Il massaggio proibito - DarkOct02

Il massaggio proibito

Era per me un periodo particolarmente stressante. Il lavoro, la famiglia, assorbivano tutte le mie energie.

Parlando con una cara amica mi consigliò di prendermi un po’ di tempo per me, di regalarmi qualche coccola perchè secondo lei ne avevo davvero bisogno.

In effetti non dedicavo mai troppo tempo solo per me e quel consiglio mi incuriosì. Mi parlò di un centro massaggi dove lei era stata qualche tempo prima e nel quale si era trovata benissimo. Era uscita totalmente rilassata, un’altra persona secondo lei.

Tornai a casa, dopo quella conversazione, piuttosto confusa. Non mi ero mai regalata un massaggio, una coccola esclusiva per me. Pensai di parlarne con mio marito quella sera, ma qualcosa mi fermò. Condividevo con lui ogni cosa, questa doveva essere una cosa solo mia.

Non era in fondo una bugia, ma solo un mio innocente piacere personale.

La mia amica mi aveva lasciato il biglietto da visita di quel centro, non si trovava troppo lontano in fondo. Decisi di chiamare la mattina successiva per fissare un appuntamento.

La voce femminile al telefono mi chiese di cosa avevo bisogno e io risposi “la cosa più rilassante che avete, qualcosa di indimenticabile!”.

La ragazza fece un sogghigno di approvazione, non ne capivo il motivo ma lo avrei capito successivamente. Fissai per quel sabato mattina.

La mattina del sabato ero stranamente eccitata per questa nuova esperienza, non vedevo l’ora di godermi quel tempo solo per me. Mi feci una bella doccia e mi preparai. Indossai un paio di pantaloni bianchi, un top nero e i sandali. La calda giornata primaverile me lo permetteva.

Raggiunsi il centro massaggi ed entrai. Subito fui colpita dagli odori inebrianti. Non era il solito incenso nauseante, ma un odore lieve ma persistente che entrando delicatamente nelle narici aveva il potere di farti già sentire meglio.

Mi presentai al bancone dove c’era una ragazza ad accogliermi, feci cenno all’appuntamento preso e lei mi fece qualche domanda per trovare il trattamento più consono alle mie esigenze.

Le spiegai la mia situazione e che avevo un assoluto bisongo di “evadere” dalla mia realtà, dalla consuetudine, dall’abitudinario. Mi sorrise e mi accompagnò in una stanza.

Era un ambiente bellissimo, rilassante, pur semplice. Con tnate luci colorate ma tenui, avevo sentito parlare di cromoterapia ma non mi ci ero mai imbattuta. La ragazza mi portò un accappatoio e mi disse che potevo prepararmi.

Mi sfilai le scarpe, i pantaloni e il top, rimanendo solo in reggiseno e mutandine. Infilai l’accappatoio ed aspettai qualche secondo, quando nella stanza entrò un ragazzo che mi lasciò estasiata. Era bellissimo, abbronzato, due braccia muscolose e un fisico bellissimo. Anche se aveva un viso tanto dolce, doveva essere molto giovane.

A dire il vero mi aspettavo un massaggio da una donna, non avevo considerato questa eventualità. Ma non volli certo apparire bigotta e non feci alcuna opposizione.

Il ragazzo mi sorrise e si presentò stringendomi la mano.

“Ciao, io sono Manuel. Il mio compito sarà quello di darti la massima soddisfazione”

Le sue parole mi lasciarono un attimo perplessa, io volevo solo un massaggio. Evidentemente doveva massaggiare da Dio. Decisi di stare al “gioco”.

“Piacere Manuel, io mi chiamo Michela. E sono qui per questo” risposi scherzando.

Poi mi fece qualche domanda sul mio stile di vita, sul tipo di lavoro che facevo e sui motivi che mi avevano spinta ad un trattamento del genere.

Alla fine mi invitò ad accomodarmi sul lettino e a stendermi a pancia in giù. Mi sfilai l’accappatoio e mi ricordai di aver indossato un perizoma piuttosto minimo. Non avendo considerando l’evenienza che a farmi il massaggio sarebbe stato un uomo. Ormai era andata così, non sarei certo scappata per questo. In fondo chissà quante donne aveva già visto. Mi sdraiai sul lettino e cercai di rilassare tutti i muscoli del corpo, di abbandonarmi completamente a quella nuova esperienza.

