Romanzo: La mia nuova vita - Capitolo 12 - DarkOct02

Romanzo: La mia nuova vita – Capitolo 12

Al mio risveglio Paolo era, come al solito, già uscito di casa. Mi alzai dal letto ancora assonnata, sconvolta dagli avvenimenti che accadevano con una velocità maggiore di quella che riuscissi in effetti ad elaborare.
Avevo bisogno di una doccia per riprendermi e poi di un robusto caffè. Gli eventi stavano prendendo il sopravvento sul mio raziocinio e mi rendevo conto che li stavo letteralmente subendo. Era come se la mia intera vita si fosse improvvisamente concentrata in quelle poche settimane. Da quando avevo conosciuto Denny. Forse lui era soltanto riuscito a risvegliare un mio lato assopito della mia personalità. Forse aveva semplicemente rotto i miei schemi mentali. Ma da allora niente era più logico, poco era sotto il mio effettivo controllo. Questa situazione, che normalmente mi avrebbe spaventata, legata come ero all’abitudinario, riusciva adesso a farmi sentire viva. Come se una parte di me fosse nata soltanto da qualche settimana. Una parte importante di me.

Uscii dal bagno avvolta nell’accappatoio e accolsi con immenso piacere l’odore del caffè che aleggiava in cucina. Mi sedetti e cominciai a sorseggiarlo ancora bollente, affogandoci dentro i mille pensieri che aleggiavano nella mia mente. La riscoperta della mia sessualità in maniera così intensa stava anche prosciugando le mie energie mentali. Ero completamente succube dei miei nuovi desideri sessuali. Quello che avevo fatto la notte prima ne era la prova inconfutabile. E la cosa sconvolgente per me era il fatto che non ne avevo ancora abbastanza. E chissà quando, e soprattutto se, ciò sarebbe avvenuto. Mi accorsi che stava facendosi tardi e raggiunsi la camera per vestirmi.

Sull’autobus cominciai a guardarmi intorno, immaginando quante di quelle persone che vedevo intorno a me, apparentemente così normali e distanti, vivessero in effetti situazioni simili alla mia. Quale era, realmente, la normalità. Quella signora che sembrava così distinta e ben curata, come si comportava sotto le lenzuola? Provai ad immaginarla soto al suo uomo mentre gli urlava le più irripetibili oscenità per farsi soddisfare. Mi scappò un sorriso che attirò l’attenzione di una bambina seduta di fronte a me, che contraccambiò. Beata ingenuità, pensai, sorridendole a mia volta.

Un “beep” familiare mi risvegliò dal torpore. Presi il telefono dalla borsa e lessi il suo messaggio.

“Buongiorno meraviglia”
“Buongiorno anche a te, pazzo” gli risposi sorridendo.
“Ho un nuovo gioco per te…”
“Di che si tratta stavolta? Vuoi leccarmi i piedi in Piazza Duomo?” gli risposi ironicamente.

La sua risposta non tardò ad arrivare e la mia mano lasciò cadere il telefonino nella borsa. Per un attimo mi mancò il respiro e sentii brividi di freddo lungo la schiena. Dovetti alzarmi riprendermi e percorsi gli ultimi chilometri fino alla mia fermata sostenendomi alla maniglia dell’auobus. Mi incamminai verso l’ufficio e tirai fuori nuovamente il telefono per rileggere il suo messaggio. Ancora non potevo credere che mi stesse chiedendo una cosa simile. E allo stesso tempo non riuscivo a credere che mi stessi davvero chiedendo se sarei riuscita a fare quello che mi chiedeva. Aveva superato ogni mia aspettativa. Come al solito.

Arrivai in ufficio e cercai sulla scrivania qualcosa che mi distraesse dal suo messaggio. Vanamente.

Mi abbandonai sulla sedia e rilessi le sue parole per l’ennesima volta, quando arrivò un altro messaggio.

“Pensi di poterlo fare?”
“Non lo so Denny, non mi aspettavo una richiesta del genere. E’ particolarmente…intima!!”
“Già, intimamente .. nostra” fu la sua risposta sempre sicura.

“E dove poi?”
“Qui, da me”
“Denny, credo che mi vergognerei troppo. Non sono sicura che riuscirei”
“Io sono sicuro di si”

Mi aspettavo che sarebbe tornato alla carica con qualche idea folle, di quelle che mi avevavno ogni volta fatto girare la testa. Ma questa non me la sarei mai aspettata.

Voleva visitarmi.

L’idea mi scioccava. Spaventosamente. Facevo visite ginecologiche regolarmente, ormai da molti anni con lo stesso medico, con il quale si era ormai instaurato un rapporto di totale fiducia. Non avevo nessun timore a mostrarmi intimamente al mio dottore, ero riuscita col tempo a superare ogni freno inibitorio. Considerando, ovviament, che si trattava di una visita medica per quanto così profondamente personale. Già l’idea di farmi un giorno dover visitare da un nuovo medico mi metteva a disagio. Durante le gravidanze dei miei figli avevo scelto di partorire nella clinica universitaria della mia città e, in quanto tale, capitava spesso e volentieri che a fianco dei medici dell’ospedale capitassero giovani medici tirocinanti. Nelle ore precedenti il parto avevo dovuto aprire le gambe davanti a tanta di quella gente, fra infermiere e medici, tutti premurosi di infilarmi qualche dito nella vagina per verificare la mia dilatazione.

Non potevo farcela. Non sarei riuscita a salire su quel lettino e ad aprire le gambe senza mutande davanti a Denny. Anche se ormai ci eravamo spinti ben oltre a quello che avrei potuto solo immaginare, questa cosa era davvero troppo intima per concederla.

“Davvero Denny, questo è troppo. Non possiamo spingerci fino a questo punto. Ho già superato molti dei miei limiti, questo no”.

“Ti amo Claudia”

Le mie mani cominciarono a tremare e il cellulare mi cadde di mano. Non mi aveva mai detto una cosa del genere e mi trovai spiazzata. Che stava succedendo nella mia vita? Da moglie innamorata e sempre fedele avevo cominciato dei giochi perversi con un uomo conosciuto in una chat, ero arrivata a fare con lui cose che nemmeno avrei immaginato di fare. E adesso questa allucinante confessione che sconvolgeva la mia vita. Mi ero ripromessa fin da subito di non superare certi limiti e invece li avevo superati abbondantemente. Mi ero ripromessa che con lui non ci sarebbe mai statop sentimento e invece…

La cosa che più mi sconvolgeva non erano neanche le sue parole, quando l’effetto che avevano su di me. Perchè nelle ultime settimane non avevo fatto altro che pensare a lui nonostante gli sforzi contrari. E sembrava che adesso solo lui riuscisse a farmi veramente godere. Il rapporto che credevo idilliaco con mio marito si stava lentamente frantumando e non mi spiegavo il motivo. Forse quello che era mancato nella mia vita era proprio un confronto. Fondamentalmente Paolo era stato il primo e unico vero uomo con cui avevo avuto un rapporto maturo. Anche se non era stato lui a prendere la mia verginità, quella con lui era l’unica storia seria della mia vita, togliendo le storielle adolescenziali. c’era stato solo Paolo nella mia vita, fino a quel momento. Adesso che era entrato un altro uomo, non potevo fare a meno di fare paragoni. Ed erano per il momento tutti maledettamente a favore di Denny.

