Una scoperta indecente - Capitolo 2 - DarkOct02

Una scoperta indecente – Capitolo 2

Tornai velocemente a casa e il telefono squillò ancora ma non risposi.

Ero già contenta così, per quel giorno poteva bastare. Dovevo lavarmi, cambiarmi e entrare a lavoro al fast food. Mi tolsi quei vestiti macchiati, li misi subito a lavare per non farli scoprire a mamma. Quando mi sfilai le mutandine ebbi la conferma. Le avevo bagnate. Dove poggiavano le mie labbra c’era una bella striscia di umori della mia patatina. Dunque avevo perfino goduto. Ero certa che fosse successo mentre mi leccava i capezzoli alla fine. Mi era piaciuto, ci sapeva fare, non c’era dubbio.

Annusai le mie mutandine, era la prima volta che lo facevo con quello scopo. Effettivamente odoravano di sesso, di voglia. Mi stupii di me stessa, non avrei mai pensato di provare piacere con una donna. Con una donna molto più grande di me, oltretutto.

Aprii l’acqua ed entrai sotto la doccia. Solo finita la doccia, quando richiusi l’acqua, mi resi conto di essermi fatta un ditalino. Pensando a quello che era successo in macchina, per giunta.

Pensai a un posto dove poter nascondere i soldi, lo trovai in una vecchia cassettina portagioielli dove da piccola tenevo dei pupazzetti di gomma. Era un mio ricordo chiuso nel cassetto, nessuno sarebbe andato a frugare.

Uscii di casa e andai al fast food. Tutto il pomeriggio ripensai a quello che era successo negli ultimi giorni nella mia vita. E di come fosse improvvisamente cambiata. Pensai che la vita fa schifo se ti riduce a doverti umiliare per sopravvivere. Pensavo a quanto doveva essere umiliante per mamma subire quelle cose. E al fatto che anche io, adesso, fossi sua “complice” segreta. Sapevo e non potevo dire. Ma non sarebbe durata a lungo. Almeno non per lei.

Ripensai anche a quella strana donna. Quella insospettabile donna. E mi domandai quante altrettanto insospettabili persone facessero quelle cose di nascosto. Osservavo ogni persona che entrava, chiedendomi quali segreti potessero avere. Perchè ognuno di noi ne ha. Viviamo quotidianamente con una maschera, quella di comodo, quella che mostriamo alla massa. Quella che ci rende tutti belli, dolci e simpatici.

Mi tornarono in mente tutte le volte che avevo sentito al telegiornale di qualcuno ucciso o comunque morto per una qualche ragione. Erano sempre etichettati come “brave persone”. Magari lo erano, per carità. Ma anche loro avranno avuto i loro “scheletri nell’armadio”. E comunque non credo avrebbero mai letto la notizia “Morto in un incidente stradale uomo di 36 anni. Gli amici dicono che comunque era uno stronzo, uno che non aiutava mai nessuno, che la sera andava a puttane, che gli piaceva bere e che picchiava la moglie. Per poi abbandonarla.” No. Anche lui sarebbe stata una “brava persona”, dopo la morte. La morte rende tutti bravi. Quanta ipocrisia nel genere umano.

Quando tornai a casa la sera mamma era strana. Mi accorgevo subito quando aveva qualcosa che non andava. Con me no riusciva a mentire, nonostante provò ad accogliermi come ogni sera. I suoi occhi, il suo sguardo, la tradivano sempre. Almeno con me.

“Ciao mamma come va?”

“Tutto bene cucciolo”

Poteva fregare tutti, non me. Sapevo di non poter indagare. Anche perchè c’era poco da indagare. Conoscevo già la causa del suo malessere. E la stavo cercando di risolvere. Ma avevo bisogno di tempo.

Il giorno dopo il telefono, quel numero, squillò quando ero a lavoro. Non potei rispondere, ma richiamai qualche minuto dopo dal bagno.

“Pronto? Ho ricevuto una chiamata da questo numero…”

“Si, ho letto l’annuncio, vorrei incontrarti”

“Va bene, ma non subito, sono libera nel pomeriggio”

“Può andare bene alle 18?”

“Si può andare, ci possiamo vedere…..” ma la voce femminile mi interruppe

“Al piazzale dello scalo, alle 18. Ho una Golf rossa”

Il “piazzale dello scalo” era un posto era un posto poco fuori città, dove la gente era solita abbandonare di tutto. Era uno scarico a “cielo aperto”. Di tanto in tanto qualcuno poi passava a ripulire. In città lo conoscevano tutti con quel nome.

