Quando mia sorella mi ha invitato a pranzo la scorsa domenica, non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo.
Al pranzo erano invitate anche altre persone, tra cui un cugino del compagno di mia sorella, Giovanni.
Avevo già conosciuto Giovanni, era venuto anche al battesimo del figlio di mia sorella a cui ero ovviamente presente anche io.
Non c’era stato molto modo di parlarci, per cui posso dire che lo conoscevo solo di vista.
Sono andata al pranzo con la mia bambina di 11 mesi, mio marito era a lavoro.
Quando ci siamo seduti a tavola, Giovanni è capitato a sedere accanto a me. Abbiamo conversato cordialmente, come del resto con gli altri commensali.
Una persona piacevole, devo dire. Anche un bell’uomo, 40 anni, abbronzato.
Ma l’ultimo dei miei pensieri era vederlo sotto quel punto di vista. Sono felice con mio marito, non mi manca nulla.
A un certo punto è arrivata l’ora della pappa della bimba e senza farmi troppi scrupoli, come del resto non mi faccio mai, mi sono preparata per allattarla al tavolo.
Così mi sono abbassata la spallina del vestito e un po’ goffamente, avevo la bambina in braccio, ho tirato fuori la poppa per dare il latte a Sara.
Mentre ho fatto questo, stavo per l’appunto parlando con Giovanni di cose futili, quando mi sono accorta che per un attimo ha smesso di parlare e ha cominciato a fissare il mio seno.
E’ stato un attimo quasi impercettibile, ma una donna se ne accorge quando ha le attenzioni di un uomo addosso. Non c’e’ nulla da fare.
Non posso dire di essere una strafiga, certo neanche proprio da buttare via con i miei 36 anni. La gravidanza certo un po’ mi ha cambiata, qualche chilo è rimasto, ma nel complesso credo di essere rimasta sempre molto appetitosa.
Quello che più è cambiato durante e dopo la gravidanza, è ovviamente il mio seno. Ho sempre avuto una bella quarta, ma adesso le avevo giustamente più gonfie per via del latte. Il capezzolo mi era diventato più scuro e così era rimasto anche dopo la nascita di Sara. La punta del capezzolo si è molto allungata anche per via delle continue poppate della bimba. Non esagero dicendo che ho un capezzolo lungo quasi 3 centimetri.
E questo deve aver colpito Giovanni. Non ci ho dato comunque molto peso, ho continuato la conversazione e ho fatto attaccare la bimba al seno. Però provavo una sensazione strana, è come se quello sguardo rubato al mio seno da parte sua mi avesse fatto particolarmente piacere.
Dopo qualche minuto Sara si è staccata dal seno, è sempre molto pigra a mangiare. Ed eccomi di nuovo esposta davanti a lui. Di solito quando la bimba si stacca tendo a rimettere subito il seno al suo posto nel reggiseno. Invece mi stavo accorgendo che stavo ancora traccheggiando con la bimba con la tetta ancora nuda davanti a tutti e in particolar modo a Giovanni che era più vicino a me, visto che ero seduta a capotavola.
Questa cosa un po’ mi sconvolse: perchè lo avevo fatto? Cercavo mille scuse dentro di me, ma la realtà che non potevo nascondere a me stessa era che avevo volutamente lasciato che Giovanni guardasse il mio capezzolo. Avevo volutamente ritardato di nasconderlo. Cosa mi era successo? Non avevo mai fatto una cosa del genere. Ma quel suo sguardo sul mio seno era qualcosa di magnetico che aveva trovato il mio consenso.
Proseguimmo il pranzo e quasi mi dimenticai dell’accaduto, quando Sara ricominciò a fare i capricci e pensai di riattaccarla al seno per vedere di farla addormentare. Fu in quel momento che provai un senso inspigabile di contentezza. Avrei dovuto nuovamente tirare fuori il seno davanti a lui.
Giovanni mi guardava con un sorriso dolce, come si guarda un bambino che sta prendendo il latte. Ma io provavo ben altra sensazione. Una sensazione mai provata prima. Avevo piacere nel fargli vedere il mio seno. Incredibile, non era da me.
Più lentamente di prima mi tirai giù l’altra spallina, Giovanni mi fissava. Gli altri non si accorsero di nulla. Quando infilai la mia mano nel reggiseno per tirare fuori la grande mammella mi sfiorai il capezzolo super sensibile ed ebbi un altro momento di stupore: tra le mie gambe stava succedendo qualcosa di troppo strano. Non potevo sbagliarmi, mi stavo davvero bagnando. E non mi dispiaceva per nulla. Tanto sarebbe rimasta una cosa solo mia.
Tirai fuori l’altra mammella afferrandola con tutta la mano in un movimento più lento di prima. Per non farmi sgamare da Giovanni guardavo Sara mentre lo facevo. Quando lasciai la presa la mammella cadde ondeggiando verso il basso e sono sicura di aver visto Giovanni per un attimo sgranare gli occhi.
Il capezzolo ora era diverso da prima, molto più duro. Colpa della mia eccitazione e Giovanni doveva essersene accorto. La punta era sempre lunga ma molto più rigida. Misi lentamente il capezzolo in bocca a Sara ma per un attimo immaginai di infilare il mio capezzolo nella bocca di Giovanni. E cominciai a bagnare le mutandine con più intensità. Mi sentivo tutta appiccicosa. Tanto nessuno poteva sapere i miei pensieri, che sarebbero rimasti comunque tali. Sara dopo poco si addormentò poppando e decisi di portarla su al primo piano in modo che dormisse con più tranquillità.