Ecco cosa mi sconvolgeva. Che temevo di amarlo anche io.

“Che stai dicendo Denny??” trovai la forza di scrivere.
“Sto dicendo, Claudia, quello che provo per te. Non posso più nascondermi. Sei entrata nel mio cuore e vorrei tu ci restassi”
“Che vuol dire questo?”
“Che nonostante la nostra differenza di età potremmo stare bene insieme. Non ci hai pensato?”
“Denny io sono sposata, dovrei buttare tutto all’aria a questo punto?”
“Se con me sei arrivata a questo punto vuol dire che nella tua vita qualcosa mancava”

Questa sua affermazione mi fece ancora rabbrividire. Perchè era inconfutabile. Aveva maledettamente ragione.

“Prova a immaginare come sarebbe stare insieme io e te” mi scrisse per darmi il classico colpo di grazia.

Lanciai il telefono in borsa e tentai di cominciare il mio lavoro. Mentre in testa passavano immagini confuse, un mix tra presente e possibile futuro. Denny mi affascinava in un modo sconvolgente. e certo se fossi stata una donna sola non ci avrei pensato due volte a mettermi con lui. Ma c’era un matrimonio in essere, due figli che seppur grandi mi avrebbero presa per folle.

Arrivò finalmente la pausa pranzo, dopo ore interminabili dove aveva almeno tentato di portare a termine qualcosa di buono, almeno nel mio lavoro. Non mi ero portata nulla da mangiare ma non avevo proprio voglia di andare in mensa. Preferivo starmene da sola. A riflettere. Pur non sapendo neanche bene su cosa.

Dopo neanche dieci minuti ricevetti un suo nuono messaggio.

“Claudia non volevo nè spaventarti nè metterti in difficoltà. Volevo solo dirti quello che provo per te. Questo non significa che ti stia chiedendo qualcosa. Rispetto la tua vita”

“Grazie” gli risposi, sapendo che in quella parola si celava in effetti un intero mondo.

“Però l’invito nel mio studio è ancora valido. Vieni qui Claudia…”

“Denny è imbarazzante, più di quanto lo sia stato finora”

“Fidati di me, se poi non te la senti sospendiamo tutto”

“E quando poi?” gli chiesi lasciando trasparire la possibilità che ciò potesse davvero accadere.

“Anche quando esci dal lavoro, tuo marito ti controlla quando vai dal ginecologo?”

“Generalmente no, non è mai venuto con me a parte durante le visite in gravidanza. Dice son cose da donne.”

“Appunto, puoi dirgli che hai la tua visita di controllo e invece che dal tuo medico questa volta vieni qui. E’ pur sempre uno studio medico, anche se in effetti un pò poco a portata di mano rispetto a dove abiti tu”

“Non lo so Denny, davvero… meglio lasciar perdere questa cosa”

“Ti aspetto venerdi alle 18,15” fu la sua sentenza lapidaria

“Ci penserò, non voglio prometterti nulla stavolta. Adesso torno al lavoro” gli scrissi per chiudere l’argomento che davvero mi imbarazzava

Anche il pomeriggio passò lentamente rispetto al solito, per fortuna il lavoro riuscì in qualche modo a distrarmi.

I giorni successivi passarono tranquilli, anche se per modo di dire. L’idea di andare davvero a quell’apuntamento mi sconvolgeva i sensi, in tutti i sensi.
Non potevo fare a meno di pensarci continuamente, di immaginarmi cosa davvero potesse accadere se avessi accettato, se mi fossi presentata per la visita. Oltretutto sarei dovuta andare da lui subito dopo il lavoro, oggettivamente neanche così pronta per la visita di un medico!!! Ma sapevo anche che era quello che voleva. I miei odori lo mandavano fuori di testa, me lo aveva dimostrato.

Nel frattempo con Paolo i rapporti non erano più quelli di una volta. Facemmo sesso una volta quella settimana, ma il trasporto emotivo non era più lo stesso. A malapena ormai godevo della sua penetrazione e raggiunsi l’orgasmo immaginando di cavalcare Denny, cosa che mi permise di non destare in lui ulteriori sospetti. Non riuscivo a pensare che a lui e quando Paolo mi aprì le cosce per leccarmela per la prima volta mi immaginai sul lettino davanti al mio giovane ginecologo e la cosa, malgrado quello che mi imponesse la ragione, mi eccitò in maniera incredibile. Fu in quel momento che decisi di farlo.

Arrivò venerdi. Quella mattina mi svegliai presto, mentre Paolo ancora dormiva. Andai in cucina e mi preparari un forte caffè. Paolo rimase stupito nel trovarmi già sveglia così presto e mi chiese se stavo bene. Dopo aver accolto la mia risposta positiva finì di prepararsi e uscì. Raggiunsi il bagno e dopo essermi tolta l’unico indumento che indossavo, una maglietta bianca, mi infilai sotto la doccia e dopo essermi tutta insaponata presi la lametta per depilarmi. Forse mi avrebbe visitata non propriamente linda ma almeno ripulita dai peli superflui, come ormai consideravo da tempo anche quelli sul “Monte di Venere”. Mi guardai soddisfatta, ero tornata liscia come una bambina. Mi asciugai e tornai in camera a scegliere i vestiti. Ormai quel “gioco” mi aveva rapita e cominciai a fantasticare su quali abiti gli sarebbe piaciuto mi sfilassi davanti a lui, sempre considerando che avrei dovuto trascorrere prima una giornata in ufficio. Per il sotto scelsi ovviamente un perizoma, semplice, bianco, con reggiseno abbinato. Per il vestito decisi di optare per una via di mezzo, non certo un abito da sera ma neanche jeans. Scelsi così un tubino turchese
e ci abbinai le scarpe che avevo comprato per lui e che indossai al nostro primo incontro. Mi guardai allo specchio e mi vidi decisamente sexy, forse perfino troppo per l’ufficio. Ma per uan volta me ne fregai, le cose, quando si fanno, o si fanno bene o non si fanno per nulla.

