Era la prima volta che andavo in discoteca.
Silvia mi aveva convinta per staccare un po’ dallo studio. Che in effetti è sempre stato il mo unico interesse. Non sono una bella ragazza, questa è la verità. Non ho mai avuto un ragazzo, nessuno si è mai interessato veremente a me. E del resto neanche io ho mai fatto molto per farli interessare a me.
Mi vesto sempre in maniera poco femminile anche perchè non amo particolarmente il mio corpo. Sono cicciottella anche se non certamente obesa. Ma questo basta per limitare la mia sicurezza in me stessa.
Quando Silvia, la mia migliore e forse unica amica, mi ha proposto di andare una volta con lei in discoteca l’ho presa per pazza. Cosa ci avrei fatto io in discoteca? Silvia è una bella ragazza ed ha sempre avuto parecchi ragazzi a corteggiarla. Tutto il contrario di me, insomma.
Ha dovuto insistere molto per convincermi perchè non ne volevo proprio saperne. Non avevo neanche i vestiti adatti per un luogo del genere. Ma decisi di provare, almeno una volta, a fare qualcosa di diverso. Qualcosa di completamente nuovo per me.
Così Silvia mi aveva portata a fare shopping e si era ripromessa di rendermi per una volta attraente. Mi ha voluta perfino truccare, cosa che non avevo mai fatto. Alla fine non mi dispiacevo neanche, sebbene la mia insicurezza facesse ancora da padrona.
Avevo un vestitino blu molto corto per le mie abitudini. Arrivava alle cosce e io non ero abituata a mostrarle. Un paio di calze a rete molto fine, non troppo volgari. Un paio di scarpe col tacco non altissimo perchè non ero abituata neanche a questo tipo di calzature. Mi aveva fatto indossare perfino un perizoma, altra cosa totalmente nuova per me e di cui non capivo davvero la necessità.
Però il vestivo mi stava bene e per la prima volta vedevo valorizzato anche il mio seno, che non sarebbe passato certo inosservato avendo una quarta e una discreta scollatura.
Arrivate in discoteca sono rimasta stupita dal frastuono che c’era in quel locale, tra la musica alta e le urla delle persone. Mi sentivo totalmente un “pesce fuor d’acqua”. Devo ringraziare Silvia se non sono tornata subito a casa. Non era proprio il mio ambiente. Ma lei mi ha portata al bar per farmi bere qualcosa di alcolico. Tanto per scaldarmi, diceva lei. Così ho ordinato un cocktail alcolico suggerito da Silvia e siamo andate a sederci su delle poltroncine.
Guardavo le altre ragazze e mi sembravano tutte bellissime rispetto a me. Poi evidentemente l’alcol ha cominciato a fare effetto ed ho cominciato a notare anche alcune ragazze che in fondo forse non avevano molto più di me che si divertivano senza pensieri.
Silvia era davvero attraente e così ben presto alcuni ragazzi si avvicinarono a noi. Più per lei che per me, evidentemente. Io ero solo l’amica brutta, pensavo. Ad un certo punto si avvicinarono due ragazzi e cominciarono a parlare con noi. Rimasi stupita del fatto che uno dei due parlasse addirittura solo con me. Era davvero la prima volta che attiravo l’attenzione di un ragazzo che non fosse solo per chiedermi i compiti. Era anche un ragazzo piuttosto carino, dall’aspetto non sembrava di origine italiana. Infatti ho poi scoperto avere il padre tunisino.
Dopo qualche minuto uno di loro si è allontanato ed è tornato con qualcosa da bere per tutti. Inizialmente ho rifiutato perchè non ero davvero abituata a tutto quell’alcol, ma alla fine ho acconsentito per non essere sempre l’unica scema a non fare qualcosa.
Fatto sta che questa ennesima bevuta mi aveva davvero fatto effetto e cominciavo a ridere delle battute dei ragazzi senza alcun motivo. Il “colpo di grazia” arrivò però dopo la terza bevuta. Mi cominciava a girare la testa anche se mi sentivo allo stesso tempo incredibilmente libera. Forte di aver fatto finalmente qualcosa come tutte le altre.
