Una doccia calda era quello che ci voleva. O forse mi avrebbe fatto meglio bella ghiacciata. Quel pomeriggio era stato forse il più sconvolgente della mia vita. Una trasgressione del genere non l’avrei mai immaginata fino a qualche tempo fa. Stavo riscoprendo il sesso sotto forme diverse. E questo mi faceva sentire incredibilmente donna. Essere così tanto desiderata da un ragazzo giovane di fatto colmava il mio desiderio inconscio di sentirmi ancora giovane. Anche se di fatto non ero certo vecchia.
Stupidamente e forse anche ingiustamente incolpavo Paolo per essersi accontentato di avermi come mi aveva sempre avuta. Avevo provato, invano, a portare un senso di nuovo nel nostro rapporto di coppia. Senza che lui lo rispettasse. Era così maledettamente legato alla normalità. Ho sempre creduto che l’ingrediente magico per un rapporto di coppia duraturo fosse proprio quello di non cadere nell’anonimato. Nella prassi. Nella quotidianità. Lo avevo pensato. Ma non lo avevo applicato.
Perché avevo comunque permesso di arrivare a questo punto. Lo avevo permesso a lui. E di riflesso a me stessa. Quel preservativo poi? Forse anche lui stava semplicemente cercando altrove nuovi piaceri? Oltretutto pareva evidente che certo non si fermasse a leccare i piedi alla sua nuova amica. Ne parlavo a me stessa, come se davvero esistesse un’altra.. Senza averne la minima certezza. Forse per giustificarmi, perché di certo c’era solo il fatto che fossi io ad avere un altro uomo. Che sapeva cogliere il mio essere donna in ogni centimetro del mio corpo.
E pensare che era tutto nato dai miei piedi. Adesso sapevo che c’era molto di più dietro a una inspiegabile improvvisa passione feticista. C’era Claudia che reclamava la conoscenza di sé stessa. Dei suoi limiti. E un uomo che amavo, che avevo sempre amato, che di conoscere i limiti di Claudia non pareva avere nessun interesse. Era forse questa la nuova vita che si scopre dopo i 40 anni? Avrei voluto parlarne perfino con qualche amica, ma non mi venne in mente nessuna di cui fidarmi veramente.
Per un attimo mi resi conto di quanto, di fatto, mi trovassi sola. Sola con i miei nuovi dubbi “adolescenziali pre menopausa”. Chiusi l’acqua e uscii dalla doccia. Indossai il mio accappatoio rosa, regalo di mia figlia. Guardai i miei piedi sull’asciugamano steso sul pavimento. Il suo oggetto del desiderio. Che avevano conosciuto il suo piacere. Aprii l’accappatoio e mi guardai nuda. Vedevo il mio corpo come non lo avevo mai visto. Lo vedevo adesso con gli occhi di Denny. Mi sentivo femmina. Ero femmina. In quel momento avrei voluto lui fosse lì. Avrei voluto aprirlo davanti a lui il mio accappatoio. Avrei voluto mi vedesse tutta nuda, adesso. Avrei voluto sentire il suo sguardo sui miei piedi. Salire. Sulle mie cosce. Fra le mie gambe. Sul mio seno. Sui miei capezzoli che, rilassati, erano tornati ad essere così larghi. Sulla mia bocca che aveva conosciuto la sua.
Il mio cellulare sul mobile del bagno squillò.
“Mamma, sono io, ho bisogno urgente di parlarti”
“Cinzia che è successo?” le domandai spaventata.
“Stai tranquilla mamma, sto bene e non è successo niente di grave. Ho solo bisogno di confidarti una cosa”
“Sono a casa puoi venire quando vuoi. Sicura di stare bene?”
“Si, mamma, stai tranquilla. Sono a 5 minuti da casa, arrivo. Voglio parlare solo con te.”
“Ti aspetto amore”
Quando Cinzia chiedeva di parlare solo con me il problema non erano i soldi. Per quello era abilissima a farsi sganciare dal padre. Le volte in cui mi aveva posto la stessa condizione era per parlare di uomini. O di sesso. Ero stata io a farle i famosi primi discorsi riguardo questo argomento quando arrivò l’età “a rischio”. Fosse stato per suo padre sarebbe diventata suora. Ma stavolta mi spaventava. Aveva fatto qualche cazzata? La cosa che più mi interessava era che stesse bene di salute. Mi vestii velocemente, a Paolo dissi soltanto che sarebbe passata nostra figlia per parlare con me di qualcosa riguardante gli studi. E per non disturbare la “sua” partita saremmo andate in camera.