Presi la mia borsa e uscii di casa, pensando che quando sarei rientrata quella sera, sarebbe già successo tutto.

Dovetti prendere l’auto quel giorno, non potevo ragggiungere in tempo la cità dove aveva lo studio Denny con i mezzi pubblici e rientrare ad un’ora decente. Arrivai in ufficio e come mi aspettavo incassai i complimenti dei ragazzi della produzione che non erano abituati a vedermi in tubino e tacchi a spillo.

“vai a una festa?” mi chiese qualcuno di loro
“Può darsi” risposi ironicamente

Raggiunsi il mio ufficio quando arrivò un messagio di Denny

“Sei pronta?”
“Chissà” fu la mia risposta per lasciarlo nel mistero
“Bene” fu la sua, lasciandomi intendere che dava ormai per scontato farmi distendere su quel benedetto lettino e certamente non si aspettava una mia assenza.

Il tempo passava e proporzionalmente aumentava il mio nervosismo. Ma ormai non potevo tornare indietro.

Solo 5 minuti alle 17. Tra poco avrei abbandonato la mia scrivania, avrei percorso quelle scale per raggiungere il piano terra, sarei uscita dall’azienda e montata sulla mia auto. Per raggiungere il suo studio, per raggiungere lui. Non mi aveva più scritto per tutto il giorno, forse per non aumentare il mio nervosismo o più probabilmente per non rischiare un mio rifiuto dell’ultimo minuto.

Girai la chiave nel quadro dell’auto e partii. Il cuore cominciava a battere forte, nonostante il caldo sentivo brividi freddi sul mio corpo. Sarebbe stato il massimo dell’imbarazzo, ne ero certa.

Per tutto il tragitto non riuscii a pensare ad altro che a quello che sarebbe successo, immaginai tutta la visita, quello che sarebbe potuto capitare, in ogni particolare. E, inaspettatamente, mi bagnai. E tanto. Non avrei mai imamginato che mi sarei bagnata così pensando alla visita di un medico. Ma non era un medico qualunque. E non sarebbe stata una visita qualunque.

Arrivai nella via che mi aveva indicato e cercai un posto per l’auto. Dovetti fare per tre volte il giro dell’isolato prima di trovare finalmente un posto libero. Parcheggia. Spensi il motore. Mi lasciai andare per qualche istante sul sedile. Guardai l’ora: le 18:10. Ero perfino puntuale, nonostante il traffico trovato nel tragitto. Feci un grande sospiro e aprii la portiera dell’auto. Poggiai il piede sull’asfalto e mi fermai un istante a guardare le dita dei miei piedi, pensando che fra pochi minuti sarebbero stati in aria davanti al suo viso. Ma poi veramente avrebbe voluto visitarmi? Era probabilmente solo una scusa per stare con me, non sarebbe arrivato a tanto. Ne ero certa.

Camminai lungo il marciapiede per raggiungere l’indirizzo esatto, quasi nascondendomi dalle persone che incrociavo. Mi vergognavo terribilmente.

Numero 73. Bel palazzo signorile. Campanelli. Terzo piano: Studio Medico. Suono il campanello con la mano che trema. Passa qualche secondo e il portone si apre. Entro nell’atro, raggiungo l’ascensore. Adesso sto sudando, freddo. Premo il bottone del terzo piano e dopo pochi secondi lo raggiungo. Apro la porta dell’ascensore, sulla mia destra una porta socchiusa. Mi avvicino. Entro. Dietro un elegante bancone una giovane donna mi accoglie.

“Buongiorno!! La signora…..?”
“Boschi. Claudia Boschi. Ho un appuntamento con il dottor…”

La segretaria non mi lascia finire la frase

“Si accomodi pure in sala d’attesa, il dottore la riceverà fra poco. Gradisce qualcosa da bere?”
“No, la ringrazio sono a posto così” risposi mentendo, non ero per niente a posto.

Percorsi un piccolo corridoio guardandomi attorno, era unappartamento molto lussuoso e antico. Raggiunsi la sala d’aspetto che come immaginavo era vuota. Mi sedetti. Tremavo, terribilmente, non riuscivo a calmarmi. Dopo qualche minuto la giovane segretaria venne a chiamarmi.

“Signora Boschi, prego, può seguirmi”
“Grazie” balbettai.

Seguii la ragazza nel corridoio, era una bella donna, molto giovane e molto elegante. Aveva anche lei dei sandali molto eleganti, chissà se anche lei riceveva le attenzioni del mio spasimante.

Si fermò davanti a una porta e bussò prima di aprirla leggermente.

“La signora Boschi è pronta per la visita” disse rivolgendosi a qualcuno nella stanza.
“Certo, la faccia accomodare” rispose la voce di Denny dall’altra parte.

Non ero abituato a tanto galateo per una visita ginecologica, con il mio era tutto molto più spartano.

“Si può accomodare, signora” mi disse esortandomi a valcare la soglia.

Ebbi un momento di titubanza, il cuore adesso sembrava scoppiarmi nel petto. Mi feci coraggio ed entrai nella stanza. Denny era seduto alla scrivania, con un camice bianco. Mi guardò ed accennò un sorriso.

“Buonasera signora Boschi, prego si accomodi pure”
“Grazie dottore” risposi rispettando la sua distanza professionale.

“Chantal ci sono altre visite dopo la signora?” chiese poi rivolgendosi alla segretaria.
“No dottore, la signora è l’ultimo appuntamento. Al mio orario posso andare o ha bisogno di me?”
“No tranquilla, alla tua ora puoi andare” rispose candidamente Denny, fornendo una risposta che, chissà perchè, mi aspettavo.

La segretaria chiuse la porta dello studio e Denny mi fece cenno di accomodarmi seguendo con un sorriso i miei passi. Mi sedetti davanti a lui e decisi di assecondare la sua professionalità, come del resto doveva essere in questa circostanza.

“E’ la prima visita da me signora giusto?”
“Ehm…si dottore” risposi lasciandomi scappare un mezzo sorriso.
“Bene, cominciamo con l’anamnesi allora, così le compilo la scheda” mi disse cominciando ad armeggiare al suo portatile.

Mi chiese i miei dati anagrafici, se avevo avuto particolari malattie o se facessi uso di particolari farmaci, quando avevo avuto le ultime mestruzioni e se le mie gravidanze avessero avuto sviluppi normali e fin qui fu tutto abbastanza semplice.