Ad un certo punto mi accorsi che Silvia e l’altro ragazzo si erano allontanati. Stavo parlando con Samuel e nemmeno me ne ero accorta che eravamo rimasi soli. Mi resi però anche conto che avevo una grande urgenza di andare in bagno dopo le tre bevute. Samuel mi propose di accompagnarmi visto che come mi ero alzata dalla poltrona mi girava la testa. In un primo momento avevo rifiutato ma poi mi resi davvero conto che forse da sola non ci sarei nemmeno arrivata in bagno.
Samuel mi prese sottobraccio e mi accompagnò fino alla porta del bagno delle femmine. C’era una fila assurda e io me la stavo davvero facendo sotto. Lui mi vide in difficoltà e allora mi disse:
“Vieni con me, conosco questo locale, c’è un altro bagno che non conosce nessuno perchè è quello che fanno usare agli ospiti importanti della discoteca”
“Sei sicuro che potremmo usarlo?” gli chiesi con la mia solita ingenuità.
“Ma sì, stai tranquilla, ci vado sempre quando c’è troppa coda negli altri” mi rassicurò.
Poi mi prese per mano e mi condusse dietro una tenda e poi lungo un corridoio. Cominciai a pensare di aver fatto una cazzata, nemmeno sapevo chi era quel ragazzo. Dove mi stava portando? Non feci in tempo a cercare di tornare indietro che finalmente arrivammo davvero davanti alla porta di un bagno. Non ce la facevo davvero più quindi decisi di entrare.
Era un bagno piuttosto grande e molto pulito, evidentemente non era ancora stato utilizzato quella sera.
“Tu aspettami qui fuori ok?” gli dissi per accertarmi che non avesse brutte intenzioni.
“Ma si certo è ovvio” mi rispose con voce tranquilla e rassicurante. In fondo sembrava davvero dolce.
Improvvisamente sentimmo che stava arrivando qualcuno lungo il corridoio e Samuel mi disse “Presto dentro non devono trovarci qui!”.
Entrammo tutti e due nel bagno e sentimmo che qualcuno, forse i buttafuori, si erano fermati fuori dalla porta a parlare. Ero preoccupata perchè non sapevo come fare, mi scappava talmente forte che già sentivo di aver bagnato le mutandine con qualche gocciolina di pipì. Dissi e feci qualcosa che nemmeno io mi sarei mai immmaginata di fare.
“Samuel ti prego voltati e non girarti, io non ce la faccio pià devo fare assolutamente pipì!”
“Stai tranquilla non ti guardo, fidati!”
Samuel si girò verso la porta ed io mi sollevai il vestito quel tanto da poter afferrare l’elastico delle mutandine e tirarle giù fino alle ginocchia. Mi chinai sul wc senza appoggiarmi e cominciai a far uscire la pipì con getti violentissimi.
“Eri davvero piena” mi disse Samuel ridendo e sentendo il forte rumore della mia pipì.
Non gli risposi e in un attimo di lucidità mi resi conto che stavo davvero urinando davanti a un ragazzo, cosa che mai avrei pensato di fare!
Appena finito mi tirai su le mutandine senza nemmeno ripulirmi per paura che si voltasse e mi vedesse. Fu però gentiluomo e fin quando non gli detti il permesso rimase girato a fissare la porta.
Poi feci per raggiungere anche io la porta per uscire quando lui si girò di scatto e mi baciò. Nessuno lo aveva mai fatto prima. Mi rubò il primo vero bacio della mia vita. Sentii la sua lingua entare nella mia bocca e senza rendermene davvero conto lo lasciai fare. Le nostre lingue si toccavano con dolcezza e sentii i brividi in tutto il mio corpo.
“Mi piaci Giulia se non lo hai capito” mi disse lasciandomi di stucco.
Piacevo davvero a qualcuno! Quelle parole mischiate all’alcol ebbero su di me un effetto sconvolgente. Samuel mi baciò ancora senza che io ebbi la forza di proferire parola ma stavolta mentre mi baciava le sue mani cominciarono ad accarezzare il mio grande seno. Sentii i miei capezzoli diventare improvvisamente grossi e duri. Una sensazione provata prima solo per il freddo.