“Le dispiace se le sgancio il reggiseno?” mi chiese gentilmente
“Oh si certo” gli risposi imbarazzata, credendo di essere passata da bigotta. Probabilmente, in questi casi, le donne erano solite toglierlo e un po’ mi imbarazzò.

Quando le sue mani si poggiarono sulla mia schiena provai un brivido su tutto il corpo. Erano mani possenti eppure incredibilmente delicate. Mi sganciò il reggiseno con una padronanza incredibile. Pensai al fatto che mio marito ci metteva sempre mezz’ora per capire come fare…

Da sotto mi sfilai il reggiseno e lui gentilmente lo prese e lo mise insieme ai miei vestiti. Poi sentii un liquido caldo cadere sul mio corpo: sulla schiena, sulle gambe, sulle piante dei piedi. Fu una sensazione bellissima. L’odore di quel liquido era inebriante, mi entrò nelle narici e mi fece entrare in un nuovo mondo.

Poi le sue mani si poggiarono sul mio corpo e di nuovo sentii i brividi fino alle dita dei piedi. Era un contatto difficile da spiegare. Dalle sue dita riuscivo ad avvertire al tempo stesso il suo essere maschio e la sua incredibile delicatezza. Mi lasciai andare completamente al suo tocco. Le sue mani scorrevano abilmente sulle mie spalle, su tutta la schiena, sulle gambe, sulle piante dei piedi. Riusciva perfino a non farmi patire il solletico sui piedi, tanto era abile nel movimento.

Continuò così per qualche minuto, sentivo tutto il mio corpo entrare in un incantevole torpore.

Poi mi fece una domanda che mi fece “risvegliare” dal mio stato di estasi.

“Ha mai provato un massaggio a quattro mani?”
“C-cosa?” risposi confusa
“Si, un massaggio a quattro mani”
“N-no” risposi ancora balbettando “in realtà questo è il mio primo massaggio in assoluto,  se devo essere sincera”
“Glielo posso consigliare?”
“Ma dice.. adesso?”
“Si, certo. Glielo proponiamo allo stesso prezzo a scopo promozionale”

Rimasi perplessa e quasi senza rendermene conto risposi “Va bene…”

Il ragazzo si allontanò qualche secondo, uscendo dalla stanza. Per un attimo mi pentii di quella scelta, ma quando lo vidi entrare con un altro ragazzo, forse addirittura più bello di lui, rimasi sconcertata.

In fondo, essere coccolata per una volta da due maschi, non mi dispiaceva affatto.

“Buongiorno Michela, io mi chiamo Daniel” mi disse dimostrando di sapere già il mio nome.

“Buongiorno anche a te Daniel” risposi curiosa di questa nuova esperienza.

Senza aggiungere parola mi fecero capire che dovevo tornare a rilassarmi e così feci, abbandonandomi alle loro attenzioni. Per un attimo pensai alla reazione che avrebbe avuto mio marito se lo avesse saputo. Ma la soluzione era semplice: non lo avrebbe saputo affatto.

Quando sentii le loro mani sul mio corpo provai una sensazione incredibile. Non ero mai stata toccata da due uomini contemporaneamente. Quasi mi vergogno a dirlo, ma sentii una strana sensazione tra le gambe. Mi rifiutavo di pensare che questo mi stesse eccitando. Decisi di non pensarci, di lasciarmi semplicemente andare. Per una volta mi spettava.

Il primo ragazzo, Manuel, mi invitò ad indossare una mascherina.

“Serve per la fase di rilassamento totale” mi disse.
La indossai senza obiettare. Entrai nel buio più completo.

Si “divisero” il mio corpo. Uno si prese cura della parte superiore, l’altro di quella inferiore. Sentivo due mani accarezzarmi abilmente il collo e le spalle, altre due mani prendersi cura delle mie cosce, dei miei polpacci, delle mie dita dei piedi.

Ero ubriaca di sensazioni mai provate prima. La mia testa era come su un altro pianeta. Non avevo alcun pensiero esterno. C’ero solo io, col mio corpo seminudo sul lettino e due bellissimi ragazzi che mi toccavano con una abilità impensabile. Non potevo vederli, ero come entrata in un grande buio cosmico. Eppure stavo divinamente, come non ero mai stata in tutta la mia vita. Senza l’uso della vista tutti gli altri miei sensi si erano amplificati.