Quando Cinzia suonò il campanello cercai di rimanere tranquilla, nonostante l’ansia e la paura cominciavano a pervadermi. Ebbi un attimo di conforto quando vidi entrare mia figlia sorridente. Non era mai stata brava a fingere, se fosse stato qualcosa di veramente grave lo avrei subito capito dalla sua espressione.
“Ciao tesoro, come stai?” la salutai abbracciandola.
“Tutto bene mamma”
“Vieni andiamo di là così non disturbiamo tuo padre che può urlare tranquillamente per la partita”
Appena chiusi la porta di camere mi rivolsi preoccupata a Cinzia.
“Mi fai spaventare..che è successo Cinzia? Stai bene?”
“Stai tranquilla mamma, non sono malata e non sono incinta se è questo che ti preoccupa”.
Effettivamente erano esattamente le due cose che mi preoccuparono, per cui cominciai a rilassarmi.
“Allora raccontami che è successo”
“Beh mamma.. credo che dire comunque questa cosa a un genitore non sia facile. Tu sai che non sono brava a fare tanti giri di parole, per cui vado subito al punto. Io mi sono innamorata di una ragazza…”
Rimasi senza parole. Mi ritenevo sufficientemente aperta mentalmente per essere pronta anche a simili evenienze. Ma da Cinzia non me lo sarei mai aspettata. Dovetti per qualche secondo assimilare il colpo.
“Capisco che non sia facile da comprendere, forse nemmeno da accettare. Mi hai sempre detto che ci tieni alla mia felicità e ti assicuro che questa è una scelta ponderata e non un colpo di testa. Mi conosci abbastanza bene per sapere che è così”
Mi sforzavo di sorriderle non tanto per l’imbarazzo quanto perchè non trovavo veramente le parole giuste per cercare comunque di comprenderla senza ferirla.
“Tu sei sicura di questo Cinzia?” fu la prima stupidaggine che mi venne in mente. Potevo usare anche un po’ più di fantasia. Se era venuta da me a confessarmi questa cosa vuoi che non fosse sicura. O almeno credere di esserlo.
“Si, mamma. Non sarei venuta qui da te se non ne fossi certa” mi rispose come a sottolineare la sciocchezza della mia domanda.
“Chi è lei?” fu forse la prima domanda sensata che feci.
“E’ la mia compagna di stanza Chantal. Credimi mamma non è un colpo di testa. In questi mesi ci siamo conosciute molto, non è la follia di una serata”
“Bambina mia, cosa ti devo dire io. Chi sono per giudicarti. Non posso che essere felice se tu sei felice” le dissi abbracciandola.
“Ho deciso di dirlo a te perchè non sono mai riuscita a mantenere segreti con te. E lo sai. Ti chiedo solo di mantenere il segreto con papà, lui non credo sia pronto a questo”
“Non credo neanche io tesoro”
“Ma…” non mi lasciò neanche finire la frase che già aveva capito quale fosse la domanda.
“Si facciamo sesso, mamma, se è questo che vuoi sapere. E ci vogliamo molto bene”
Cercai di correggere il tiro fingendomi sorpresa della sua risposta.
“Ma no non volevo sapere questo tesoro. La tua vita sessuale ti appartiene. Volevo solo domandarti..” restai qualche secondo in sospeso perchè in effetti non sapevo cosa domandarle e volevo evitare un’altra stupida domanda.
“..volevo domandarti se hai messo in conto di non avere figli o insomma se…”
“Mamma non avrei messo in conto di avere figli in questo momento neanche se stessi con un ragazzo. Ora penso solo a studiare. Ci sarà tempo per pensare a questa evenienza”
La sua risposta matura mi fece sorridere ancora e sentirmi comunque orgogliosa di lei.
“Io ti voglio bene Cinzia, ciò che fa felice te farà sempre felice anche me” le dissi abbracciandola. Lei ricambiò commossa.
