Era da un po’ di tempo che i miei amici mi invitavano con loro in quel locale all’aperto, per distrarmi dagli studi universitari. In realtà ne avevo anche bisogno, era un periodo molto stressante a causa degli esami che dovevo dare.
E, a dire il vero, ne avevo anche approfittato bevendo qualche bicchiere in più, approfittando del fatto che non dovevo guidare quella sera.
Ma non erano stati certo i fumi dell’alcol a farmi apparire quella visione, seduta sul divanetto con un paio di amiche. Era bellissima. Non avevo mai visto niente di più incantevole. Decisi di provarci, non potevo perdere l’occasione almeno di parlarci.
Approfittai di un momento in cui rimase da sola e mi sedetti accanto a lei. Con quei lunghi capelli biondi, gli occhi verdi, la pelle bianca come l’avorio. Era magica.
“Potrebbero spegnere tutte le luci che basteresti tu a illuminare tutto” fu l’unica stupidaggine che mi venne in mente per cercare di colpirla.
Lei si mise a ridere.
“L’hai letta in un cioccolatino?” mi rispose sorridendomi.
“L’ho letta nei tuoi occhi” le risposi prontamente.
Rise ancora.
“Ci sai fare con le parole. Chi sei?”
“Mi chiamo Sandro e tu devi chiamarti Meraviglia”
“In realtà mi chiamo Sharon, ma se preferisci…”
Mi sorrideva, sembrava starci ed ero al settimo cielo.
“Ti va un drink?”
“Beh, in realtà ne avrei già bevuto uno, ma se proprio insisti..” mi sorrise ancora.
Prendemmo qualcosa da bere e ci mettemmo di nuovo seduti sul divano. La sue amiche, vedendoci insieme, andarono a ballare.
Parlammo un po’ e la scoprii molto intelligente. Doveva avere anche un corpo bellissimo. Aveva una camicetta azzurra che risaltava i suoi splendidi capelli dorati, una minigonna bianca, dei bellissimi sandali da cui spuntavano le dita dei piedi bellissime. Era fin troppo perfetta. Come poteva essere da sola una ragazza così affascinante?
L’alcol fece effetto, persi i freni inibitori che talvolta avevo per la mia timidezza e provai a baciarla. La cosa più sconvolgente fu che lei ci stette. Non potevo crederci di aver fatto colpo su una ragazza tanto incantevole. Mi ero già innamorato di lei.
Dopo un po’ di tempo mi trovarono i miei amici, che mi stavano cercando. Mi videro con Sharon, qualcuno di loro cominciò a ridere di nascosto, non ne capivo il motivo. Mi dissero che stavano andando in un altro locale, ma io volevo e dovevo assolutamente rimanere con Sharon.
“Andate pure, tornerò con l’autobus”
“Va bene fa come credi, contento tu..” mi lasciarono con questa frase sibillina che sul momento non capii.
Guardai Sharon, il suo sguardo era ammaliante. La baciai ancora, la sua lingua calda e profumata mi mandava in estasi.
“Sei sicuro di quello che cerchi?” mi chiese Sharon.
Immaginai che intendesse chiedermi se ero serio nelle mie intenzioni o se cercassi solo l’avventura di una notte.
“Sharon sei bellissima, sono sicuro che voglio conoscerti meglio e poi … chissà …”
Sharon sorrise.
“Sono stanca ti va di accompagnarmi a casa? Non abito molto lontano da qui”
Non avrei chiesto di meglio.
“Certo che ti accompagno!”
Lasciammo il locale e camminammo per alcuni minuti mano nella mano, parlando di vari argomenti. Era davvero la ragazza perfetta, pensai.
Arrivammo davanti al portone di casa sua. La abbracciai e la bacia con passione.
“Vuoi salire un attimo per un ultimo drink?” mi propose.
Sembrava troppo bello per essere vero. La serata perfetta.
Salimmo in casa sua, una casa molto bella che mi disse condividere con due sue amiche. Anche lei era studentessa ma in un’altra facoltà.
Ci sedemmo sul divano, mi offrì una birra e ricominciammo a baciarci. Ci stava, dovevo approfittarne. Baciandola cominciai ad accarezzarle le cosce, minute, lisce, perfette.
Poi Sharon mi fermò la mano, temetti di aver raggiunto il limite massimo per quella sera.
“Sei veramente convinto Sandro?”
Cominciavo a non capire il motivo di quella stessa domanda ripetuta più volte.
“Sono convinto di essere pazzo di te Sharon” le risposi guardandola seriamente.
L’ultima birra era stata il colpo di grazia, adesso ero piuttosto brillo ma quell’occasione no me la sarei persa per niente al mondo. Per fortuna il mio membro reagiva positivamente nei miei pantaloni e questo era più che sufficiente a colmare il vuoto della mia mente annebbiata.
Le sbottonai completamente la camicetta, cominciai a baciarla sul collo. Lei ansimava. Aveva voglia, come me. Le accarezzai il seno dal reggiseno, era piccolo ma sodo. Le sfilai la camicetta e il reggiseno. Cominciai a baciarle i capezzoli, a leccarglieli. Era una creatura divina.
Le sfilai le scarpe…