“Va bene, a dopo”

Uscii da lavoro alle 15 quel giorno. Adesso avevo un problema. Sarei dovuta andare a casa a farmi una doccia, ma avrei potuto trovare ancora mamma impegnata. Effettivamente, però, lei sapeva che sarei rientrata nel pomeriggio, quindi non avrebbe potuto certo farsi trovare in casa. Scampato pericolo, avevo casa libera.

Ne approfittati per riposarmi un po’. Non avevo intenzione di addormentarmi ma caddi in un sonno profondo. Mi svegliai e vidi che erano già le 17:15! Cazzo!! Dovevo fare in fretta!! Mi feci una doccia veloce e mi vestii in fretta. Presi l’auto e raggiunsi il luogo dell’appuntamento. Che si trovava a circa cinque chilometri fuori città, lungo la strada che porta sulle colline. Girai nella stradina sterrata e dopo un centinaio di metri arrivai al piazzale. Che trovai deserto. Guardai l’ora, erano le 18:10. Forse ci avevano ripensato.

Aspettai ancora cinque minuti, poi misi in moto l’auto. Stavo per andarmene quando vidi arrivare un’auto. Una Golf. Rossa. Doveva essere lei. Parcheggiò dall’altro lato del piazzale, frontale a me.

Il mio telefono squillò.

“Sei tu?”

“Si sono io, ti raggiungo?”

“Aspetta” e chiuse la telefonata.

Non capivo perchè mi avesse detto di aspettare. Mi misi a osservarla. Non era troppo lontana potevo comunque distinguerla bene. Era mora, sembrava abbastanza grossa di corporatura. La vidi aprire lo sportello. Scese dalla macchina ed ebbi la conferma che era una donna piuttosto grassa. Di mezza età, sembrava. Ma che diavolo faceva? Perchè se ne stava fuori dall’auto a guardarmi? La situazione cominciava a non piacermi.

Poi cominciò a spogliarsi. Io la guardavo. Forse voleva questo. si tolse la maglietta e il reggiseno mostrando un seno veramente enorme. Si mise a sedere e si tolse le scarpe, poi i pantaloni e poi tornò ad indossare nuovamente le scarpe. Scese di nuovo dall’auto con addosso solo le mutande e le scarpe.

Ce n’era di gente strana! Volevo capire che intenzioni avesse e soprattutto avrebbe dovuto pagarmi. La chiamai al telefono.

“Ascolta, vorrei capire cosa stai cercando e cosa vuoi fare. E soprattutto devi pagarmi prima. Sono cento euro”

“Facciamo così, prima mi guardi e basta. Poi quando ti chiedo di avvicinarti te ne do centocinquanta di euro. Ti va bene”

“Va bene ma..”

“Quanti anni hai?”

“19…”

“Perfetto!!” e riattaccò.

Mi misi a guardarla, come mi aveva chiesto. Cominciò a palparsi le grandi tette, dai movimenti sembrava già eccitata. Si prese una tetta con tutta la mano, avvicinò il largo capezzolo scuro alla bocca e cominciò a succhiarselo. A morderselo. Si infilò l’altra mano nelle mutande ed evidentemente cominciò a masturbarsi. La eccitava che la guardassi, ecco il suo piano perverso. Non mi dispiaceva, meno dovevo fare meglio era. La sentivo godere, evidentemente lo faceva a voce alta apposta perchè io la sentissi.

Poi si sfilò le mutande e le lanciò sul sedile. Rimase tutta nuda a pochi metri da me con addosso solo delle scarpe nere. Vidi che aveva la fica ricoperta da un folto pelo nero. Si girò, mostrandomi il suo culo che era molto grande. Molto di più di quello di mamma. Si chinò in avanti con la schiena e con le mani si spalancò le grandi chiappe. Riuscivo a intravedere il suo buco del culo e le sue enormi labbra della vagina. Si mise una mano tra le gambe e comincio a passarsi le dita dalle labbra fino al buco del culo. Non avrei immaginato che esistessero persone così, che esistesse tutto questo, fino a questo punto.