Adesso capivo il senso di quel giocattolo sessuale nella sua borsetta. Forse non lo usava neanche su di se. Allontanai subito quell’immagine privata di mia figlia che non doveva appartenermi. Cinzia rientrò a casa e io mi misi a cucinare. Non riuscivo a non pensare alla sua confessione. Era stata coraggiosa e questo mi inorgogliva. Però dentro di me mi spaventavano le conseguenze. E di come Paolo avrebbe appreso questa notizia quando sarebbe arrivato il momento di comunicargliela. Speravo solo che quel momento arrivasse più tardi possibile.
Quella sera feci sesso con Paolo. Anche se la mia mente, forse per la prima volta, era più altrove che sul fatto che mi penetrasse. La confessione di Cinzia e il pomeriggio con Denny avevano assorbito tutte le mie energie mentali. Il corpo però reagiva normalmente anche per il fatto che quel giorno mi era mancato l’orgasmo vaginale dopo quello esplosivo clitorideo provocato dalle dita di Denny.
Infatti, dopo pochi colpi ben assestati in profondità, venni. Forse anche Paolo si accorse della mia inusuale freddezza, perché volle finire in maniera diversa da come era solito fare. Presi il membro in bocca, per la seconda volta quel giorno e non potei fare a meno di constatare la differenza di sforzo che dovevo fare per accogliere la sua cappella rispetto a quella enorme di Denny. Impugnandolo e riuscendo quasi a chiudere la mano sulla sua asta accertai che il suo diametro era forse la metà di quello dell’uccello del ragazzo.
Come non potei fare a meno di rendermi conto che la mia bocca stava succhiando Paolo mentre la mia mente succhiava Denny. Quando percepii il suo orgasmo in arrivo chiusi gli occhi e il suo sperma schizzò sul mio palato e in gola. Non fu certo un orgasmo come quello visto fare a Denny. Paolo difficilmente produceva tanto sperma, forse perché lo facevamo regolarmente e non aveva modo di accumularlo.
Ingoiando quella calda sostanza mi domandai come avrei accolto in bocca tutto quello sperma schizzato dal ragazzo nel pomeriggio. Paolo si buttò soddisfatto nella sua parte di letto e io andai a ripulirmi. Quando tornai a letto Paolo russava. E io mi addormentai ripensando a tutte le emozioni vissute in quel giorno. Ancora non riuscivo a credere che Cinzia si fosse scoperta lesbica. E soprattutto mi chiedevo, forse per la prima volta in vita mia, come si potesse godere facendo sesso con una donna, senza avere una penetrazione umana. Del resto, però, anche Denny quel pomeriggio mi aveva fatta impazzire senza penetrarmi. Potere della mente umana protagonista indiscussa nel sesso. O almeno così dovrebbe sempre essere. L’ultimo pensiero che ricordo aver fatto prima di addormentarmi fu il domandarmi che effetto mi avrebbe fatto accogliere quell’enorme membro dentro di me.
Mi svegliai la mattina con in mente la confessione di Cinzia. La sera prima la avevo accolta con stupore ma anche con rassegnazione, dal momento che in fondo si trattava della vita e di conseguenza della felicità di mia figlia. Adesso cominciava a farsi strada in me la preoccupazione. Paolo si accorse che ero strana, provò a farmi qualche domanda ma senza ottenere specifiche risposte. Lo vidi contrariato della mia superficialità, temevo cominciasse a sospettare qualcosa sul mio conto non sapendo che il mio pensiero principale in quel momento era solo rivolto a mia figlia. Quando cominciò a farmi qualche domanda troppo specifica sul mio incontro del giorno precedente con la mia amica, che di fatto non era mai avvenuto, ebbi il terrore che potesse scoprire la verità. Cominciai pertanto a cambiare atteggiamento, tornai ad essere più interessata a lui. Gli uomini non vogliono altro che sentirsi importanti per la propria donna, in fondo.
“Perchè non ci prendiamo una giornata tutta per noi e andiamo in piscina?” gli proposi.
“Ci sto. E’ da tanto tempo che non mi faccio una bella nuotata”.