“Bene signora Boschi, posso chiamarla solo Claudia?”
“Certo, dottore….”
“Bene Claudia, adesso ho bisogno di sapere alcune cose da lei, dal momento che è la prima volta che viene da me. Mi ha detto che è sposata quindi non fa uso di contraccettivi?”
“Ehm, no dottore, con mio marito pratichiamo il coito interrotto”
“Bene, ha rapporti sessuali regolari?” mi chiese cominciando a mettermi, presumo volutamente, in imbarazzo.
“Si, dottore, regolari” risposi accettando il suo gioco.
“Rapporti extraconiugali?” mi perdoni le insinuazioni Claudia ma devo sapere tutto.
“A dire il vero c’è stato un incontro extraconiugale, ma non c’è ancora stato sesso” mi lasciai sfuggire e subito mi accorsi dell’enorme gaffe che avevo fatto e me ne vergognai. “E non credo che ci sarà” aggiunsi tentando di rimediare l’imbarazzante debolezza precedente.

“Avverte particolari bruciori vaginali durante il rapporto o durante la minzione?”
“No, dottore, in nessuno dei due casi”
“Ottimo Claudia, l’ultima domanda prima di procedere con la visita. Pratica il sesso anale?”

Questa domanda non fece che aumentare il mio imbarazzo, lo odiavo in questo momento per come tentava in tutti i di di provocarmi ma ancora una volta accettai la sua provocazione

“No dottore, mai fatto sesso anale” gli risposi guardandolo con occhi di sfida.
“Pratica l’auto masturbazione Cinzia?”
Sei proprio un bastardo, pensai sorridendo. “Le rispondo ancora no dottore, preferisco il piacere donatomi”

Mi sorrise compiaciuto, lo stronzo.

“Bene Claudia, procediamo con la visita” mi esortò sorridendomi ancora.

Si alzò dalla sedia, girò intorno alla scrivania e si avvicinò a me

“Essendo la prima volta, faremo una visita completa Claudia”
“Non ne avevo dubbi, dottore” gli risposi scandendo la parola “dottore” in maniera ironica.
“Devo anche ammettere che è davvero molto elegante Claudia”
“La ringrazio infinitamente, dottore” terminavo ogni mia affermazione volutamente con il suo appellativo professionale per incoraggiare il gioco perverso che ormai si era instaurato fra noi.

“Devo però chiederle di togliere questo bellissimo vestito per poter cominciare la visita” mi ordinò candidamente, allontanandosi da me solo di qualche passo per non perdersi lo spettacolo che stavo andando a regalargli.

Mi alzai dalla sedia e quell’imbarazzo che ero riuscita a contollare durante il colloquio tornava adesso a manifestarsi spudoratamente.

Mi voltai dando le spalle a Denny e dopo qualche attimo di esitazione che trascorsi fingendo di sistemare la borsa sulla sedia presi coraggio e cominciai ad abbassarmi le spalline del vestito e a farlo scendere fino alla vita quando lui mi bloccò

“Per ora va bene così Claudia, basta che si tolga il reggiseno che procediamo inizialmente con la visita al seno”

Voleva gustarmi lentamente il porco, lo sospettavo.

“Come vuole, dottore”

“Si sieda pure sul lettino e si sganci il reggiseno”

Capii la sua mossa furba, voleva vedermi frontalmente mentre liberavo il mio seno e lo accettai.

Feci qualche passo e mi sistemai seduta sul lettino mentre lui si avvicinò a me frontalmente

“Adesso può toglierlo” mi ordinò con voce decisa

Raggiunsi con le mani il ferretto del reggiseno e lo sganciai, mi liberai delle spalline tenendo ancora le coppe del reggiseno con un braccio per coprirmi e poi allentai la presa permettendo così alle mie tette di uscire fuori e di proporsi alla sua vista. Appoggiai il reggiseno su un lato del lettino e questo movimento fece ancora di più sobbalzare il mio seno davanti ai suoi occhi. Scoprii di avere i capezzoli decisamente già duri e certo non era dovuto al freddo.

“Pratica già l’autopalpazione Claudia?”
“Si, quando me lo ricordo” gli risposi accennando un sorriso di imbarazzo, dal momento che la sua era stata in effetti una domanda seria

Mi fece alzare il braccio destro e collocandosi al mio fianco cominciò a palparmi il seno riuscendo a fatica a contenerlo nella mano. D’istinto chiusi gli occhi, era davvero una sensazione strana che mi stesse davvero visitando il seno un uomo con il quale avevo comunque avuto esperienze tanto intime. Ma si dimostrò molto professionale e il suo toccarmi fu limitato all’indispensabile alla visita. Continuò a palparmelo in ogni punto necessario con molta attenzione, la parte difficile arrivò quando giunse al mio capezzolo. Ero abituata a questo tipo di visita ovviamente, ma un conto era farsi toccare i capezzoli da un medico che comunque era per me un estraneo da un punto di vista sessuale, un altro farselo toccare da un uomo con cui c’era stato quello che c’era stato con Denny. Quando mi afferrò il capezzolo con le dita non riuscii, per quanto lo avessi tentato, ad evitare un sussulto sul lettino, che evidentemente non lo lasciò indifferente perchè pur senza proferire parola tornò più volte a stringermelo con le dita, certamente, in questo caso, più del dovuto. Ed ogni volta mi vedeva sobbalzare sul lettino. Era più forte di me, quel tocco intimo fatto da lui era eccitante, tanto che il mio capezzolo divenne subito durissimo e con la punta tutta in fuori. Fu evidentemente soddisfatto del primo risultato ottenuto, perchè mi fece abbassare il braccio ed alzare l’altro, continuando la visita dell’altra mammella fino a soffermarsi ancora una volta sul mio grande capezzolo che, come l’altro, era ormai diventato duro come il marmo. E questo era solo l’inizio di ciò che mi aspettava, pensai fra me. Ottenuto anche questo risultato sull’altro capezzolo mi invitò sempre in maniera professionale di alzarmi dal lettino. Mi ero domandata spesso nei giorni precedenti l’appuntamento come si sarebbe comportato ed adesso era chiaro. Il suo gioco era esattamente quello di giocare al dottore con me, forse fino alla fine. Ed io ormai avevo deciso di acconsentire a questo suo capriccio.

“Il seno è perfetto e non presenta alcuna massa sospetta, Claudia”
“Bene, questo mi fa piacere dottore”

“Adesso procediamo con la visita addominale, si può togliere il vestito e sdraiarsi sul lettino”

La cosa cominciava a diventare imbarazzante, ma non era ancora niente rispetto a quanto sarebbe poi accaduto. Diedi di nuovo le spalle a Denny perchè trovavo imbarazzante sfilarmi il vestito mentre le mie tette ballavano davanti ai auoi occhi. Feci scendere il vestito lungo i fianchi e così dovetti accettare il compromesso di regalargli comunque la visione del mio sedere coperto solo dal filo del perizoma. Sfilai il vestito dalle scarpe, che mi ero guardata bene dal togliermi visto che non mi era stato ancora richiesto e lo appoggiai sulla sedia.