Dopo avermi fatta assistere aprì lo sportello posteriore, si mise seduta e spalancò le gambe. Rimase così qualche secondo, stavo per chiamarla per capire cosa fare e soprattutto quando si decidesse a pagarmi. Non mi andava di assistere a tutto questo gratuitamente!

Improvvisamente vidi partire dalla sua fica un forte getto. Stava pisciando. E doveva essere anche parecchio piena perchè sembrava avere un idrante tra le cosce. Durò per una trentina di secondi. Poi il getto si affievolì. Si era evidentemente svuotata. Fu lei quindi a richiamarmi:

“Ora ti puoi avvicinare per visitarmi”

“Ok, arrivo”

In realtà non avevo la minima idea di cosa intendesse col “visitarla”. Mi avvicinai alla sua auto, in terra erano ancora evidenti i segni della sua minzione.

Quando fui abbastanza vicina notai che di viso era una donna carina. Paffutella ma carina. Avrà avuto tra i quaranta e i cinquanta anni. Di corpo era decisamente sovrappeso. Non proprio obesa ma con molti chili in più del dovuto.

“Ciao” le dissi quando le fui davanti.

“Ciao, ecco a te i soldi” e mi porse i centocinquanta pattuiti. Che misi subito in tasca.

“Cosa devo fare? Hai detto.. visitarti?”

“Adesso ti spiego. Prima dimmi cosa hai visto finora…”

Subito dopo avermelo chiesto cominciò a masturbarsi davanti a me, con le cosce spalancate.

“Ho visto che ti sei spogliata…”

“Si continua, nei particolari, cosa hai visto…”

“Ho visto che ti sei sfilata il reggiseno e che sono uscite fuori le tue grandi tette..”

“Mmmm ancora dai…”

Stavo cominciando a capire il suo gioco. Doveva essere esibizionista e la eccitava questo. farsi guardare e commentare.

“Ho visto che ti sei sfilata anche le mutande e che sei rimasta nuda davanti a me..”

Doveva godere molto delle mie parole perchè le sue dita andavano velocissime sulla clitoride.

“Poi ti sei girata e ho potuto ammirare il tuo culo nudo, soprattutto quando ti sei chinata ho visto molto bene il tuo buco del culo e la tua fica…”

Questa descrizione la fece godere molto perchè sembrò avere un orgasmo.

“E poi e poi cosa ho fatto…” mi interrogò ancora senza smettere di torturarsi tra le cosce.

“Poi ti ho vista a gambe spalancate e ho visto che hai cominciato a pisciare”

“Oooh si…. l’hai visto bene il piscio uscire dalla mia fica?”

“Si, molto bene…”

“Hai visto quanta ne avevo?”

“Tantissima, direi..”

“Secondo te sono stata parecchio puttana a farlo davanti a te?”

Il suo gioco era sempre più chiaro. Godeva nel mostrarsi e nell’umiliarsi. Dovevo accontentarla.

“Si, sei stata molto puttana. Solo le puttane come te possono arrivare a pisciare davanti a una ragazzina come me..”

Anche questa parole la fecero letteralmente impazzire: Del resto non durai neanche molta fatica a pronunciarle perchè erano molto vicine a quello che pensavo.

“Oh si sono una gran porca dimmelo…” e mentre pronunciò queste parole con le mani si spalancò la fica che notai essere molto grande, con un foro vaginale molto aperto. Un’altra, pensai.

“Si, sei decisamente una gran porca” le confermai con la mia voce da ragazzina, quella voce che la mandava fuori di testa.

Poi prese qualcosa da un grande sacchetto nero che sembrava pieno di “strani” oggetti. Non faticai molto a capire di cosa si trattasse, perchè (purtroppo) lo avevo già sperimentato su di me. O almeno, lo avevano usato su di me. Si trattava di un divaricatore vaginale, comunemente chiamato speculum.  Quello che i ginecologi usano per visitarci la vagina.