Uno di loro mi spinse delicatamente, facendomi capire che dovevo girarmi. Ed io lo feci. Solo dopo qualche istante mi resi conto di essere senza reggiseno. Davanti a loro due. Come non lo ero mai stata davanti a nessuno se non mio marito e il mio medico. Ma la cosa più sconvolgente è che non mi importava. Avevo perso ogni inibizione.

Anzi, cominciai a trovare persino eccitante che quei due ragazzi potessero vedere le mie tette, i miei capezzoli. Senza che io potessi vedere loro. Sentii le mani di uno tornare sulle mie cosce e scendere ancora lungo le gambe. Mentre l’altro dalle spalle scese sul mio seno. Avrei dovuto forse fermarlo? In quel momento non mi passava neanche per l’anticamera del cervello. Quando le dita del ragazzo raggiunsero i miei capezzoli mi resi conto di averli duri. Ebbi un sussulto sul lettino. E, potrei giurarci, in quel preciso istante bagnai le mutandine.

Non ero più io. Mi avevano portata per mano in un nuovo mondo. In un mondo dove non ero più moglie e madre, ma solo donna. E il mio corpo si adeguò subito a questa nuova inaspettata situazione. Perchè i miei capezzoli diventarono duri come il marmo stretti tra le dita del ragazzo. E le mie mutandine continuavano a sporcarsi mentre le dita dell’altro sfioravano il mio interno coscia, tanto, troppo vicino alla mia fessura vaginale.

Non riuscivo a reagire. Non volevo reagire. Volevo solo che continuassero a farmi sognare. Sentii qualcosa di caldo e umido avvolgere la punta del mio capezzolo. Era una lingua, ne ero certa. D’istinto emisi un gemito e dal piacere inaspettato e fortissimo inarcuai la schiena. Quello fu forse il segnale che aspettavano. Perchè sentii due dita afferrare dolcemente l’elastico delle mie mutandine.

Lo so, avrei dovuto “risvegliarmi”. Avrei dovuto pensare a mio marito. Avrei potuto fare tante cose. Ma l’unica che invece feci fu sollevare il sedere, per agevolare il ragazzo a sfilarmi il perizoma. Cosa che fece, senza indugi.

Capii di essere completamente nuda. Io, femmina come mai mi ero sentita in tutta la mia vita, con due veri maschi. Sentii qualcosa appoggiarsi sul mio viso. Capii che erano le mutandine che mi avevano appena sfilato. E adesso ne avevo la certezza. Erano oscenamente fradice. D’istinto mi venne di annusarle e l’odore che emanavano era fortissimo, di fica.

Ero schiava nelle loro mani e questa sensazione mi mandava letteralmente fuori di testa. Completamente ubriaca di nuove sensazioni. Un ragazzo continuava a prendersi cura delle mie tette, accarezzandole in un modo che nessuno aveva mai fatto. Non erano le mani di un uomo che voleva solo scoparmi, ma le sapienti mani di un maschio che voleva solo darmi piacere. Con le dita giocava con le punte dei miei capezzoli, alternandoli a sapienti colpi di lingua che mi facevano saltare sul lettino.

Le altre due mani indugiavano sulle mie cosce semichiuse, in una lotta tra l’imbarazzo e la voglia di essere sfrontata per spalancarle. Vinse le sfrontatezza e in maniera automatica aprii le gambe davanti a loro. Permettendogli di ammirare la mia fica naturalmente pelosa.

Sentii le dita che scorrevano sulle mie cosce avvicinarsi alle mie labbra vaginali e sfiorarle ad ogni passaggio. E sentii le mie labbra vaginali dischiudersi spudoratamente davanti ai loro occhi. Mi stavo completamente aprendo a loro. Nella maniera più intima.

Lanciai un gemito fortissimo quando sentii una lingua dare un colpetto al mio clitoride. E d’istinto sollevai il culo per cercare ancora quel perverso contatto. Che arrivò, diretto, deciso. Sentivo una lingua scorrere lungo le mie grandi labbra, con una abilità pazzesca. E io mi spalancavo sempre più, mi sentivo oscenamente aperta. La lingua continuò il suo percorso, fino a scendere sul mio ano. Tremavo dal piacere. Poi risaliva di nuovo fino al clitoride, passando sempre più all’interno delle labbra. Fino ad entrare completamente dentro di me.