Poi raggiuni nuovamente il lettino e questa volta mi sdraiai a pancia in su, lasciando i piedi nelle scarpe sospesi fuori dal lettino per non sporcarlo.

Denny si avvicinò al bordo del lettino e cominciò a spingermi sull’inguine, per verificare evidentemente qualche problematica a livello di ovaie.

“Sente dolore?”
“Assolutamente no” risposi candidamente.

Mi abbassò leggermente le mutandine senza però scoprire le mie gioie e quel semplice gesto bastò per farmi sentire i brividi lungo tutta la schiena. Continuò per qualche secondo a spingermi con le dita nella zona del “Monte di Venere” debitamente depilata e poi si voltò e si incamminò per raggiungere un mobiletto. Prese un paio di guanti in lattice e capii che era arrivato il momento. Il momento dell’ispezione interna.

“Adesso procediamo con la visita vaginale” mi annunciò.

Era arrivato il momento che mi terrorizzava come una ragazzina alla prima visita. Stavamo per entrare in una sfera intima che di solito non fa parte del rapporto con il tuo uomo o comunque con un uomo con il quale hai una sorta di rapporto sentimentale. A meno che non sei la moglie di un ginecologo, ma in questo caso la visita sarebbe stata diversa da quella alla quale mi stava sottoponendo Denny. Certo non avrebbe continuato a darmi del lei. Vedendomi visibilmente imbarazzata fu lui a prendere l’iniziativa suggerendomi cosa dovevo fare.

Mi esortò ad alzarmi dal lettino e di seguirlo verso una poltrona. Era una poltrona ginecologica modernissima, di quelle completamente automatizzate. Mi fece sedere sulla poltrona così come ero, con addosso ancora le scarpe e le mutandine. Mi prese una gamba dal polpaccio e me la fece accomodare su una staffa, poi fece la stessa cosa con l’altra, costringendomi così a spalancare le gambe. In quel momento maledii di aver indossato le mutandine bianche, perchè ero certa che si vedesse chiaramente una macchia di bagnato sul tessuto in questo momento. Ed era probabilmente quello che voleva vedere lui, per questo non me le aveva ancora fatte togliere. Adesso la cosa cominciava ad essere imbarazzante, trovarmi davanti a lui vestito da medico mentre io ero mezza nuda a cosce aperte.

Denny prese in mano un telecomando, schiacciò un bottone e la poltrona cominciò a muoversi all’indietro, costringendo il mio corpo a seguirla fino a ritrovarmi nella posizione più imbarazzante per una donna davanti al suo medico: distesa con le cosce spalancate e le gambe in aria.

Ritrovarmi in quella posizione davanti a lui di colpo fece salire tutta la mia vergogna

“Denny forse è meglio se…”
“Stia rilassata Claudia, andrà tutto bene” disse interrompendomi e sorridendomi con quello sguardo che bastava a farmi andare fuori di testa. Quanto era bello e quanto lo desideravo adesso, anche se non proprio in quela specifica situazione.

Denny si sedette su uno sgabello proprio in mezzo alle mie cosce e mi afferrò l’elastico delle mutandine facendolo scorrere lentamente sui miei fianchi e scoprendo le mie labbra vaginali. Mi sfilò le mutandine, le annusò costringendomi a girare lo sguardo per l’imbarazzo e poi le appoggiò su un tavolino adiacente.

Prendendomi per i fianchi mi invitò a spostarmi di più verso di lui e così la mia vagina arrivò a pochi centimetri dal suo viso.

Ero in quel momento totalmente esposta al suo sguardo, probabilmente con le labbra già aperte e questo mi provocava un imbarazzo indescrivibile. Ero tutta nuda con addosso solo le scarpe davanti al mio giovane ginecologo.

Denny indossò i guanti in lattice e appoggiò poi le dita sulle mie labbra, toccandomi tutta la parte esterna della vagina. Quando appoggiò le dita ebbi un sussulto e lui mi sorrise. Mi aprì le labbra con due dita e dal rumore che sentii capii di essere già completamente e oscenamente fradicia. Mi tenne per qualche secondo le labbra spalancate, avvertivo l’aria entrarmi dentro la vagina tanto ero aperta.

“Adesso Claudia procedo con una visita interna” mi avvertì
“Va bene dottore, faccia quello che è necessario” risposi ormai in preda all’eccitazione

Sentii due dita penetrarmi lentamente e fino in fondo e non potetti trattenere un gemito. Con l’altra mano mi spingeva sull’inguine per sentirmi le ovaie. Comunque mi stava facendo una visita vera.

“Le ovaie sono a posto”
“Bene dottore”

Sfilò le dita dalla mia vagina e si soffermò sulla zona della clitoride. Mi prese con due dita la pelle del cappuccio che lo ricopriva e me lo fece uscire tutto fuori, cosa che mi fece sobbalzare sulla poltrona.

“Ha una clitoride molto pronunciata” mi disse e questo mi fece arrossire, era sempre stato il mio punto debole.
“Lo so dottore, mi è cresciuto tanto fin dall’adolescenza”
“Stia tranquilla, non è niente di negativo, anzi…” non completò la frase ma mi prese il grosso clito con due dita e cominciò a masturbarlo come fosse un piccolo pene. Questo mi fece contorgere sulla poltrona e sentivo una quantità indecifrabile di liquido vaginale uscirmi dalle labbra.

Riuscivo ad avvertire la dimesione esagerata del mio clito fra le sue dita mentre continuava a giocarci finchè non dovetti pregarlo di smettere perchè stavo per scoppiare. A quel punto Denny lasciò la presa del mio clito e per un momento mi rilassai sulla poltrona. Mi sentivo bollente fra le gambe e vedevo le punte dei miei capezzoli dure ed erette come mai avevo visto.

Denny si spostò leggermente verso il tavolino degli strumenti che aveva accanto a sè e prese uno speculum. Era decisamente più grande rispetto a quello che era solito usare il mio ginecologo e questo mi sapventò decisamente.

“Denny è troppo grande quello non credo di essere abituata..”
“Stia tranquilla Claudia, si fidi di me”

Invece non ero tranquilla per niente, sembrava davvero troppo grande per me. Certo, pensai, non era grande come il suo membro.