Avevo fatto la mia prima visita ginecologica solo qualche mese prima. Era da tempo che mia madre mi consigliava di farla, a lei avevo raccontato di avere avuto già rapporti sessuali. Non con il primo ma con il secondo ragazzo con cui ero stata. sarei usata troppo giovane, per lei, per perdere la verginità all’età in cui la avevo realmente persa. Mi presi semplicemente più tempo per svelarle che non ero più intatta, tanto per avvicinarmi il più possibile alla sua età ideale. Che probabilmente sarebbe stata comunque intorno ai cinquanta anni…

Mi ricordo che mi decidetti a fare una visita perchè sentivo un forte bruciore interno ogni volta che facevo pipì. Durava ormai da troppo tempo, fui costretta a superare le mie inibizioni e a prendere un appuntamento per una visita. Mia mamma mi volle portare dal suo medico, che per mia fortuna era una donna. Non che sia stato meno imbarazzante, per carità. Dover stare tutta nuda a cosce spalancate davanti a quella donna che “giocherellava” con la mia vagina. E ovviamente, in quella occasione, avevo fatto conoscenza proprio con quello strumento prettamente medico. Ricordo ancora quanto fosse freddo e quanto fosse fastidioso quando le sue “alette” cominciarono a divaricare le mie pareti vaginali.

Adesso ritrovavo quello stesso strumento in mano a quella donna. Che voleva usarlo per provare piacere. Non ne capivo il senso.

“Sai usare questo? ” mi chiese.

Ovviamente no, ma non volevo passare per la ragazzina ingenua, visto che mi pagava per darle piacere.

“Lo hanno usato su di me, credo di non avere difficoltà a usarlo su di te”

Mi resi conto che le mie parole potevano essere mal interpretabili, sembrava che le confermassi che qualcuna lo aveva usato su di me come strumento sessuale invece che medico. Come dovevo fare adesso con lei. E quindi non si pose il problema di porgermelo.

Era uno speculum di metallo, mentre di solito i medici lo usano di plastica e di quelli usa e getta. Il funzionamento era comunque lo stessso , non doveva essere difficile.

La donna si mise comoda, si sfilò anche le scarpe e si mise in posizione ginecologica sui sedili posteriori della sua auto.

“Dai dottoressa visitami” mi incitò visibilmente eccitata.

Il divaricatore era ancora chiuso, pronto quindi all’inserimento. Mi abbassai per arrivare all’altezza della sua vagina e i suoi odori arrivarono forti alle mie narici. Era una giornata molto calda e quella donna era al massimo dell’eccitazione. Le sue grasse labbra erano parecchio bagnate ed avvertii fortissimo l’odore dei suoi umori vaginali.

Cercai con una mano di aprirle le grandi labbra. L’ingresso vaginale era ben nascosto là sotto, in mezzo al pelo. Lei mi aiutò a spalancarsela. Notai subito che la sua clitoride era veramente gonfia, tutta esposta e sembrava pulsare. Questa donna stava impazzendo di voglia.

Mentre lei con le mani si teneva le grandi labbra io con le dita le aprii quelle piccole. Appoggiai la punta del divaricatore all’ingresso della sua fica e comincia a spingerle dentro lo strumento. Lei reclinò la testa all’indietro e lanciò dei gridolini di piacere. Lentamente accompagnai lo speculum in quell’intimo viaggio dentro la signora, fin quando la penetrai completamente.

“Mi fai impazzire! Adesso aprilo e guardami dentro”

Era veramente una gran porca, nulla dire. Azionai  la rotellina e le alette cominciarono ad aprirsi, spalancandole sempre più le pareti vaginali. Quella cosa che a me aveva dato tanto fastidio provocava in lei un immenso godimento. Era infatti tutta fradicia. E l’odore della sua fica si faceva sempre più forte.

Mi fermai quando la sua vagina fu abbondantemente divaricata.

“Adesso stia ferma che devo controllarle l’interno della vagina” le dissi entrando nel mio nuovo ruolo.

“Oh si dottoressa mi dica come sono fatta dentro e perchè sono così troia”

Questo era il suo godimento. Sentirsi troia e farselo confermare.

Guardai dentro la sua vagina oscenamente aperta, ma ovviamente senza la luce vedevo poco. tanto dovevo solo fingere.

“Signora lei è una troia perchè la sua fica è troppo sfondata” le dissi entrando forse troppo nel ruolo “Cosa ha fatto per ridurre così la sua vagina?”

La donna godeva ascoltandomi e cominciò a torturarsi furiosamente la clitoride.

“Mi hanno messo dentro di tutto! Cazzi veri, cazzi di gomma, bottiglie, mani, di tutto!! Ecco dottoressa, mi hanno fatto diventare una puttana non è vero?”

“Eh si signora, da quello che vedo lei è diventata una grandissima puttana” le dissi prendendoci ormai gusto.