Quello che mi stava accadendo era davvero strano per me, ma mi girava troppo la testa per le bevute fatte per essere razionale in quel momento. Samuel era certamente più esperto di me e poi quel bacio mi aveva davvero incantata. Mi piaceva per una volta essere fra le braccia di qualcuno che mi desiderasse.
“Vuoi andare avanti?” mi chiese Samuel avendo ben chiaro cosa voleva da me. Ma io non avevo altrettanto chiaro quello che significava davvero andare avanti. Ovvero, lo sapevo in teoria ma certo non in pratica.
“Non lo so ti conosco appena…” fu l’unica cosa che mi venne in mente di dire.
“Prova a lasciarti andare…” mi disse ancora con la sua voce sicura.
Mi sentii sollevare il vestito dalle sue mani ed ebbi un attimo di paura. Samuel lo capii e ricominciò a baciarmi dolcemente. Cominciai a sentire una sensazione strana e mai provata tra le gambe. Mi sentivo bagnata. Forse il mio corpo sapeva cosa fare più di quanto lo sapessi io.
“Samuel io..” stavo per dirgli che ero vergine, che non avevo mai fatto nulla del genere. Ma lui non mi fece finire la frase e mi disse “Prova solo a rilassarti…”
Mi aveva tirato su il vestito e avevo il culo di fuori, praticamente nudo visto che indossavo il perizoma. Mentre mi baciava sentii le sue mani accarezzarmelo e devo dire che la cosa era davvero piacevole. Poi le sue mani si spostarono davanti, cominciò a sfiorarmi le mutandine ed io ebbi un sussulto. Erano le prime dita a parte le mie che si avvicinavano così tanto alla mia vagina.
Samuel capì il mio impaccio, si vedeva lontano un miglio che non avevo esperienze in ambito sessuale. Probabilmente lo immaginava che ero ancora vergine. Tolte le mani dalle mie parti basse pur lasciandomi il vestito alzato e mentre mi baciava sul collo tornò ad accarezzarmi le tette. Poi, accarezzandomi la schiena, scoprì che dietro il vestito avevo una cerniera lampo. Cominciò lentamente a tirarla giù e il mio imbarazzo arrivò alle stelle. Non sapevo se scappare o rimanere lì. Non feci in tempo a prendere una decisione che lui la prese per me.
Mi tirò giù infatti la cerniera lampo e ancora prima che me ne potessi rendere conto mi abbassò la parte sopra del vestito lasciandomi in reggiseno davanti a lui. Quando vide il mio seno così grande ebbe un gesto di meraviglia. Anche se il mio seno era un po’ calante doveva comunque fare effetto ad un ragazzo, vista la misura.
“Hai un seno meraviglioso..” mi disse fissandolo.
“G..grazie…” balbettai. Erano i primi complimenti che mi faceva un ragazzo ed ebbero su di me un effetto catastrofico perchè Samuel afferrò il gancetto del mio reggiseno e soprattutto io non ebbi la forza di negarglielo. Doveva essere esperto perchè in pochi attimi riuscì a sganciarlo e come le coppe si allentarono le mie grandi tette uscirono fuori e per qualche istante sobbalzarono davanti a lui. Nel vederle Samuel rimase a bocca aperta.
“Mio Dio non avevo mai visto dei capezzoli così larghi..” mi disse mettendomi in imbarazzo. Per un attimo ebbi vergogna e mi coprii il seno con le mani, temevo che il suo fosse stato un commento di disapprovazione. Invece l’effetto che avevano avuto su di lui era completamente l’opposto.
“No Giulia non coprirle, sono stupende…” a sentir quelle parole sentii di nuovo i brividi in tutto il corpo.
Samuel mi aiutò a togliere le mani dal seno che tornò nuovamente a sobbalzare davanti a lui. Poi con le dita cominciò ad accarezzarmi le punte dei capezzoli, bastò il suo tocco per farmele diventare dure come il marmo. Sentivo delle scosse salirmi dalle gambe su tutto il corpo, era dunque questo che provoca il sesso? So solo che era una sensazione bellissima e indescrivibile. Mi prese i capezzoli tra due dita e cominciò delicatamente ad allungarmeli. Cominciai a tremare e sentivo scendere liquido nelle mie mutandine. Continuò per qualche secondo con una mano sola, non mi accorsi subito dove era andato con l’altra mano. Ma presto lo avrei capito.