Mi scusai con i commensali e con mia sorella e portai Sara al primo piano in una camera. Misi Sara nel letto e mi sdraiai accanto a lei quando, con mio grande stupore, sentii qualcuno salire le scale. Era Giovanni. Avevo dimenticato giù il cellualare e me lo stava riportando. Lo ringraziai con un sorriso. Giovanni stava scendendo nuovamente quando feci una follia dicendogli:
“Scusami Giovanni, fammi un piacere ti prego. Lì nella mia borsa c’è un reggiseno asciutto, questo l’ho tutto bagnato di latte, me lo puoi prendere?”. Non appena pronunciai queste parole mi stupii e mi arrabbiai con me stessa, ma ormai era andata.
Giovanni andò verso la mia borsa, prese il mio reggiseno e me lo porse con gentilezza.
“Visto che hai in braccio la bimba, se non ti imbarazza, ti aiuto a cambiarlo” mi disse sfacciatamente.
Ebbi un sussulto tra le cosce e senza che me ne accorgessi risposi “Si, ti ringrazio”.
Ma che cazzo stavo facendo? Mi stavo facendo comandare dai miei impulsi vaginali.
Giovanni cominciò a sollevarmi la maglietta e io lo aiutai a farlo. Presto rimasi in reggiseno. Ebbi un brivido quando sentii le sue mani sui gancetti del mio indumento intimo. Abilmente in poco tempo mi sganciò il reggiseno e il peso delle mie mammelle lo fece cadere sulla mia pancia. Ero a seno nudo davanti a Giovanni. Lo guardai con un attimo di imbarazzo ma lui mi fece un sorriso.
Avevo le punte dei capezzoli durissime e lunghe che puntavano verso di lui. Le mie areole erano dure come il marmo. E tra le cosce ora mi sentivo fradicia.
Giovanni si avvicino con il reggiseno asciutto, appoggiò le coppe sulle mie mammelle e poi si fermò a guardarmi. Io avevo uno sguardo inebetito, quasi assente. Guardavo lui ma in realtà guardavo nel vuoto.
Avevo le coppe appoggiate al mio seno quando sentii le sue dite entrare nelle coppe e sfiorarmi i capezzoli. Ebbi un sussulto e lui se ne accorse. Con il pollice e l’indice di entrambe la mani mi afferrò con decisione le punte dei capezzoli. Non disse nulla. Si limitava a strizzarmi dolcemente le punte. Chiusi gli occhi, non ebbi la forza di dire nulla. Semplicemente, lo lasciai fare. Non ebbi più il coraggio di riaprire gli occhi. Me ne stavo nel mio buio quando sentii il reggiseno cadere.
Giovanni afferrò le mie poppe e cominciò a palparle. Non trattenni un gemito, che lo invogliò a continuare. La bocca di Giovanni si avvicinò ai miei capezzoli e cominciò a succhairmeli doclemente. Lanciai un altro gemito. Mi sentivo una stronza ma era quello che in quel momento volevo.
Tra le gambe sentivo un lago, speravo di non bagnare i fusò. Mi lasciai andare sul letto e Giovanni continuò per diversi secondi a ciucciarmi le tette. Con le labbra mi afferrava i capezzoli in tutta la loro lunghezza e me li tirava. Sono convinta che abbia anche bevuto il mio latte.
Cercavo di trattenermi ma i gemiti uscivano senza controllo. Poi feci il secondo grave errore. Sentii la mano di Giovanni sull’elastico dei miei fusò. Cercava di entrare… timidamente…
Avrei dovuto stringere le gambe, dirgli basta, che bastava così. Ma non lo feci. Spalancai le gambe sul letto e Giovanni infilò la mano nei miei pantaloni e poi nelle mie mutandine. Ormai non potevo tornare più indietro. Mi vergognavo per quello che stava accadendo ma ero completamente fradicia. Non potevo più ragionare di testa ormai.
Passati i pochi peli che avevo, Giovanni raggiunse il mio clitoride e lo scoprì enorme e fradicio. Cominciò ad accarezzarlo e io cominciai a contorcermi sul letto. Stavo già per sborarre ma volevo trattenermi.
Poi le dita di Giovanni raggiunsero le mie grandi labbra. Le avevo gonfie da paura, le sentivo. Giovanni mi penetrò la fica con due dita, con forza, senza tanti complimenti e io mi misi una mano davanti alla bocca per non urlare.
Spalancai ancora di più le gambe e sollevai i piei nudi in aria. A quel punto Giovanni afferrò il mio piede, cominciò a baciarmi tutta la pianta e poi a infilarmi la lingua in mezzo alle dita. Ero fuori di testa. Nessuno lo aveva mai fatto e mi faceva impazzire letteralmente. Ebbi solo la forza di sussurrare a Giovanni… “Spingi forte…” che sentii le sue grandi dita sfondare la mia fica fradicia. Cominciò a pomparmi le dita nella vagina con una tale forza che dopo pochi secondi afferrai con forza il suo braccio e scoppiai in un orgasmo pazzesco. Tremavo.
Lentamente Giovanni cominciò a sfilare le dita dalla mia fica mentre ancora sussultavo nel letto. Uscì dalla mia fica completamente e mi fece saltare sul letto e tornare alla realtà quando di colpo mi infilò tutto il dito medio nel buco del culo.
“Hey che fai??” lo ammonii. Sono pure vergine nel sedere.
“Serviva per riportarti alla realtà o ci avrebbero scoperti. Tranquilla, non è mai successo neinte” e mi fece l’occhiolino. Poi uscì dai miei fusò, si leccò le dita ricoperte della mia sborra e tornò giù.
Mi addormentai. Non volevo pensare a quello che avevo fatto. Non ci voglio mai più pensare. A parte quando sono a casa sola e mi masturbo.