Dal rumore che faceva avevo la certezza di essere clamorosamente fradicia tra le cosce. Sentii poi un’altra lingua passare sulla mia bocca e senza pensarci tirai fuori la mia. Le nostre lingue si accarezzarono per diversi secondi mentre l’altra entrava ed usciva con insistenza dalla mia vagina.

Persi completamente la ragione e mi lasciai andare totalmente al piacere che quei due ragazzi mi stavano regalando.

La lingua che mi baciava la bocca si allontanò improvvisamente e io allungai la testa per cercarla ancora. Ma non la trovai. Trovai invece qualcosa di veramente grosso e duro che affondò potentemente su una mia guancia. Non avevo dubbi, era una enorme cappella. Senza ritegno spalancai la bocca e mangiai tutta quella meravigliosa punta. Era bagnata, dal sapore buonissimo. Me la feci infilare in bocca e il ragazzo cominciò a spingermela lentamente fino in gola. Avevo la bocca incredibilmente piena di cazzo, era davvero largo. Mentre lo tenevo in bocca cominciai a girare la lingua sul suo glande durissimo e lui mi prese per la testa per controllare il movimento. Costringendomi, con mio immenso piacere, a pomparlo con vigore.

Nel frattempo l’altro ragazzo mi teneva le gambe sollevate in aria e mi infilò due dita nella fica. Entrarono come nel burro, tanto la mia cavità era fradicia e aperta. Mi sentivo come una ragazzina alle prime esperienze, il mio stato di moglie era lontano anni luce. Volevo solo che quelle sapienti dita continuassero a toccarmi internamente come nessuno aveva mai fatto prima, in dei punti che nemmeno immaginavo potessero dare tanto piacere. Talmente tanto piacere che ero senza fiato. Talmento tanto piacere che esplosi improvvisamente in un orgasmo pazzesco che mi fece urlare con il cazzone in bocca dell’altro.

Mi sentivo usata e questo stranamente mi faceva impazzire. Il mio corpo completamente nudo in mano a due ragazzi così giovani e belli e soprattutto così abili nel dare piacere. In quel momento ero disposta a tutto pur di godere ancora. Mi ero resa conto di averne un bisogno assurdo. Non che con mio marito non godessi, ma sentivo la necessità di godere io, nella mia privata intimità.

Il ragazzo mi sfilò il cazzo di bocca, con mio grande dispiacere. Perchè aveva una misura fantastica da spompinare. Ma con mia grande gioia dopo qualche secondo un altro cazzo si avvicinò alla mia bocca. E con mio grande stupore era anch’esso grosso in una maniera assurda. Ben lontano, dovevo ammetterlo, dalle misure di mio marito. Spalancai la bocca il più possibile per assaggiare anche quest’altro cazzo. E anche lui cominciò a spingermelo fino in gola, facendomi sentire una puttana nelle sue mani.

Intanto l’altro salì sul lettino, mi sollevò le gambe mettendosi i miei piedi sulle possenti spalle. Sapevo. Sapevo che sarebbe successo. E lo volevo in un modo pazzesco. Quando sentii quella enorme cappella violare le mia grandi labbra quasi impazzii. Avrei voluto urlargli di sbattermelo dentro subito, con forza, facendomi male. Avevo voglia di essere posseduta con violenza, di sentirmi spaccare da un vero maschio. E i miei pensieri divennero realtà, quando il ragazzo dopo aver strusciato per qualche secondo la sua grande cappella sul mio clitoride in fiamme cominciò ad entrarmi dentro. Trattenni il fiato fermandomi dal pompare l’altro cazzo. Mi rendevo conto che stavo subendo una penetrazione pazzesca.

E infatti, quando il cazzo del ragazzo mi entrò in fica, urlai. E urlai ancora quando cominciò a spingermelo dentro sforzandomi le pareti vaginali al passaggio. Mi sentivo la fica piena, come mai era successo prima. Senza tanti complimenti mi fece arrivare subito il cazzo fino all’utero e dovetti urlare ancora per il forte colpo. Mi fece male ma il dolore si trasformò in un piacere intenso quando cominciò a pomparmi la fica con forza. Cazzo quanto era maschio! E come mi faceva sentire femmina! Una femmina che in quel momento desiderava solo essere sbattuta come una cagna in calore!

