Ho sempre avuto il sospetto di essere un gran cornuto. Fin da quando io e Erika eravamo ancora “fidanzatini” ed avevamo solo 15 anni. Io ero follemente innamorato di lei mentre lei amava, diciamo, la bella vita.
Lei era la classica ragazzina “facile” a detta di molti, ma io non avevo mai voluto crederci. Mi raccontavano che quando stava ai giardini, in mia assenza, era solita imboscarsi con qualche altro ragazzo a volte per una “limonata”, a volte per una sega o per un pompino “veloce”.
A quei tempi non volevo crederci, perchè lei con me era dolcissima e diceva che erano solo invidiosi. Ma in molti raccontavano di essersi svuotati le palle nella sua bocca e sinceramente qualche dubbio lo avevo sempre avuto. Non l’ho mai scopata a dire il vero, ci eravamo limitati a seghe e pompini. A lei piaceva da pazzi farli e li faceva anche parecchio bene. Per questo qualche dubbio era legittimo. Ingoiava. Lo faceva ogni volta. Diceva che il sapore del mio sperma era dolce e che in fondo faceva bene alla pelle. Non so quanta sborra ho schizzato nella sua piccola bocca. Mi guardava negli occhi. Ogni volta che mi spompinava mi guardava dritto negli occhi. Come se volesse mantenere il controllo su di me. Era lei a farmi i pompini, non io a farmeli fare.
Diceva di essere vergine. E di non sentirsi ancora pronta a farlo. Si faceva toccare le tette, già ben sviluppate. Ma poche volte ero riuscito a infilarle la mano nelle mutandine. Aveva tanto pelo tra le cosce e quando ero riuscito ad arrivarci con le dita l’avevo trovata con tutto il pelo intorno alle labbra bagnato.
Se non ricordo male solo un paio di volte ero riuscito a farle sfilare le mutandine. Una volta a casa mia e un’altra volta in cantina. Avevo visto la sua fica, le sue meravigliose labbra che spuntavano dal pelo nero. Mi permetteva solo di accarezzarle le labbra, non voleva che le infilassi dentro neanche un dito. Diceva che aveva paura di perdere la verginità. Le malelingue invece affermavano che lo facesse per non farmi scoprire che non era per niente intatta. Che di cazzi ne aveva già presi eccome. E io non ci volevo credere.
Una volta provai a infilarle un dito “a tradimento”, quando non se lo aspettava. Ero solo troppo curioso di capire se era stata sincera con me. Mi beccai uno schiaffo che me lo ricordo ancora e da allora non me la fece più toccare. Quella volta il mio dito le entrò in mezzo alle labbra senza trovare alcuna resistenza. Non fu sufficiente per averne la certezza, ma il dubbio che fosse già stata aperta mi rimase.
Siamo stati insieme fino ai 16 anni e mezzo, quindi poco più di un anno. Poi si era trasferita e di lei avevo perso le tracce. Fin quando ci siamo nuovamente incontrati a 20 anni, lei usciva da una storia con un brutto ceffo e io ero ancora single. Così abbiamo ricominciato a frequentarci e ci siamo fidanzati. Ovviamente non era più vergine e stavolta era sicuro.
Non ci siamo mai sposati perchè lei si è sempre detta contraria al matrimonio, venendo da una famiglia con una relazione molto complicata dove il padre picchiava spesso la madre.
Erika è sempre stata uno spirito libero, non ha mai accettato imposizioni. E io questo l’ho sempre accettato. Anche quando usciva con le amiche fino a tardi e sapevo che rincasava solo la mattina. E poi ha sempre amato la provocazione, tanto da prendere regolarmente il sole al mare in topless (e la sua splendida terza abbondante non passa certo inosservata) con un costume superminimo e le chiappe praticamente al vento o capace di tirarsi giù le mutandine per fare pipì anche davanti ad altri amici. Certo non a livello di spettacolo porno, questo no. Ma il suo culo nudo quando si metteva accovacciata per farla lo hanno visto in parecchi.