Generalmente il mio medico mi lubrifica la vagina con un apposito gel prima di infilarmi quello strumento ma quel giorno tutto avevo bisogno meno che essere lubrificata più di quanto già lo fossi naturalmente.

Denny appoggio lo strumento alle mie labbra e molto lentamente cominciò a penetrarmi la vagina. Nonostante fossi parecchio bagnata avvertii benissimo le alette dello speculum farsi strada dentro di me allargandomi prima le labbra e poi le pareti interne. Mi accorsi che mentre me lo infilava stavo ansimando, me ne vergognai se consideravo che stavo solo subendo una visita ginecologica, poteva pensare che mi accadesse anche con il mio medico. Ma mentalmente ero in suo possesso ed ero certa che si aspettasse di farmi godere. In breve lo speculum riempì tutta la mia cavità vaginale e a quel punto Denny cominciò lentamente ad aprirlo. Non mi sbagliavo quando pensai che quello strumento era davvero grosso rispetto a quello a cui ero abituata, perchè sentii le alette dello speculum sforzarmi tantissimo le pareti interne e provai la sensazione di essere oscenamente spalancata davanti a lui come mai ero stata in vita mia davanti a nessuno. Alzai la testa per vedere, era la prima volta che avevo il coraggio di guardare mentre mi visitava. La scena fu sconvolgente. Vedermi a cosce spalancate con lui seduto fra le mie gambe mentre mi guardava dentro la vagina completamente dilatata mi fece venire i brividi. Certamente adesso era l’uomo che mi conosceva più intimamente al mondo.

“Facciamo un pap test Claudia?” mi chiese riportandomi alla realtà
“Ormai che ci siamo…” gli risposi serenamente

Denny prese una piccola spatola e me la inserì in vagina attraverso lo speculum e mi fece il pap test. Poi lentamente mi sfilò lo speculum, si alzò dal suo sgabello e mi chiese il permesso di assentarsi un attimo. Uscì dalla porta che richiuse dietro di se. Andava ad accertarsi che la segretaria fosse andata via, ne ero certa, per essere sicuro di esere rimasto solo con me. Cosa mi avrebbe fatto adesso? Finora, nonostante tutto, la visita era stata “quasi” normale, a parte la masturbazione del clito che un ginecologo certo non è tenuto a fare. Tantomeno tenermi sulla poltrona completamente nuda, il mio ginecologo dopo avermi visitato il seno mi fa rivestire almeno sopra, invece lui mi voleva così, oscenamente nuda sulla sua poltrona. Per un attimo provai anche un forte senso di gelosia, pensando a quante altre donne, magari anche molto più giovani e belle di me, visitava ogni giorno su questa stessa poltrona. Ero abituata a pensare che il mio uomo vedesse nuda solo me, era strano poter immaginare di essere la donna di Denny e pensare che ogni giorno infilasse le sue dita in così tante vagine. Chissà, poi, se con tutte le sue perversioni che aveva manifestato a me, sarebbe stato capace di essere totalmente professionale con le altre donne. Lui, così amante dei piedi, che sensazione provava quando una bella ragazza occupava questa poltrona al posto mio offrendogli le piante dei piedi nudi a così poca distanza dal suo viso. Lui che si inebriava degli odori dei piedi, come riusciva a resistere ai loro senza provare eccitazione? Chissà se aveva mai scopato con qualche sua paziente, del resto farsi visitare da un ginecologo bello come Denny non poteva lasciare indifferente nessuna donna, pensai. Come facevano a non bagnarsi mentre lui le penetrava con le dita? I miei quesiti furono interrotti dal rientro di Denny nella stanza.

“Mi perdoni per l’attesa Claudia”
“Nessun problema dottore”

Denny tornò a sedersi sullo sgabello fra le mie gambe e mi disse

“Avrei bisogno di un prelievo delle sue urine”
“Per cosa dottore?” domandai stupita della richiesta di Denny
“E’ la prassi signora quando faccio la prima visita” mi rispose sicuro di sè
“Beh, quando è così gliele farò avere” gli dissi per chiudere il discorso
“Ma no signora, non ha capito. Lo faremo adesso il prelievo” mi disse conla sua solita sfacciataggine
“Che cosa??” domandai esterrefatta “Dovrei fare la pipì adesso??”
“Certo signora, è la prassi” mi rispose seccamente con un sorriso di sfida.
“Posso rivestirmi per andare in bagno?” domandai ingenuamente, senza aver veramente capito le sue reali intenzioni
“Non è necessario andare in bagno, la farà qui davanti a me” mi disse mostrandomi una bacinella che scorreva fuori dalla poltrona proprio sotto la mia vagina
“No Denny, questo proprio non riesco a farlo…” fu la mia sentenza che gli comunicai abbandonando per un attimo il ruolo di paziente

Denny mi sorrise e avvicinò il suo viso fra le mie gambe, tirò fuori la lingua e me la appoggiò sul clito facendomi fare un salto sul lettino.

“Oh dottore….” mi scappò calandomi di nuovo nel mio ruolo

Denny cominciò a muovere la sua calda lingua su tutta la clitoride che in un attimo diventò ancora più dura. Cominciai a sussultare per quel contatto che mi provocava un piacere fin troppo intenso da sopportare, finchè finalmente la sua lingua cominciò a scorrere sulle mie labbra completamente spalancate per l’eccitazione e probabilmente anche per la dilatazione a cui erano state costrette dallo speculum inserito in precedenza, raccogliendo tutti gli umori che ormai mi stavano colando fuori senza controllo.

“Non hai mai fatto una visita ginecologica così eh?” mi chiese uscendo per la prima volta dal suo ruolo
“Decisamente no Denny”
“E questo è solo l’inizio..” proseguì provocandomi, con le sue parole, una nuova copiosa uscita di umori dalla mia vagina che non mancò di raccogliere con la sua lingua.

“Forse signora sta più comoda se togliamo queste belle scarpine..” sapevo che avrebbe lasciato uno dei suoi “piatti preferiti” nel momento più caldo della situazione e di nuovo mi calai anche io nei panni della paziente

“Si dottore, penso anche io che starei più comoda se mi togliessi questi sandali, del resto li indosso da stamattina..” gli confessai sapendo di toccare un suo punto debole mai nascosto.

“Capisco signora, immagino che i suoi piedi saranno sudati e avranno bisogno di prendere aria” continuò accarezzandomi con le dita il dorso del piede che ciondolava dalla staffa.