Ricominciò a baciarmi con passione, ero completamente fuori controllo e non era da me. Prese la mia mano e la spostò lentamente verso di se. Dopo qualche istante le mie dita toccarono qualcosa di caldo. Accompagnò la mia mano a stringere quell’oggetto e allora capii che avevo in mano il cazzo di Samuel!
Oh mio Dio, non sapevo se ero pronta a tutto questo ma gli eventi scorrevano talmente veloci che non avevo la forza di controllarli. Sentivo in mano un membro che mi sembrò subito enorme. Certo mi era capitato, seppur pochissime volte, di aver visto dei cazzi su internet. Ma sentirlo in mano era tutta un’altra cosa. Sentivo le sue vene gofiarsi sempre di più sotto il palmo della mia mano, mi faceva andare su e giù lungo quell’asta che sembrava non finire mai. Fin quando arrivavo sulla sua punta che era ancora più larga dell’asta e completamente bagnata.
“Ti piace?” mi chiese sicuramente fiducioso di suoi attributi
“Non so Samuel, per me è tutto nuovo…” gli confessai spudoratamente
Samuel avvicinò il viso al mio seno e con la punta della lingua si mise a giocare coi miei capezzoli. Non capivo più nulla, ero in balia di quel ragazzo. Non pensavo nemmeno alla mia amica che forse mi stava cercando. Avevo in mano il suo attrezzo che un po’ mi spaventava e allo stesso tempo mi dava sensazioni incredibili. Quando mi sarebbe ricapitato un ragazzo che si interessa a me? La sua bocca continuava sui miei grandi capezzoli, me li baciava, me li succhiava, me li tirava dolcemente con le labbra. Mentre il suo membro sembrava diventare sempre più duro, sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro da quanto era gonfio. Ed era gonfio per me.
Poi sentii la sua mano scendere e fermarsi sul mio culo. Mi vergognavo perchè sapevo di avere il culo grosso ma lui continuava a palparmelo, sembrava gli piacesse e non potevo crederci.
Tornai alla realtà quando sentii le sue dita afferrarmi le mutandine e provare a tirarmele giù. Mi resi conto che diventava troppo per me. Lasciai la presa sul suo cazzo e cercai di staccarmi da lui.
“No Samuel fermiamoci qui è meglio…” gli dissi, anche perchè mi sentivo tutta fradicia tra le gambe e avrei potuto fare qualcosa di cui mi sarei pentita.
Allontanandomi da lui il mio sguardo cadde sul suo cazzo fuori dai pantaloni: era molto scuro di pelle e stava su come fosse di ferro. Era davvero molto lungo e grosso di diametro, era circonciso per cui la sua punta era completamente esposta ed era veramente grande. Sinceramente non avevo mai visto nulla del genere neanche su internet. Probabilmente dipendeva dal fatto che aveva il padre africano e avevo sentito dire che gli africani erano superdotati. Pensai che non fosse neanche il caso che il mio primo uomo fosse così enormemente dotato, avevo una gran paura di sentire troppo male.
Samuel dopo un attimo di esitazione per il mio comportamento tornò alla carica.
“Che c’è che non va Giulia? Tu mi piaci molto e tanto prima o poi deve accadere no?”
“Anche tu mi piaci molto Samuel ma… ci conosciamo poco e poi.. non qui… non oggi…”
Samuel si avvicinò a me, ricominciò a baciarmi con passione e stavolta sentivo la sua cappella strusciare sulle mie mutandine visto che il mio vestito era rimasto sollevato. Fu una sensazione incredibile sentire il suo membro che mi desiderava così tanto. Poi appoggiò le sue mani sulle mie spalle e cominciò con decisione a spingermi in giù tanto che mio malgrado mi ritrovai accovacciata davanti a lui. Ero imbarazzatissima perchè adesso il suo cazzo grandissimo si trovava a pochi centimetri dal mio viso.