Preparammo velocemente la borsa con i costumi e i vari accessori e qualche panino per il pranzo. Tenevo sempre qualche panino nel congelatore per le evenienze. Dopo circa tre quarti d’ora arrivammo alla piscina. Che era piuttosto affollata vista la bella giornata e il fatto che fosse comunque coperta.
Ci dividemmo per metterci i costumi visto che gli spogliatoi uomini e donne erano separati e ci incontrammo nel corridoio per poi raggiungere la piscina e sistemare le due sdraio comprese nel biglietto.
Finalmente ci tuffammo in acqua e ci godemmo il meritato relax. Dopo circa mezz’ora uscimmo e sentii la necessità di andare in bagno. Non sono certo una di quelle che la fanno in acqua, perché ho sempre pensato che molte altre persone non si ponessero certo lo scrupolo. Da bambina, oltretutto, mi avevano fatto credere che l’acqua diventasse blu se ci fai la pipì dentro. Mi era sempre rimasto il terrore che fosse vero. Raggiunsi il bagno e mi accorsi che la porta non chiudeva. Ho sempre odiato i bagni con la porta che non si chiude, perché una volta, in una situazione del genere, un signore aprì la porta mentre ero chinata a fare la pipì.
Un’ altra cosa di cui non mi fido è sedermi nei bagni dei locali pubblici per cui la faccio, come tante altre donne, in piedi con le gambe inclinate. Questo apre la porta proprio mentre la stavo facendo , rimane anche lui mortificato ma si prende i suoi belli istanti per darmi una sbirciata fra le gambe. Gli feci un urlo che mi avranno sentita dall’altra parte della strada ma intanto lui si era goduto lo spettacolo. Decisi di andare a chiamare Paolo perché sorvegliasse la porta. Mentre camminavamo per raggiungere il bagno diedi di nuovo sfoggio della fantasia riscoperta in quegli ultimi tempi. Entrai in bagno e maliziosamente mi rivolsi a Paolo.
“Entra con me” gli proposi, mi tieni la porta da dentro.
Paolo accettò, entrammo nella stanzina e lui si mise contro la porta che comunque era vicina alla tazza, viste le dimensione ridotte del locale. Mi tirai giù le mutandine del costume e, ovviamente senza appoggiarmi, cominciai a fare pipì guardando Paolo. Capitava raramente che lui entrasse in bagno quando io ero occupata nelle mie “faccende private”, per cui quella situazione fu per lui come per me sufficientemente inusuale da farmi venire una pazza idea. Finii di fare la pipì e mi asciugai con la carta, solo che invece di rivestirmi rimasi in piedi con il costume abbassato alle ginocchia, mi avvicinai a lui e mettendogli una mano sul rigonfiamento del costume gli dissi “Facciamo una pazzia?” mordendomi il labbro.
“Qui in bagno???” mi rispose scioccato.
“Che te ne frega, siamo marito e moglie mica amanti che si nascondono”
“Con tutto lo spazio e la tranquillità che abbiamo in casa dobbiamo farlo nel bagno della piscina?”
Il suo rispondere bigotto alla mia provocazione di femmina in calore mi fece innervosire, ma la mia testardaggine nel raggiungere sempre i miei scopi ebbe la meglio sulla mia voglia di lasciar perdere e gli tirai giù il costume non curante del suo velato diniegoe mi chinai fra le sue gambe. Il suo membro era ovviamente a riposo, con la punta della lingua cominciai a stuzzicargli la punta ancora coperta dalla pelle cosicchè il suo cazzo, per fortuna almeno lui, reagì positivamente.
“Tu sei proprio matta” mi disse mentre con due dita glielo scappellavo. Quando tutta la sua punta uscì fuori glielo presi tutto in bocca e cominciai a succhiarglielo.
“Sei matta…” continuava a ripetere sottovoce mentre io non curante continuavo con il pompino. Mi portai la mano fra le gambe e cominciai ad accarezzarmi le labbra bagnate. Anche questo era inusuale per me. Difficilmente mi masturbavo quando facevo sesso con mio marito. Il suo cazzo divenne grosso e duro e la mia fica cominciò a gocciolare. Cominciai a torturami il clito mentre le mie labbra scorrevano sempre più velocemente sulla sua asta. Riuscii a prenderglielo quasi tutto in bocca quando l’orgasmo esplose fra le mie gambe: Questo mi portò a succhiarglielo ancora più forte fin quando anche lui dovette abbandonarsi al piacere e mi schizzò in bocca. Dopo aver ingerito il suo sperma gli ripulii tutto il cazzo con la lingua e mi alzai lasciandoglielo a ondeggiare fra le gambe.