“Sudati lo sono di sicuro, le visite ginecologiche mi mettono sempre una certa ansia.”
“Risolviamo subito signora stia tranquilla” furono le sue parole mentre con le dita raggiunse il laccetto della scarpa. Lo sganciò dal ferretto e lentamente lo fece scorrere nella piccola fibbia. Appena il piede fu liberato dalla presa cominciò lentamente a far scivolare il sandalo finchè il mio tallone uscì dalla suola. Poi avvicinò il suo viso e cominciò ad annusarmi il tallone, cosa che peraltro riusciva ancora a d imbarazzarmi.

“Ha un odore molto intenso” mi disse guardandomi
“Mi spiace dottore…” gli confessai mentendo sapendo che era proprio quello che voleva sentire.

Poi finì di sfilarmi il sandalo lasciandomi il piede nudo a penzolare dalla staffa e cominciò ad annusare la suola del mio sandalo.

“Si sente che ci suda dentro da stamattina” mi disse per aumentare il mio imbarazzo
“Si dottore, è stata una giornata molto calda”

Appogiò il sandalo sul pavimento e si avvicinò al mio piede, infilando il naso fra le mie dita. Questo mi imbarazzava ed eccitava ancora di più, ero certa che le mie dita avessero un odore ancora più forte rispetto al tallone.

“Le dita sono decisamente umide e l’odore di sudore è davvero forte”
“Immagino dottore…”

Mi sollevò leggermente il piede dalla staffa tenendolo per il tallone e cominciò a passarmi la punta della lingua sotto le dita dei piedi, senza tralasciare un solo millimetro. Questo mi fece eccitare tantissimo, come ogni volta.

“Che sapore hanno le dita dottore?”

Denny mi guardò e mi sorrise compiaciuto che condividessi il suo gioco perverso e cominciò ad aumentarne l’intensità.

“Hanno un ottimo sapore signora nonostante siano sporche di sudore” e cominciò a mettere in bocca il mio alluce, succhiandolo avidamente. Questo mi fece di nuovo sussultare sul lettino e lui continuò ciucciandomi tutte le dita una dopo l’altra. Pensare che mi stavano leccando i piedi durante una visita ginecologica mi fece andare fuori di testa, letteralmente. Ancora di più pensare che fosse Denny a farlo.

“Denny sei un porco!” mi scappò nella foga del momento e questo non fece che aumentare la sua foga perchè cominciò a sganciarmi anche l’altro sandalo e mi prese in mano l’altro piede, ricominciando ad annusarmelo tutto. Poi mi fece togliere le gambe dalle staffe e questo fu di conforto perchè la posizione cominciava a farmi indolenzire le gambe. Non ero mai stata per così tanto tempo a gambe aperte su un lettino ginecologico. Prese entrambi i miei piedi nudi in mano e li tenne davanti al suo viso per continuare ad annusarli.

“Puzzano così tanto?” gli domandai aspettando una risposta che incredibilmente mi eccitava
“Signora Boschi, i suoi piedi puzzano incredibilmente di sudore”

Non avrei mai pensato in vita mia che sentirmi dire una cosa del genere mi avrebbe così fatta eccitare e d’istinto portai le mani sui miei seni, cominciando ad accarezzarmeli come non ero solita fare. Ormai ero presa dalla situazione che mi eccitava da morire e cominciai a massaggiarmi le mie grandi mammelle davanti a lui, stringendole l’una contro l’altra mentre con gli indici mi stuzzicavo i capezzoli ormai durissimi. I miei polpastrelli costringevano le mie punte a piegarsi per poi tornare erette come due grossi spilli quando li lasciavo per accarezzarmi le larghe areole dei capezzoli. Denny mi passava la lingua in mezzo alle dita dei piedi ancora sudati e mi guardava mentre mi accarezzavo i capezzoli davanti a lui. All’improvviso mi fece appoggiare sula pedana alla base della poltrona e con il telecomando la riportò in posizione iniziale.

Lo guardai sorpreso, cercando di capire cosa avesse in mente adesso.

“Adesso signora Boschi, come le ho detto, è il momento dell’esame delle urine”
“Denny ma non vorrai davvero che faccia pipì adesso??”
“Certo signora Boschi! Credeva scherzassi?”
“Oh mio Dio Denny…ma devo farla davanti a te?? Non ci riuscirei mai!!”

Non mi stette neanche ad ascoltare, mi fece alzare in piedi dalla poltrona e mi invitò a salirci sopra con i piedi, in modo da mettermi accovacciata.

“Dottore lei è matto se pensa che riesca a fare una cosa del genere…”
“Ci riuscirà signora stia tranquilla…”
Salii sulla poltrona e cercai di accovacciarmi mantenendo le cosce aperte. Lui prese una bacinella trasparente che mi fece pensare non fosse la prima volta che faceva fare questa cosa a una donna. Ebbi però il terrore di domandarglielo, non mi risultava fosse comunque una pratica usuale.

Posizionò la bacinella sotto la mia vagina nonostante le mie preghiere di abbandonare il suo intento. Mi appoggiai con la schiena sulla poltrona, come arresa alla consapevolezza che il mio rapporto con Denny fosse in fondo questo: totalmente sprofondata nella perversione, quello che in fondo non avevo mai avuto con mio marito. Denny tirava fuori tutto da me, ero conscia del fatto che con lui avrei superato ogni limite, perfino quelli che ritenevo invalicabili. I fatti confutavano le mie sensazioni. Ero una donna sposata, eppure ero completamente nuda su una poltrona ginecologica a farmi visitare da un dottore che era il mio amante, da lui ero stata “iniziata” al feticismo dei piedi, quello più intenso. E questo mi aveva fatto scoprire un mondo finora inesplorato, che però mi portava all’estasi. Adesso mi stava “iniziando” ad una nuova pratica mai neanche considerata finora, non facevo pipì nemmeno con mio marito in bagno. Eppure adesso ero con i piedi su quella poltrona, accovacciata davanti a lui ma lasciandogli una visuale che poco concedeva all’immaginazione. Le mie cosce completamente spalancate, le labbra della vagina tenute spalancate dalle sue dita, la mia testa reclinata all’indietro sulla poltrona cercando la concentrazione adatta per fargli anche questo perverso regalo. Fu nello stesso istante in cui sollevai la testa dalla poltrona, incrociando il suo sguardo che da solo bastava a farmi desiderare il “Tutto” con lui, che cominciai a pisciare. Il primo getto fu molto violento, andò a sbattere dentro la bacinella e da lì arrivarono gli schizzi fino al suo camice. Mi fermai, temendo di aver fatto un danno, ma le sue parole mi istigarono a continuare. Smisi di pensare alle conseguenze, me ne fregai completamente. Aprii completamente il canale dell’uretra e ricominciai a pisciare senza più alcun ritegno, bagnandogli le dita con cui mi teneva aperte le labbra e nei momenti in cui il getto era più intenso schizzando Denny sul suo camice. Ero effettivamente davvero piena e riuscii perfino a rilassarmi svuotandomi la vescica davanti a lui, pur sapendo che quello che stavo facendo, in quella particolare situazione (e posizione) e soprattutto non con mio marito, era certamente una delle cose più perverse che una donna può fare. Denny ammirava con soddisfazione il getto di piscio che sgorgava dalla mia uretra ormai spalancata, il suo orgoglio di maschio dominante era adesso appagato dal fatto che riuscisse a farmi fare ormai tutto quello che voleva. Era cosciente che ero sia mentalmente che fisicamente in suo possesso, che poteva fare di me quello che voleva. E questa era una condizione che io stessa avevo ormai accettato. Forse era quello che mi mancava con mio marito, se è vero che mi trovavo adesso lì e non a casa. Se è vero che da quando avevo conosciuto Denny avevo scoperto quanto potesse essere eccitante essere preda di un maschio così sicuro di sè. Se avevo ancora qualche dubbio di cosa volessi da lui, adesso non ne avevo più alcuno. Volevo provare tutto ciò che avrebbe voluto anche lui. Tutto.