E in parecchi mi dicevano che fosse un po’ troia. Ma io l’ho sempre amata da pazzi. E la amo ancora, anche dopo aver scoperto con estrema chiarezza chi è veramente.
Siamo andati a convivere da un paio di anni e questo ha limitato la sua libertà d’azione. Per cui non ho più avuto modo di preoccuparmi più di tanto della sua fedeltà. I nostri rapporti sessuali sono sempre stati buoni, almeno di questo ero convinto. Almeno io.
Erika è sempre stata una donna molto attenta al suo benessere e alla sua salute, per questo era solita andare ogni anno dal ginecologo per una visita di controllo. L’ultima volta mi aveva parlato di una infiammazione interna che non riusciva a far guarire e per questo il dottore aveva richiesto di vederla più spesso.
Mi ero proposto di accompagnarla ma lei aveva sempre rifiutato dicendomi che era in grado di farlo da sola. E io rispettavo il suo bisogno di indipendenza. Ma nell’ultimo periodo le visite dal ginecologo erano diventate troppo ravvicinate, ci andava almeno un paio di volte al mese ormai da tre mesi e io mi stavo preoccupando. Temevo che ci fosse qualcosa di serio che non volesse dirmi.
Così, all’appuntamento successivo, le dissi che sarei andato con lei. Litigammo, perchè come al solito non voleva, ma alla fine trovammo l’accordo che avrei aspettato fuori e poi avrei parlato col medico dopo la visita. Solo per rassicurarmi sulla sua salute. Me lo doveva.
Arrivò quindi il giorno della visita, aveva fissato come al solito in tarda serata, diceva che preferiva essere l’ultimo appuntamento così non doveva aspettare troppo. Arrivammo dal medico a dieci minuti dalle venti e dopo circa quindici minuti si aprì la porta dello studio. Uscì una signora di mezza età e il medico chiamò il nome di Erika.
Vidi il dottore sulla porta, un bell’uomo sulla trentina, abbronzato, mi salutò con sufficienza. Erika si alzò dalla sedia della sala di attesa e si avviò verso di lui. Indossava una gonna di pelle nera che le arrivava sopra le ginocchia, una camicetta bianca, le calze nere e le immancabili scarpe col tacco. Non usciva mai senza.
Il medico la fece entrare e poi chiuse la porta davanti a me.
Li sentivo parlare ma non riuscivo a capire cosa si dicessero. Le uniche parole che riuscii in qualche modo a sentire dopo qualche minuto furono “Adesso sfilati le mutandine”. Ci doveva essere ormai confidenza tra loro visto che le dava del tu, ma lo trovai ovvio.
Sapere che in questo momento Erika si trovava sola con lui al di là di quella porta, nuda, mi faceva in qualche modo ingelosire ed eccitare allo stesso tempo. Quell’uomo aveva Erika totalmente esposta davanti a lui. Immaginavo la scena, cosa che non avevo mai fatto fino ad allora. Forse perchè questa volta erano davvero molto vicini a me.
Mi venne una curiosità pazzesca, pensai di fare qualcosa che non avrei mai immaginato di fare. La porta era di quelle tradizionali, con il buco della serratura. Pensai che certamente non avrei visto niente ma ci volli provare lo stesso. Mi alzai dalla sedia senza far rumore e mi avvicinai alla porta. Li sentivo ogni tanto parlottare quindi non avrei probabilmente rischiato che aprissero improvvisamente la porta e mi scoprissero.
Mi abbassai e avvicinai l’occhio al buco. Per fortuna nella toppa non c’era la chiave quindi la visuale era libera. Vidi la scrivania e alcuni mobiletti nella parte destra della stanza e sulla sinistra spuntava una staffa del lettino ginecologico, una di quelle dove le donne appoggiano le gambe per stare spalancate. Ma non vedevo la gamba di Erika sopra.
Dopo qualche secondo apparve la gamba della mia compagna che si appoggiò alla staffa e notai subito una cosa piuttosto inusuale, almeno per me. Vedevo la sua gamba dal ginocchio in giù e mi accorsi che aveva la calza arrotolata fino alla caviglia, con la scarpa indossata.