Lui mi guardava scioccato.
“Ma che ti è preso?”
“Semplice voglia del tuo cazzo, non posso?” lo provocai.
“Nel bagno della piscina, sei proprio matta” continuòa ripetere tirandosi su il costume.
Mi tirati a mia volte su le mutande del costume e gli feci cenno di andare.
Che scemo, pensai dentro di me. Non ha proprio idea di quanto potrei essere porca per lui se solo lo volesse. Mi sentivo finalmente donna come non mi ero mai sentita. Il sapore dello sperma del mio uomo ancora in bocca mi faceva sentire femmina. Camminavo in mezzo alle sdraio per raggiungere le nostre e sentivo gli sguardi dei maschi sul mio corpo. Come se stessi sprigionando feromoni per farmi conquistare. E forse, in effetti, è quello che mi stava succedendo. Ero una femmina in calore a tutti gli effetti. E loro lo avvertivano, nonostante i miei modi mai volgari di comportarmi. Perché ritenevo che una donna potesse essere seducente senza essere minimamente volgare.
Questo ruolo mi affascinava ora più che mai. Volevo quegli sguardi su di me. Volevo che mi spogliassero con gli occhi. Volevo che mi immaginassero nei loro letti senza che ovviamente questo potesse avvenire. Il solo pensiero che il membro di tutti quei maschi sulle sdraio potesse avere anche solo un sussulto vedendomi passare mi affascinava. Non avevo mai avuto questo genere di pensieri in vita mia. Mi sentivo come una ragazzina capace di far esplodere gli ormoni dell’altro sesso. Raggiungemmo le nostre sdraio e Paolo si abbandonò con l’intento, preannunciato, di farsi una sonora dormita.
Rimasi qualche minuto seduta cercando il mio libro nella borsa e guardando le persone intorno a me. Coppie probabilmente sposate con prole urlante, giovani coppie alle prese con il primo amore, gruppi di ragazzi e di ragazze alle prese con i loro inseparabili cellulari. Qualcuno che ogni tanto lanciava un’occhiata verso di me. Mi sfilai le ciabattine e appoggiai i miei piedi nudi sulla sdraio. Chissà quanti uomini guardano di nascosto il corpo delle altre donne di nascosto dalla propria compagna. Forse tutti, immaginavo. Chissà quanti di loro si soffermano ad ammirare i piedi delle donne immaginando le più fantasiose oscenità. Chissà quanti me li stanno leccando in questo momento nella loro fantasia privata.
Aprii il mio libro al segno lasciato precedentemente e rannicchiai le gambe avvicinando i piedi al mio sedere in modo da poterli raggiungere con la mano libera. Iniziai la lettura e con la mano cominciai ad accarezzarmi i piedi. Qualcuno, intorno a me, fu attratto da quel gesto. Un ragazzone super palestrato, che non era certo il mio tipo e un uomo con la sua compagna di spalle stavano guardando verso di me.
Feci un sorriso senza staccare gli occhi dal libro, come se quel gesto fosse conseguenza della mia lettura. Continuai a passarmi le dita sul collo del piede e notai che i loro sguardi si fecero più intensi. Lanciai un’occhiata all’uomo con la compagna e lui si voltò facendo finta di nulla. Bastò per darmi la certezza che mi stesse guardando. Voltai leggermente lo sguardo verso il palestrato, lui non distolse lo sguardo dal mio. Il non essere accompagnato da una presenza femminile gli dava evidentemente più coraggio.