Il getto di urina andò ad esaurirsi, continuai per qualche secondo a gocciolare, così Denny tolse la bacinella da sotto di me ordinandomi di restare in questa posizione e la appoggiò sul pavimento poco distante. Temevo e nello stesso tempo speravo che facesse quello che in effetti fece. Si avvicinò col viso alla mia fica ancora sporca di pipì e cominciò a leccarmi le grandi labbra. Reclinai nuovamente la testa all’indietro sulla poltrona e spalancai ancopra di più le gambe. Sentivo la sua lingua calda passare sulle mie labbra e inevitabilmente raccogliere le goccioline di pipì che ancora dovevo avere sulla fica. cominciai ad ansimare, mi faceva impazzire pensare che me la stava ripulendo lui con la sua lingua. Adesso mi sentivo davvero perversa, davvero troia. Solo lui riusciva a farmi sentire così ed era una sensazione che mi mandava fuori di testa. Dopo avermela evidentemente ripulita si avvicino al mio viso e mi baciò. Io tirai fuori la lingua per cercare la sua e la sensazione fu stranissima. Avvertivo chiaramente il sapore salato della mia urina nella sua bocca, sulla sua lingua e cominciai a baciarlo con foga. Quel sapore mi eccitava ancora di più.

Adesso era vicino a me e mentre lo baciavo la mia mano andò a cercare il suo membro imprigionato nei pantaloni. certo con lui non si faticava a cercare, lo spaventoso rigonfiamento dei suoi pantaloni tradiva la sua presenza. gli sbottonai il camice, gli sganciai la cintura e poi i pantaloni che caddero sul pavimento. quello che vidi mi fece venire i brividi. Il suo membro usciva dai boxer che non riuscivano a contenerlo quando era in stato di eccitazione. La cappella che puntava contro la sua gamba era enorme e lucida, l’asta che sbucava dalle mutande era nodosa a causa delle vene gonfie e la parte che ancora era imprigionata nei boxer sembrava dovesse farli esplodere da un momento all’altro.

Con la mano gli presi la cappella e la sensazione fu devastante, soprattutto immaginare cosa si potesse provare a sentirla entrare dentro di te di questa misura. Gli tirai giù i boxer e il suo arnese balzò fuori in tutto il suo splendore dondolando davanti a me quasi minaccioso. Gli afferrai l’asta o almeno è quello che tentai di fare perchè era troppo larga da stringere con una mano e cominciai lentamente a segarlo.

“Adesso prendilo in bocca” mi ordinò
Non potevo rifiutare un simile invito

Lui avvicinò la sua verga al mio viso e io lo afferrai con entrambe le mani per prendere tutta la sua circonferenza e cominciai a baciargli la cappella. Si stava bagnando tutta perchè dal suo buco uscivano gocce del suo nettare caldo. Tirai fuori la lingua e cominciai dolcemente a leccargliela, era così gonfia e dura. Mi soffermai qualche secondo sul buchino, che poi tanto buchino non era perchè forse ci poteva entrare un dito sforzandolo un po’.

“Infilaci la punta della lingua nel buco se vuoi provare”

Raccolsi anche questo invito e con la punta della lingua cercai di penetrare delicatamente il suo foro. Anche questa era una grande novità per me, mai fatto niente del genere a Paolo. Con mio grande stupore il suo buco si allargò tanto da permettere alla punta della mia lingua di entrarci. Non avrei mai immaginato di arrivare a infilare la mia lingua così intimamente nella cappella di un uomo. Del resto Paolo non aveva un buco così grande da permettermi di poterlo fare. Denny gradì molto il tattamento che stavo riservando alla sua cappella, tanto che dal suo buco continuava a uscire tantissimo miele.

Con le mani cercavo di stringergli più forte possibile l’asta e di masturbarlo al tempo stesso. Appoggiai le mie labbra alla sua cappella e cominciai lentamente a penetrare la mia bocca sforzandomi il più possibile di spalancarla per riuscire ad accoglierlo dentro di me. La sua cappella profanò completamente la mia bocca e riuscii a far entrare anche una parte dell’asta. Mi riempiva completamente la bocca. Cominciai a far uscire e rientrare la sua cappella dalla mia bocca e ogni volta tentavo di prenderne il più possibile. Quando la sua grossa punta mi arrivava in gola mi impediva di respirare. Continuai per qualche minuto a spompinarlo con passione, accarezzandogli con la mano i grossi testicoli. Lo sentivo veramente maschio e mio. La sua dimensione riusciva a farmi sentire ancora più donna. Denny mi palpava le tette e ogni tanto mi tirava i capezzoli provocandomi un piacevole dolore. Mi accarezzava la testa e ne approfittava per spingermi il più possibile il suo membro in bocca ma era palese che più di tanto non fosse possibile accoglierlo. Ogni volta che usciva dalla mia bocca era pieno della mia saliva che evidentemente producevo in abbondanza durante il faticoso rapporto orale. Così la sua cappella rimaneva unita alla mia bocca da filamenti di saliva misti al suo umore che aveva cominciato a produrre in maniera notevole.

“Denny ti voglio dentro di me” dissi senza pensarci togliendo la bocca dal suo cazzo e guardandolo negli occhi. Era per me giunto il momento, volevo disperatamente fare sesso con lui e capire che piacere mi avrebbe potuto provocare quell’enorme pene.

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