Non capivo che senso avesse a quel punto non toglierla del tutto e soprattutto perchè farsi visitare con le scarpe col tacco. Ma qualche istante dopo avrei avuto tutte le risposte.
Vidi infatti una mano del ginecologo sulla scarpa di Erika. Inizialmente pensavo che si fosse solo appoggiato ma notai che in quella mano non aveva il guanto di lattice che si usa per la visita. E poi il movimento sulla scarpa era piuttosto eloquente, gliela stava accarezzando. E come se non bastasse dopo qualche secondo vidi le mani del medico che lentamente sfilavano la scarpa di Erika, vedevo bene il suo piede inguainato nella calza nera e le mani del medico massaggiarlo.
Questo mi sembrò decisamente troppo per una normale visita ginecologica, ma non avevo ancora visto niente. Il ginecologo cominciò a sfilarle la calza e quando il piede rimase nudo vidi il suo viso vicino alle dita dei piedi di Erika che muoveva come per invitarlo, infatti dopo qualche secondo lui tirò fuori la lingua e cominciò a passargliela sulle dita ormai nude.
Ebbi un sussulto e mi allontanai dalla porta, cominciai a camminare nervosamente nella sala d’attesa, adesso era tutto fin troppo chiaro. Questo era il motivo delle continue visite di Erika dal ginecologo, era il suo amante! E quel che è peggio lo stava facendo anche con me nell’altra stanza!
Avrei dovuto aprire quella porta, entrare in quella stanza incazzato come una iena e coglierli in flagrante!
Eppure qualcosa stava succedendo in me, invece che essere incazzato ero incredibilmente eccitato. Mi accorsi di avere il cazzo duro nei pantaloni, che vedere quella scena mi aveva provocato una decisa erezione. Uscì fuori in tutto il suo splendore la mia anima di cornuto, mi resi conto che forse lo avevo sempre saputo. Avevo sempre saputo che Erika era una troia, solo che non volevo ammetterlo a me stesso.
Avevo sempre saputo probabilmente che Erika fin da quando stavamo insieme da ragazzini faceva i pompini a tutti, proprio come mi avevano sempre detto. E che probabilmente si faceva scopare già allora, ma non da me. Mi stavo però rendendo conto che forse la amavo proprio per questo suo essere una incontenibile porca.
Ero palesemente un cornuto. E lo ero da sempre. la differenza è che ora ne ero finalmente consapevole. Avevo le prove davanti a me. Oltre quel buco della serratura.
Tornai alla porta dello studio e ricominciai a spiare. Lei era ancora sul lettino, vedevo il piede sulla staffa. Non vedevo più il ginecologo, ma vedevo le dita del piede di Erika che si muovevano di continuo e conoscevo quel movimento che era solita fare durante i nostri rapporti. Tirava su le dita fino all’estremo quando era vicina ad un orgasmo.
Senza rendermene conto mi accorsi di avere il cazzo in mano, me lo ero tirato fuori senza neanche pensarci. Ero veramente duro e mi stavo masturbando guardando la mia compagna con un altro. Anche se in realtà potevo solo immaginare cosa stesse succedendo.
Poi successe l’inaspettato. Mi facevano male le gambe a forza di stare chinato, mi appoggiai alla porta con un movimento goffo, la porta si aprì e io caddi dentro la stanza.
Erika lanciò un urlo avendo capito che li avevo scoperti.
La scena che vidi quando mi rialzai mi lasciò sconvolto. Erika era sul lettino completamente nuda e con le gambe spalancate davanti al medico. Il ginecologo aveva i pantaloni e le mutande abbassate, probabilmente la stava scopando ed era uscito da dentro di lei quando io ero entrato cadendo nella stanza. Aveva ancora il cazzo duro e subito mi accorsi delle notevoli dimensioni di quell’attrezzo!
Ci fu un attimo di gelo, nessuno parlava. Erika mi guardava ed evidentemente si accorse che anche io avevo il cazzo fuori dai pantaloni. Capii che li stavo spiando e soprattutto che mi stavo segando guardandoli. Da brava troia colse l’occasione al volo.