“Oooooh si lo so! Vede dottoressa non posso più farne a meno!! Ormai ho necessità di continuare a sfondarmi sempre di più, solo così riesco a godere”

“Immagino l’avranno scopata tanti uomini quindi”

“Oh no dottoressa, non vado con gli uomini. Cioè si ogni tanto, ma sono le mie amiche che mi hanno ridotta così. A loro piace giocare col mio corpo”

Non sapevo se quello che mi diceva fosse vero o frutto della sua fantasia sessuale,. E poco mi importava, sinceramente.

Si girò e cercò ancora qualcosa nella borsa. Tirò fuori un altro speculum, leggermente più piccolo del precedente. Temevo la sua prossima richiesta…

“Tenga dottoressa, mi visiti bene anche il culo”

Ecco, appunto. Mi toccava, c’era poco da fare.

Con il primo divaricatore ben piantato in fica, la donna si prese le gambe con le mani, in modo da poter sollevare il culo e offrirmelo.

“Avanti dottoressa me lo visiti dentro”

Non era il massimo delle mie ambizioni, effettivamente. Oltretutto, se la donna del primo incontro era anche una bella donna, questa proprio nno lo era. dovevo solo farlo e basta. Non doveva anche piacermi.

Con una mano cercai di spalancare le grandi chiappe di quella donna. Riuscii a vedere il suo buco del culo. Era di colore scuro. Anche questo, come la fica, coperto di peli tutto in torno al foro.

Una ceretta no eh? Pensai tra me. Io odiavo avere i peli intorno al mio forellino anale.

Avvicina la punta del secondo speculum al suo buco del culo, era anche questo tutto fradicio degli umori che le sgorgavano a fiotti dalla fica. Cominciai a spingerlo dentro il suo sfintere e senza incontrare grandissime resistenze lo strumento entrò piuttosto agevolmente tutto dentro l’ano.

“Oooooooooooooh!” gemeva la troia.

Feci la stessa operazione precedente e il culo della mia “paziente” si aprì totalmente. La guardavo, era adesso oscenamente spalancata davanti a me, sia davanti che dietro.

“Come sono dentro al culo dottoressa?”

Finsi di guardarle dentro.

“Tutta rotta signora”

“Oh si mi hanno rotta tutta non è vero? Figa e culo non è vero?”

“Eh si signora, le confermo che è tutta rotta in entrambi i buchi”

Non aveva mai smesso di masturbarsi la clitoride, adesso lo faceva in una maniera forsennata. Mi domandavo come faceva a non farsi de male.

“Sto per sborrare dottoressa mi guardi dentro ai buchi!!!”

Mi ricordai della venuta della mia cliente precedente e non volevo incorrere nella stessa situazione.

Mi tenni spostata verso un alto in modo da non prendere addosso eventuali schizzi. Che non partirono, per fortuna.

“Aaaaaaaaaaah sborro dottoressa sborroooooo!!!!”

La sua fica cominciò a pulsare forte, dal foro dello speculum cominciò a sgorgare fuori una grande quantità di umori. Stava venendo, era chiaro. E io stavo assistendo a tutto questo.

Dopo il violento orgasmo, la donna si calmò. Mi chiese di sfilarle gli strumenti e delicatamente lo feci. Gli diede una ripulita veloce con un fazzoletto e li ripose nella sacca.

“Mi hai fatto godere tantissimo, sei disponibile a farlo ancora in questo modo?”

“Si non ho problemi”.

In fondo anche questa volta non avevo dovuto fare chissà che. E soprattutto non avevano fatto niente a me. Questo mi piaceva molto.

“Posso chiederti di leccarmela prima di andare?”

Non era una cosa che ero intenzionata a fare, soprattutto non con lei.

“No mi spiace non faccio tutto e questa cosa non la faccio, soprattutto con chi non conosco”

“Ok lo capisco, almeno leccami un po’ i capezzoli”

“Va bene..”

“Vieni dentro, siediti accanto a me”

Entrai nella sua auto, lei mi fece spazio. A vederla e a parlarci non sembrava una cattiva persona, anzi.

“Non ho molto tempo, tra poco devo andare a riprendere mio figlio che ho lasciato da un’amica”

Questo non fece che confermare la mia idea.

“Ah, hai un figlio! Quanti anni ha?”

“Ha 6 anni”

“Posso chiederti, se lecito, come mai ti piace fare queste cose?”

Rimase qualche istante in silenzio.

