmela con foga. Anche questo passaggio, quella sera, lo avrei desiderato diverso.
Ma decisi di tornare alla carica ancora una volta, sono testarda quando mi ci metto d’impegno. Sollevai le gambe mentre era ancora intento a “dialogare” con la mia passera e le poggiai sulle sue spalle. Aspettai il momento in cui sollevasse il viso dalla mia fessura ormai abbondantemente pronta, ero talmente presa dal mio intento che quella volta neanche riuscii a pensare al piacere che mi poteva dare il rapporto orale che mi stava regalando. Quando si sollevò dal mio corpo cominciai nuovamente ad accarezzargli il petto con i miei piedi e stavolta osai di più:
“Sfilami le calze se vuoi…” gli dissi, con un tono che doveva sapere più di imperativo che di condizionale.
Finalmente sembrava dare segnali di comprensione, afferrò la prima calza dall’elastico sulla coscia e cominciò a sfilarla, senza troppo interesse in quel gesto, come invece avrei sperato. Quando arrivò a sfilare il piede dalla calza cominciai a muovere il piede ormai nudo davanti a lui e istintivamente iniziai a mordermi il labbro. Avrei voluto gridargli “E leccami questo piede te lo sto facendo capire da un’ora!!!”
Ma non lo feci. E tanto meno lui. Mi sfilò velocemente anche l’altra calza, come a togliersi il peso dell’ingombro della mia futile richiesta. I miei piedi ricaddero così delusi sul letto e lui tornò a sdraiarsi di fianco a me con il suo, di desiderio “Dai amore ora prendimelo in bocca come sai fare tu!!” Eccolo lì l’egoismo maschile in tutta la sua eccezione! Con la mano afferrai il suo uccello ancora barzotto e cominciai a masturbarlo. Appoggiai la mia bocca al suo membro e lo presi in bocca soddisfacendo così il suo, di desiderio.
Mi ha sempre detto che ero brava con la bocca e infatti in pochi secondi il suo membro divenne eretto e duro. Il cazzo di Paolo mi era sempre piaciuto. Non era troppo grande come quello del mio primo boyfriend, non era neanche decisamente lungo, però era bello in larghezza, quando era gonfio come adesso mi riempiva tutta la bocca e questo mi era sempre piaciuto.
“Basta, ti voglio troppo!” mi disse, si alzò tenendosi il membro duro in mano e venne sopra di me.
Appoggiò la punta alle mie grandi labbra e me lo spinse dentro. Era sempre piacevole sentirlo entrare, di solito lo compiacevo con un gemito molto forte. Ma il pensiero, quella sera, era molto più concentrato sulla delusione per l’obbiettivo mancato. Paolo era in piena foga sessuale, più del solito. A qualcosa era servito il mio exploit serale, ma non per il traguardo che avevo sperato.
Cominciò a pomparmi molto forte, alcuni affondi mi fecero perfino male, stasera il suo cazzo era più largo del solito, lo sentivo sfregare con forza contro le mie pareti vaginali in alcuni momenti. Cominciai a godere anche io, dopo un’altra decina di colpi ben assestati raggiunsi l’orgasmo e cominciai a contorcermi come ogni volta quando era intenso. Quasi contemporaneamente lo sentii urlare il suo piacere e poco dopo sentii i suoi schizzi bollenti dentro la mia vagina. Prendevo la pillola ormai da diversi anni, quindi era abbastanza regolare quel finale.
Raramente Paolo veniva sul mio corpo. Diceva che era un piacere troppo intenso venirmi dentro. Tornò a sdraiarsi di nuovo accanto a me. Presi un fazzoletto dal comodino perchè il suo sperma già cominciava a uscire dalla mia fica ancora aperta e di solito era molto abbondante, non avevo intenzione di dover cambiare nuovamente le lenzuola appena messe.
Poi mi sdraiai su un fianco e cominciai ad accarezzare il suo petto. Amavo mio marito e comunque mi faceva stare sempre bene. Era però poco propenso alle novità. Ne sanno qualcosa i poveri venditori di telefonia quando cercano di schiodarlo dalla sua immortale storica compagnia telefonica. Volli fare un esperimento. Non mi andava giù così la mia personale disfatta. Con la scusa di stirarmi mi misi perpendicolare a lui e con i piedi cominciai a stuzzicare ad accarezzare il suo corpo. Arrivai col piede nudo sul suo viso e lui si voltò!
“Che ti fanno schifo i miei piedi???” gli chiesi sfrontata.
“Ma no” rispose lui, “ma me li metti in bocca scusa!!!”
Fu sufficiente quella affermazione per smontare ogni mia velleità. Non gli facevano schifo i miei piedi, ma si guardava bene dal baciarmeli tanto meno dal leccarmeli. In fondo, sono solo piedi no??
Mi allontanai dal suo viso e chiusi l’argomento. Mi alzai per andare in bagno a darmi una ripulita. Mi sedetti a cavalcioni sul bidet e mentre mi lavavo il mio sguardo cadde per l’ennesima volta su di loro. Avevo anche messo lo smalto che mi ha sempre detto piacergli. Non ero soddisfatta quella sera, era inutile nasconderlo. Volevo provare quella cosa e non ci ero riuscita. E non ci sarei mai riuscita. Almeno non con lui.
Ma che diavolo stavo dicendo? Non sarebbero esistito altri all’infuori di lui!! Accidenti a quel “Coccolosonumerato” e al tarlo che mi aveva messo in questa capoccia matta!! In fondo avevo vissuto 45 anni senza che nessuno mi leccasse questi cavolo di piedi, potevo diventare matta adesso se questo non sarebbe mai avvenuto? Mi asciugai, indossai delle mutandine pulite e tornai a letto. Paolo dormiva beato. Beato lui.