Samuel lo impugnò con decisione e mi disse “Provalo dai…”
Ero scioccata ma avevo anche paura di passare per bigotta.
“Io non so … cosa fare…” balbettai guardando quel lungo palo dritto come un fuso.
Vedendomi impacciata non ebbe timore di prendere lui l’iniziativa. Tenendolo in pugno cominciò ad avvicinare la cappella alla mia bocca e vedendo che istintivamente mi ritraevo mi afferrò per la testa e un attimo dopo la sua grossa punta cominciò ad entrare nella mia bocca. Dovetti spalancare molto la bocca per accoglierla e la sensazione fu stranissima: era molto dura e tutta bagnata, di un liquido dal sapore dolce. Era dunque questo il sapore dello sperma?
Samuel cercò di spingere il suo cazzo dentro la mia bocca ma facevo davvero fatica ad accoglierlo, mi muoveva la testa su è giù e le mie labbra scorrevano sulla sua asta piena di vene gonfie. Ogni tanto me lo sfilava di bocca e mi dava indicazioni su come passare la mia lingua prima su tutta la sua cappella e poi su tutta l’asta. Evidentemente l’alcol mi aveva fatto perdere le mie inibizioni perchè in quel bagno mi stavo facendo trattare proprio come una puttana ormai.
Quel cazzo mi piaceva, c’è poco da dire. Come del resto mi piaceva essere così desiderata da un ragazzo.
Samuel mi palpava le tette ed io accovacciata stavo imparando come si gioca con un cazzo. E il mio primo cazzo era davvero enorme.
“Sto per sborrare Giulia” mi avvertì impugnando di nuovo il suo cazzo alla base e tenendomelo fermo in bocca.
Ero spaventata per quello che stava per accadere ma a quel punto non sapevo cosa fare, se mi fossi ritratta probabilmente lui mi avrebbe schizzato addosso sporcandomi tutto il vestito e non avrei più saputo come uscire da quel bagno.
Chiusi gli occhi e lasciai che Samuel facesse quello che doveva fare. Lasciandomi ancora usare.
Samuel mi teneva la testa contro il suo cazzo spingendomi dalla nuca, faceva scorrere velocemente la sua cappella nella mia bocca fin quando sentii la sua punta pulsare forte e dopo un attimo sentii dei fortissimi schizzi nella mia bocca. Alcuni mi finivano sulla lingua, alcuni sul palato altri direttamente in gola. Avevo la bocca completamente piena di sborra che stavo per soffocare. Cercai di ingoiarne il più possibile ma era davvero troppo quindi Samuel mi lasciò la testa e mi sfilò il cazzo ormai svuotato dalla bocca. Mi voltai e sputai in terra una quantità enorme di sperma. Era venuto tantissimo considerando anche tutta la sborra che ero riuscita a ingoiare.
Poi mi sollevò e mi baciò. Mi stupì che non gli facesse schifo baciarmi ora che avevo tutta la bocca ancora sporca del suo seme.
“Rivestiti adesso torniamo di là” mi disse sorridendomi
Ero confusa, ancora non mi rendevo conto se fossi pentita di quello che avevo fatto oppure no.
Mi abbassai il vestito, mi rimisi il reggiseno e cercai di risistermarmi al meglio. Samuel si ripulì il membro con la carta igienica e se lo rimise nei pantaloni. Anche dopo esser venuto gli ciondolava enorme tra le gambe.
“Sei pronta?” mi chiese prima di aprire la porta
“Credo di si…” balbettai
Uscimmo dal bagno e tornammo in discoteca. Al tavolino Silvia e il suo amico ci guardarono sghignazzando.
“Dove siete stati??” mi chiese curiosa Silvia, sicuramente immaginando qualcosa
“Noi….” stavo cominciando a cercare una scusa quando intervenne Samuel per togliermi dall’imbarazzo “L’ho accompagnata in bagno, non si sentiva bene, troppo alcol per lei evidentemente”
Silvia sorrise, forse non credendo alle parole di Samuel. Mi guardò e mi chiese “Stai meglio adesso?” e mi fece l’occhiolino.
“S-si… credo di si…” balbettai ancora confusa.
Guardai Samuel che mi sorrise e gli risposi con un sorriso.