“Amore avvicinati vieni qua!”
Come un burattino nelle sue mani mi alzai dal pavimento. Lentamente mi avvicinai a lei. Intontito, confuso, impossibilitato a proferir parola. Con il cazzo ancora fuori dai pantaloni ma non più molto duro. Il ginecologo rimase immobile davanti a Erika, il suo cazzo non dava nessun accenno di resa. Adesso che ero più vicino mi resi conto ancor di più di quanto lo avesse grosso. Era abbastanza lungo ma soprattutto era largo da far paura.
Quando arrivai vicino al lettino Erika mi sorrise.
“Stai tranquillo amore, va tutto bene. Non cambia niente tra noi, anzi…”
Poi mi prese il cazzo in mano e cominciò a da accarezzarmelo, mi vergognai per il paragone irriverente con il cazzo del suo ginecologo. Quello che fino a poco prima la stava evidentemente sfondando.
Il dottore capì a sua volta la situazione che Erika era riuscita a creare e tornò a d essere più tranquillo.
Era Erika che aveva in mano le redini del gioco adesso. Mise in bocca il mio cazzo e comincio a succhiarmelo con passione, come forse non aveva mai fatto. Il mio cazzo si indurì in poco tempo mentre Erika regalava al medico la visione delle sue dita che accarezzavano il clitoride mentre era spalancata davanti a lui.
“Ti fidi di me amore?” mi disse dolcemente.
“S-si…” risposi senza neanche rendermi conto di cosa avrei fatto iniziare.
Erika mi sganciò i pantaloni che caddero ai miei piedi e poi mi tirò giù le mutande. Adesso c’erano due cazzi nudi davanti a lei. Cominciò a leccarmi la cappella ormai fradicia e poi a passarmi la lingua su tutta l’asta. Chiusi gli occhi cercando di riordinare le idee ma non ci riuscivo. Accadeva tutto troppo velocemente.
Poi senti di nuovo la voce di Erika, ma stavolta non era rivolta a me.
“Dai rimettimelo dentro” ordinò al ginecologo.
Sentii un brivido lungo tutta la schiena, quando aprii gli occhi vidi il medico con il cazzo in mano, forse ancora più grosso di prima avvicinarsi alla sua fica spalancata. Le labbra della fica di Erika erano completamente aperte. E aspettavano lui, non me.
Lo stavo accettando. Stavo accettando di essere un cornuto conclamato. Di condividere la mia Erika con un altro. Chissà quante volte era già accaduto che si concedesse ad altri, ma stavolta lo faceva spudoratamente davanti a me. E questo mi eccitava incredibilmente.
Mentre Erika continuava a giocare con il mio cazzo per tenermi mentalmente impegnato ed eccitato guardavo l’enorme cappella del medico avvicinarsi alla fica. Mi chiedevo come facesse a godere con me se era abituata a prendere quelle misure. Lui le appoggiò la cappella lucida sul clitoride e cominciò a strusciarla sopra bagnandola degli umori di lei. Dai rumori capii che Erika era completamente fradicia.
“Dai sbattimelo tutto dentro” lo incitò mentre io cercavo di trattenermi per non sborrare e fare la figura del coglione, oltre che del cornuto.
La sua cappella cominciò a spingere sulle labbra e dopo pochi istanti la vidi sparire completamente nella fica di Erika che lanciò un urlo come segnale che lui le era dentro. Adesso ero ufficialmente un cornuto consenziente, avevo permesso che la mia compagna accogliesse dentro di sè il cazzo di un altro.
“Dai tutto, tutto!” ordinò al medico impaziente di riprendere quella grossa mazza.
Lui prese coraggio, superata la tensione dei primi minuti e cominciò a fare sesso con Erika come se io non ci fossi. Le diede un colpo forte per farle entrare dentro tutto il cazzo, tanto forte che pensai la avesse sfondata. Lei adesso non aveva più bisogno di trattenere il godimento e cominciò a urlare mentre quel grosso cazzo la scopava senza ritegno. Ogni volta che usciva vedevo la sua asta con tutte le vene gonfie ricoperta sempre più dagli umori di Erika.