Gli sorrisi, più per divertimento che per ricerca di conquista. La presenza di mio marito, seppur dormiente vicino a me, mi dava la tranquillità. Non avrei corso pericoli. Senza voler per questo esagerare. Lanciai uno sguardo sullo slip dell’atleta e notai un rigonfiamento che non poteva passare inosservato. Cotone, pensai sorridendo. Si sa che i palestrati sono tutti mini dotati. Con un gesto quasi impercettibile portò la mano sui suoi slip come per sistemarsi il membro e voler dare risposta alla mia sciocca insinuazione. Niente cotone. Sembrava tutta carne quella là sotto. Complimenti per l’attrezzatura, sembravo comunicargli, quando mi venne una smorfia di compiacimento sulla bocca.
Per tutta risposta mi sistemai il top del costume facendomi ballare per qualche istante il voluminoso seno. Anche questo gesto non passò inosservato. Mi sorrise, senza che io risposi al suo gesto. Spostai il piede portando la pianta verso il suo sguardo e cominciai lentamente a muovere le dita. Rimasi qualche minuto sulle righe del libro pur sentendo i suo occhi su di me. L’altro ammiratore invece era stato costretto a seguire la compagna in acqua. Lanciai una rapida occhiata verso il palestrato. Non mi attraeva fisicamente, non mi erano mai piaciuti i muscoli pompati oltre natura. Mi attraeva soltanto la sua attenzione.
Un gioco perverso che trovavo piacevole. Il ragazzo si alzò dalla sua sdraio e si sistemò gli slip come a volermi mostrare la sua prestanza fisica fra le gambe. Che sembrava comunque consistente. Mi sorrise e si incamminò lentamente verso la piscina. Si tuffò in acqua e riemerso mi guardò orgoglioso di avermi regalato la sua esibizione. Aspettai qualche minuto e poi decisi di entrare in acqua anche io. Ero troppo curiosa di vedere dove si sarebbe spinto con mio marito a dormire qui accanto. Senza più rivolgere lo sguardo verso di lui mi sedetti a bordo vasca. E poi entrai. Cominciai a nuotare senza minimamente preoccuparmi di dove lui fosse.
Finché lo vidi appoggiato al bordo della vasca dalla parte opposta della piscina intento ad osservarmi. Mi mangiava con gli occhi. Letteralmente. Mi divertivo a giocare con lui come il gatto con il topo. Così puntai le mani sul bordo della vasca e mi misi con la pancia appoggiata sul bordo rivolgendo la schiena e il mio sedere verso di lui come una gatta in calore. Potevo immaginare i suoi pensieri e come mi avrebbe messa sul letto in quel momento. Del resto la posizione gliela stavo suggerendo io stessa. Tiravo fuori i piedi dall’acqua e muovevo ancora i piedi per provocarlo. Fingendo di guardarmi intorno gli lanciai un’occhiata e lui era ancora lì, a perlustrare il mio corpo con gli occhi. Mi sorrise, ma stavolta non risposi al sorriso. Non volevo comunque dare adito alle sue probabili speranza di portarmi a letto.
Vidi Paolo muoversi sulla sdraio. Si stava probabilmente svegliando. Era giunta l’ora di porre fine a quel gioco perverso. Cominciai a camminare nell’acqua per raggiungere la scaletta. Quando la raggiunsi e la afferrai per cominciare a salirla qualcuno si appoggiò al mio corpo. Al mio sedere, per la precisione. Era lui. Con la scusa di salire le scale dopo di me mi aveva letteralmente sbattuto il suo pacco contro il mio sedere. Lo avertì duro, evidentemente eccitato.
“Ma che fai?” gli domandai girandomi e fingendomi stizzita.
“Che fai provochi e poi scappi?” mi rispose incolpando, giustamente, il mio comportamento.
“Scemo” gli risposi con un mezzo sorriso malizioso, dandogli probabilmente in qusto modo ancora l’occasione per farsi avanti.
Sentii in quel momento la sua mano possente stringermi una chiappa dento l’acqua.
“Hey!!!” lo apostrofai perchè togliesse la mano dal mio culo.
Continuò invece a palparmi il culo spudoratamente, sebbene questo gesto fosse invisibile al resto delle persone nella piscina. Allora cominciai a salire le scalette e questo lo costrinse ad abbandonare la presa delle mie natiche. Uscii così dall’acqua offrendogli ovviamente lo spettacolo del mio culo che passava davanti al suo viso. Senza voltarmi raggiunsi la mia sdraio. Paolo si stava svegliando proprio in quel momento, per fortuna non si era accorto di nulla.