E lui lo fece. Cazzo se lo fece. Mi pompava con una forza incredibile e la mia fica si slabbrava ad ogni colpo. Neanche mi importava se me la avrebbe slargata tutta. Se mio marito se ne sarebbe accorto. Volevo solo lo facesse. Senza ritegno. Mi sentivo puttana e mi piaceva un casino.

Venni. Venni con un orgasmo travolgente, urlando. Poi mi sfilò il cazzo dalla fica e solo in quel momento mi accorsi di quanto mi bruciasse tutta. Sapevo che adesso toccava all’altro. Che anche lui avrebbe voluto usarmi. Non aspettavo altro.

Ma mi fecero scendere dal lettino. Rimasi quasi delusa perchè temetti che il “trattamento” fosse finito. Il contatto delle mia piante dei piedi con il pavimento mi fece temere di dover tornare alla realtà. Per fortuna, non fu così. Una mano mi spinse dalla testa verso il basso, costringendomi e inginocchiarmi. Non parlavano, eppure mi facevano sentire la loro schiava.

Mi trovai i loro cazzi davanti al viso. Non potevo vederli, ero ancora bendata. Ma li sentivo sbattere sulla mia faccia. Duri, nodosi, vogliosi. Presi in bocca il primo che mi capitò sotto tiro e cominciai a succhiarlo con una foga pazzesca. Ero di nuovo fuori di testa. Poi trovai l’altro e presi in bocca anche lui. Alternando le due grandi cappelle. Che erano ormai fradicie. Io le ripulivo con attenzione, lucidandole con la mia lingua. Mi scoprì veramente brava a lavorare cazzi con la bocca. Avevano due totem di carne e io sentivo la mia fica gocciolare sul pavimento. Mi portai una mano tra le cosce e mi infilai diverse dita in fica. Ero un lago ed ero ancora spalancata. Me le spingevo dentro con forza desiderando ancora i loro cazzi in pancia.

Poi mi fecero alzare e uno di loro mi prese in collo. Erano così forti. Così atletici. Così uomini. Mi avvinghiai con le bracci al collo del ragazzo e con le gambe intorno al suo culo scultoreo. Lui impugnò il suo grosso cazzo sotto di me, mi puntò la cappella all’ingresso vaginale e poi mi fece cadere sul suo bastone nodoso. Urlai mentre mi costringeva ad impalarmi sul suo uccellone. Cominciò a farmi saltare sul suo cazzo, ad ogni colpo sentivo la sua cappella arrivarmi in gola. Le sue grandi palle sbattermi sul culo. Cazzo quanto mi faceva sentire troia! Mi leccava le tette, mi mordeva i capezzoli e poi abbiamo cominciato a pomiciare senza che mai rallentasse la forza dei colpi di cazzo nella mia pancia. Mi sconquassava, mi sfondava tutta. Sentivo quel male che volevo, di cui avevo bisogno adesso per godere. Quel dolore che ti fa sentire femmina presa dal maschio.

L’altro si inginocchiò dietro di me. Sentii le mie chiappe allargarsi. Me le spalancò con le mani e quando sentii la lingua entrarmi nel buco del culo e girare nella mia cavità anale venni ancora urlando.
Ma non si fermarono. Dopo la lingua mi infilò diretto un dito nel culo. Facendomi impazzire. Mi cercava nell’ano come un esploratore cerca un tesoro. E poi, come potevo immaginare, sentii la sua cappella appoggiarsi al mio forellino raggiato. Spingere per deflorarmi lo sfintere.

Quando sentii la cappella entrarmi nel buco del culo quasi svenni. Fu una penetrazione pazzesca, mi sverginò il culo per la seconda volta. Mi faceva male anche lui eppure volevo continuasse. Che mi aprisse completamente anche dietro. E certo non si fece pregare. Il mio foro anale non potè resistere a quella possente pressione e cedette. Il cazzo del ragazzo mi entrò tutto nel culo senza rispetto.