“Oh amore sentissi come ce l’ha grosso” mi disse sfacciatamente.
“Si, lo vedo…” le risposi provocandole ancora maggior eccitazione.
“Amore leccami i piedi mentre lui mi sfonda”
Agli ordini, padrona. Rispose il burattino cornuto senza parlare.
Mi avvicinai al piede di Erika e segandomi cominciai a passarle la lingua sulle dita e sulla pianta.
“Oh si siiii infilamela tra le dita dei piedi”
Mi ricordai che poco prima se li era fatti leccare anche da lui, quindi mi resi conto che stavo leccando dove era già passato lui. Che continuava a pompare la mia compagna fregandosene di me. Aveva il camice sollevato e mi resi conto che aveva un fisico invidiabile. Niente a che vedere col mio.
Erika si strizzava il seno e i capezzoli diventati durissimi e lunghi urlando ad ogni colpo che lui le assestava in fica. Poi gli fece cenno di uscire, lui tirò fuori il grosso cazzo dalla fica di Erika che rimase tutta aperta. Non avevo mai visto il buco della sua fica così largo. Ci poteva entrare una mano.
Il medico fece qualche passo indietro con il cazzo ancora duro e tutto bianco degli umori vaginali della mia compagna.
“Leccamela amore”
Ecco l’umiliazione del cornuto. Dovevo leccare la sua fica appena trapanata da un altro. Appoggiai la lingua alle sua labbra e cominciai a leccare dove poco prima c’era il suo cazzo. Mi sembrava perfino di avvertire il sapore del cazzo del medico mischiato a quello degli umori di Erika.
Intanto lui si era messo lateralmente al lettino ed Erika glielo aveva preso in bocca. O almeno ci provava perchè sembrava riuscisse a far entrare in bocca poco più della cappella per come era largo. E sicuramente le piaceva da impazzire avere in bocca il suo membro perchè la sua fica gocciolava di continuo nella mia bocca.
Poi si voltò verso di me tenendo il suo cazzo ben stretto in mano e mi disse:
“Amore dimmi che ti piace tutto questo ti prego!”
“S-si, mi piace amore..” le risposi da cornuto.
“Guarda che cazzo enorme ha il dottore amore!” continuò umiliandomi.
“Si amore.. l’ho visto…”
“Dimmi come mi ha ridotto la fica tu che la vedi bene”
“Te l’ha… te l’ha allargata tutta amore…”
“Ora scopami tu amore fammi vedere come sei bravo”
Mi alzai in piedi, impugnai il mio cazzo e lo infilai nella sua fica slabbrata. Cominciai a scoparla ma lei non emise neanche un gemito, presa come era a lavorare con la bocca la sua “lattina” di carne.
Dopo un paio di minuti che la scopavo sguazzando nella sua fica troppo dilatata per il mio membro, Erika mi ordinò di smettere, di uscire e di lasciare di nuovo il posto all’altro cazzo che evidentemente le dava più soddisfazione. Ubbidii e il ginecologo passandomi davanti tornò a rimettersi tra le gambe della mia fidanzata.
Dopo pochi secondi il suo cazzo tornò ad infilarsi nella sua fica e ovviamente Erika ricominciò ad urlare sotto i suoi colpi.
“Amore ti eccita essere cornuto?” mi chiese gemendo
“S-si… amore…” le risposi balbettando
“Lo sai perchè sei cornuto amore?” mi chiese ancora ormai totalmente padrona della situazione e della mia mente
“Dimmelo…”
“Perchè io ho bisogno di grossi cazzi nella mia fica e il tuo non lo sento più”
L’umiliazione ormai era arrivata a livelli incontrollabili. Ed io la accettavo. Accettavo la mia nuova condizione. Forse era l’unico modo per non perderla. E io non volevo perderla.
“Lo capisco amore, lo capisco….”
“Vedi amore come mi sbatte un vero uomo?”