Avvolsi l’asciugamano intorno al mio corpo e vidi il palestrato tornato alla sua sdraio continuare a fissarmi. Lo avevo provocato troppo e lui davvero adesso si aspettava qualcosa da me. Risistemai l’asciugamano e tornai a sdraiarmi. Anche lui era sdraiato, rivolto verso di me. Dal suo costume appariva adesso evidente la sagoma del suo membro come una grossa virgola che dalle sue palle si slanciava verso la coscia. Ecco cosa si era appoggiato al mio sedere poco prima. Accidenti se gli ero piaciuta. Decisi che era meglio smetterla, la cosa avrebbe potuto degenerare. Mi rimisi a leggere il mio libro senza più guardarlo, fiera comunque di aver generato tanto desiderio verso di me.
“Che ore sono?” mi chiese Paolo con la voce ancora tramortita dal risveglio.
“L’ora si svegliarsi!” gli risposi tra lo scherzo e lo stizzito.
Ripresi la mia giornata regolare con Paolo, tra spuntini, gelati, nuotate e lettura. Il palestrato continuava di tanto in tanto a darmi delle occhiate che tendevo a non ricambiare. Salvo offrirgli, quando possibile, interessanti visioni del mio corpo o dei miei piedi. Mentre lui, quando si accorgeva che il mio sguardo volgeva da quella parte, non mancava di sistemarsi gli slip per sottolinearmi, probabilmente, cosa avrei potuto conquistare concedendomi a lui. Cosa che non mi interessava minimamente. Il gioco era eccitante così. Fine a se stesso. Mi piaceva piacere. Questa era la cosa che avevo scoperto nelle ultime settimane. Mi piaceva essere desiderata. Pur consapevole che era un gioco che poteva anche rivelarsi pericoloso. Ma che il mio corpo sottoscriveva in pieno.
Avrei voluto dare sfoggio della mia ritrovata fantasia con Paolo. Non avevo mai avuto la necessità di altri uomini. Ma lui sembrava non capire. Non coglieva le occasioni. Mancava poco che si fosse scandalizzato perché avevo avuto voglia di fargli un pompino in bagno. Con lui la mia carica erotica rischiava di rimanere inespressa. E questo mi faceva rabbia. Possibile non si accorgesse di avere accanto una moglie con nuovi desideri sessuali? Domande che non trovavano risposte.
Nel tardo pomeriggio decidemmo di rientrare. Il palestrato andò via qualche istante prima di noi e lasciò un foglietto sulla sua sdraio, preoccupandosi che lo vedessi prima di incamminarsi verso l’uscita. Quando passai con Paolo lo raccolsi senza che lui se ne accorgesse e lo infilai nel mio costume. Paolo mi chiese se preferivo fare la doccia in piscina, gli risposi che ero stanca e che avrei preferito farla a casa.
Arrivati a casa pregai Paolo di lavarsi prima di me, in modo che io potessi cominciare a preparare per la cena. Appena sentii l’acqua scorrere tirai fuori il biglietto dal mio costume e lo lessi.
“Non dirmi che non lo hai fatto apposta a provocarmi. Stai tranquilla che tuo marito non scoprirà nulla. Vediamoci per un caffè.” E seguiva il suo numero di telefono. Accartocciai il biglietto e lo nascosi nella tasca interna della mia borsa, con l’intenzione di gettarlo il giorno successivo. Non avevo la minima intenzione di incontrarlo.
Paolo uscì dalla doccia e fu il mio turno. Mi spogliai e infilai sotto la doccia. Ancora una volta soddisfatta. Il mio nuovo ruolo di provocatrice mi eccitava mentalmente e per appagare anche le mie esigenze fisiche conseguenti mi masturbai sotto la doccia. Con molta tranquillità perché la tenda avrebbe coperto la visuale delle mie dita che mi penetravano anche se lui avesse aperto la porta del bagno. Cosa che peraltro non era solito fare.
Pensai al palestrato, se mi avesse presa di spalle a bordo piscina col suo notevole “attrezzo ginnico”. Bastò vivere la scena con la mente che raggiunsi un appagante orgasmo, degna conclusione di quella giornata atipica.