Avevo due cazzi esagerati in fica e in culo e urlavo come una troia. Perchè, in quel momento, non ero altro che quello. Mi pomparono insieme facendomi sentire piena in maniera assurda. Mi scavavano i buchi senza ritegno. Venni non so quante volte. Poi uscirono dai miei buchi distrutti. Mi ritrovai in piedi in mezzo ai loro corpi possenti. Come stretta tra due muri. Il primo a riprendermi, in piedi, fu quello dietro di me. Mi infilò di nuovo il cazzo nel culo. E l’altro me lo rimise in fica. Tenendomi stretta nel sandwich dei loro corpi e usando i miei buchi in un modo indecente. Mi pomiciavano a turno mentre i loro bastoni mi invadevano come terra di conquista.

Ero dolorante ma avrei continuato per tutto il giorno a farmi rompere da quei due.

Uscirono di nuovo, mi bruciavano il culo e la fica in un modo assurdo.

Uno di loro si stese sul pavimento e l’altro mi costrinse a montarci sopra. Mi guidava lui, fin quando mi ritrovai di nuovo seduta su quel palo di marmo che aveva tra le gambe. Me lo infilai in fica da sola, dimostrandogli quanto potevo essere puttana. Cominciai a cavalcarlo come una forsennata, agevolata dal fatto che ormai la mia fica aveva raggiunto una dilatazione pazzesca per i trattamenti precedenti. Due mani mi spinsero la schiena per costringermi ad adagiarmi sul maschio che avevo sotto di me. Le punte durissime dei miei capezzoli si adagiarono sul petto muscoloso del ragazzo. Tirai fuori la lingua per fargli capire che volevo la sua. E lui me la infilò in bocca, baciandomi come una porca.

Sapevo, ero ben cosciente, che in quella posizione il mio buco del culo sarebbe rimasto vergognosamente spalancato davanti all’altro. Infatti mi infilò la lingua di nuovo dentro l’ano. E io andai di nuovo fuori di testa. Aveva una lingua talmente dura che era come se mi inculasse un piccolo cazzo. Ma il piccolo cazzo non mi bastava più.

E per la prima volta, parlai. Urlai.

“Sbattimelo nel culo ti prego!”

Non dovetti aspettare molto per sentire la sua cappella infilarsi nuovamente nel mio culo. E lo fece con una facilità assurda, facendomi capire che dovevo averlo parecchio aperto. Talmente spalancato che mi entrò tutto nel culo con un solo colpo. Ricominciò anche lui a pomparmi dietro mentre cavalcavo da vera zoccola il cazzo da cavallo che avevo ben piantato in fica. Venni in un modo esplosivo. Sentii un violento orgasmo partirmi dal cervello e scaricarsi dalla mia fica sul palo che stavo montando. Mi lasciai cadere stremata sul corpo del ragazzo.

Quello dietro uscì dal mio culo. Appena uscì sentii l’aria entrarmi fino all’intestino, facendomi capire che doveva avermi lasciato una galleria nell’ano. Mi sfilò anche il cazzo dalla fica. Mi rotolai sul pavimento stremata e sentii i loro schizzi copiosi di sperma schiantarsi sul mio viso. Mi inondarono letteralmente. Sentivo il viso completamente ricoperto di sborra. Mi tirarono su di peso e mi adagiarono sul lettino. Mi coprirono con un asciugamano ed uscirono.

Mi addormentai. Sconvolta. Dolorante, ma felice.

Mi svegliai dopo un po’ di tempo, mi tolsi la benda dagli occhi. Mi ci volle qualche minuto per capire dove fossi. Avevo forse sognato? Nella stanza non c’era nessuno. Il mio viso era pulito. Dunque era successo davvero o avevo solo immaginato?

Mi misi seduta dal lettino e sentii un forte dolore al culo. Mi guardai tra le gambe e la mia fica era gonfia e arrossata.

Sorrisi. Mi feci una doccia e mi rivestii.

Arrivai alla reception e la ragazza mi chiese:

“Tutto a posto signora? E’ rimasta soddisfatta?”

“Vorrei prenotare per il prossimo sabato”

Poi mi venne in mente la mia amica che me lo aveva consiglaito. Quanto era troia. E quanto, di fatto, avevo scoperto di esserlo io.

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