“Si, amore, lo vedo…”
“Mettiti a sedere sulla sedia, guardaci e segati!” mi ordinò ancora.
Ed io lo feci. Mi misi seduto a guardarli masturbandomi. Ero completamente in sua balìa ma eccitato al tempo stesso. Era come vedere un porno in diretta solo che sotto l’attore superdotato c’era la mia compagna.
Senza la mia presenza vicino il ginecologo si fece intraprendente. Aveva ormai capito che io ero un cornuto consenziente. E lui prese in mano la situazione. Del resto chissà quante volte se l’era già sbattuta quando io non c’ero. Tra loro era evidente una certa intimità.
La prese per le caviglie e cominciò a scoparla leccando i piedi di Erika. Lei aveva dei piedi bellissimi ed io ne ero sempre stato geloso. Adesso erano in bocca ad un altro uomo. Gli appartenevano come ogni altra parte del suo corpo. Ed io potevo solo guardare. Poi la fece sedere sul lettino, la prese in collo e le infilò di nuovo il cazzo in fica facendola saltare su di se.
Era molto forte, riusciva a tenere Erika in collo e a scoparla contemporaneamente. Potevo solo ammirare tanta mascolinità. Mentre la faceva saltare e urlare le prendeva i capezzoli in bocca e glieli tirava. Una cosa che la faceva impazzire da sempre. Il ginecologo teneva le mani sul bellissimo culo sodo di Erika e vedevo la sua asta imperiosa invadere la mia donna mentre lei saltava. Credo che lui lo facesse apposta, perchè con le mani ogni tanto le teneva le chiappe spalancate come a concedermi di vedere il buco del culo della mia compagna e le sue labbra che avvolgevano la grossa asta.
Lei se ne era accorta, sapeva di avere il culo completamente esposto alla mia vista e mi chiese di leccarglielo. Mi alzai dalla sedia, il dottore con le mani aprì le chiappe di Erika, mi inginocchiai e da lì sotto vidi quanto era piantato il suo membro dentro di lei. Le labbra di Erika avvolgevano e stringevano quell’incredibile asta. Avvicinai la mia bocca al buco del culo di Erika e mi resi conto di quanto fossi vicino al cazzo del dottore. Tirai fuori la lingua e cominciai a leccarle il foro anale che era anch’esso tutto sporco di umori vaginali colati dalla fica.
Poi successe una cosa che non ho mai capito se fosse voluta o accidentale. E nemmeno l’ho mai chiesto. Il grosso cazzo del ginecologo scivolò fuori dalla fica di Erika. E io ero proprio lì sotto. La sua cappellona sfiorò la mia bocca e me la ritrovai proprio davanti agli occhi. Lucida, fradicia di Erika, possente.
Alzai lo sguardo e vidi che loro mi stavano guardando. Erika ne approfittò subito.
“Amore assaggialo anche tu, fidati”
Un conto è essere cornuti un altro è essere bisessuali. O comportarsi da tali. Non avrei mai fatto una cosa del genere. Almeno così pensavo. Perchè in realtà non lasciai finire Erika di ordinarmelo che appoggiai le mie labbra su quella grande cappella. Spalancai la bocca e la feci entrare. Il sapore era forte, tra sborra e umori vaginali. Impugnai l’asta del dottore per tenerlo fermo, la mia mano non si chiudeva da quanto era largo. Lo invidiai da morire per quella dotazione. Avrei voluto avere io un cazzo del genere. Feci entrare e uscire un po’ di volte la sua cappella dalla mia bocca e dentro di me dovetti ammetterlo: mi eccitava succhiare il cazzo che mi stava facendo cornuto.
“Basta amore non esagerare adesso” mi disse mia moglie umiliandomi ancora.
Poi lui la fece scendere, era tutta sudata, odorosa di sesso. Di sesso forte.
Si aggiusto un attimo i capelli, poi si diresse nuovamente verso il lettino. Vederla camminare nuda e sculettare davanti al ginecologo mi fece impazzire. Di gelosia, di eccitazione.
Si appoggiò di pancia sul lettino, sollevo una gamba e la mise sul lettino. Era di nuovo tutta esposta. A me. Ma soprattutto a lui. Con le dita si aprì le labbra vaginali per farci vedere come era ridotta.
“Dottore fai vedere al cornuto come mi finisci”. L’invito era ovviamente ancora per lui.
Il medico si sfilò scarpe, pantaloni e mutande. Poi si tolse tutto il resto e rimase praticamente nudo. Aveva davvero un corpo invidiabile. Del resto era il toro che si faceva la mia Erika.
Si impugnò il cazzo che in tutto questo tempo non era mai sceso di un centimetro, continuava a stargli dritto e potente. Lui era un uomo vero. Mi sentivo veramente inferiore rispetto a lui. Non potevo competere con un maschio così. Se mia moglie godeva con lui adesso capivo chiaramente il perchè.
Si avvicinò a Erika, ricominciò a strusciarle la cappella sulle labbra per prepararle all’imminente sfondamento. Io guardavo e mi segavo. Mi faceva male il cazzo da quanto mi ero masturbato. E non riuscivo neanche più a tenerlo duro. Ormai dovevo solo svuotarmi.
Come del resto anche lui. Solo che lui si sarebbe svuotato dentro la mia compagna.
“Amore avvicinati voglio che guardi da vicino come si fa a finirmi”
Mi avvicinai e mi inginocchiai sotto di lei. Vidi fin troppo bene il momento in cui quella enorme cappella le violava per l’ennesima volta la fica. Vidi le labbra spalancarsi in maniera perfino innaturale e Erika lanciò un urlo. Era entrato di nuovo. La sua asta nodosa tornò a farsi strada nella fica e questa volta i colpi furono da subito molto violenti. Glielo infilava fino alle palle, fino in fondo. Aveva le palle gonfie, grandi, doveva essere pienissimo.
Erika tra le urla fece solo in tempo a dirmi “Amore leccaci mentre mi sfonda!”
Cominciai a passare la lingua sulla fica di Erika e ovviamente sul bastone del dottore. Stavo ingoiando litri di umori bollenti. I loro umori.
Dopo qualche secondo e alcuni colpi ben assestati che fecero saltare Erika per il dolore e il piacere misti insieme vidi il dottore infilare un dito nel buco del culo della mia fidanzata e contemporaneamente l’asta del suo cazzo cominciare a pulsare forte e lui urlare il suo piacere.
Capii che in quel momento stava schizzando tutto il suo sperma dentro la pancia di Erika. Che ovviamente prendeva la pillola. Lei ebbe un violento orgasmo insieme a lui.
Dopo poco il medico sfilò il cazzo dalla fica in fiamme di Erika e fece qualche passo indietro lasciandomela lì tutta sfondata.
“Amore leccamela” fu l’ultimo suo umiliante ordine. Non so perchè ma mi aspettavo che lo dicesse. Era il sigillo dell’infedeltà, del mio nuovo stato di cornuto felice.
Cominciai a leccare la fica che era tutta sporca di sperma. Lo raccolsi con la lingua e lo ingoiai. Poi Erika con le dita si aprì le labbra che erano comunque rimaste spalancate e mi disse di ripulirla anche dentro.
Dopo pochi secondi con le labbra della fica spalancate dal suo buco vaginale cominciò a sgorgare fuori una quantità incredibile di sborra che mi finì sul viso. La leccai ancora, mangiando tutto lo sperma che quel toro aveva schizzato fino alle ovaie di Erika.
“Basta amore, adesso aspettami fuori ti raggiungo tra un attimo”.
Mi ricomposi e mi ripulii il viso, senza dire nulla uscii dalla stanza e mi misi a sedere in sala d’attesa.
La sua ultima umiliazione era stata quella di rivestirsi solo davanti a lui. E forse di fissare un nuovo appuntamento. Perchè non c’erano dubbi sul fatto che quel cazzo lo avrebbe preso ancora tante e tante volte.
Dentro di me una sola speranza. Quella di poter essere ancora il loro zimbello.
E così fu.