“Ascolta cara, se vuoi saperlo io sono una persona normalissima. Ho un buon lavoro, sono impiegata in unno studio medico. Il mio compagno mi ha abbandonata quando è nato mio figlio. Ero distrutta. Poi ho conosciuto un altro uomo, con cui sono stata fino a un anno fa. All’inizio le cose sembravano andare bene, poi ha cominciato a chiedermi cose strane. Il sesso era sempre più violento e spesso c’erano altre donne con noi. All’inizio non ero abituata a certe cose, ma poi sono stata costretta a provare piaceri nuovi. Adesso che non c’è più lui non riesco a fare a meno di godere così. Lo so che non mi puoi capire e non lo pretendo…”

Nel raccontarmi queste cose privati mi resi conto che in fondo era una brava persona. Era soltanto entrata, anche lei , in un giro sbagliato. E adesso di tutto questo era rimasta probabilmente vittima. Chi ero in fondo io per giudicarla. Non mi stavo forse prostituendo per risolvere i miei problemi?

Senza chiederle altro cominciai ad accarezzare il suo seno. Aveva veramente due tette grandi. Saranno state una sesta.

Lei mi sorrise e mi accarezzo la testa.

“Io non me la sento di chiederti perchè tu lo fai, invece” mi disse “Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio…” aggiunse confutando la mia teoria di qualche giorno prima.

Cominciai ad accarezzarle un capezzolo con le dita. Era molto largo e scuro.

“Stringimelo con le dita, mi piace…”

La accontentai. Presi il grosso capezzolo tra le dita e cominciai a schiacciarlo, senza esagerare.

“Strizzalo di più non aver paura”

“Ma ti farò male…”

“Sono abituata, credimi…”

La accontentai ancora. Glielo strizzai molto forte, lei emise dei lamenti di dolore e poi dei gemiti di piacere.

Prese la sua tetta in mano, doveva essere molto pesante. Me la offrì. Avvicinai la bocca al suo seno e cominciai a leccarle l’areola scurissima.

“Mordimi il capezzolo di prego”

Il dolore le provocava piacere. Era evidente. Afferrai la punta con i denti e cominciai a morderla.

“Aaaaaaah così, ancora tesoro…”

Glielo morsi ancora. Più forte. Gridò di dolore.

“Ho esagerato?”

“No! No, tranquilla, ho bisogno di questo. Purtroppo riesco a godere solo con il sesso estremo ormai. Mi hanno abituata così.”

“Scusa ma ti hanno violentata? Insomma .. stuprata?”

“Magari! Potrei dare la colpa ad altri, almeno. No, sono sempre stata consenziente. Per amore. E le persone con cui sono stata erano sempre persone insospettabili, madri di famiglia. Oltre al mio ex compagno, ovviamente. Lui voleva almeno due donne a suo servizio. Non so se capisci cosa intendo…”

“Si, credo di si….”

Mi faceva tenerezza, in fondo. Era anche lei una “vittima del sistema”. E mi rassicurò il fatto che fosse una madre e una persona per bene. Oltre al fatto che lavorasse in ambiente medico.

Glielo dovevo. Le spinsi delicatamente le spalle per farle capire che doveva sdraiarsi.

“Che vuoi fare?” mi chiese.

“Non dire niente, fidati di me” la rassicurai.

Lei si sdraiò come meglio poteva. Le misi un piede sopra il sedile anteriore e l’altro sopra il sedile posteriore.

“Oh mio Dio…” esclamò intuendo le mie intenzioni.

Mi feci forza, sapevo cosa mi aspettava. Nonostante lo sportello dell’auto fosse rimasto aperto era un gran caldo quel giorno. Lei era ancora sudata per l’orgasmo precedente. Mi infilai con la testa tra le sue cosce. L’odore era molto forte. Di umori, di sudore.

Lei mi aiutò aprendosi di nuovo le grandi labbra con le mani. Era di nuovo tutta spalancata davanti a me. Tirai fuori la lingua e gliela passai lungo tutta la fessura. Dal basso fino alla clitoride. Che era davvero durissima.

“Così mi fai impazzire tesoro…”

Ormai ero diventata il “tesoro” di molte.

Cominciai a giocare con la sua clitoride con la punta della lingua. Era come leccare una piccola cappella.

“Mi fai gocciolare tutta così…”

In effetti dall’interno della vagina ricominciarono a scendere parecchi umori bianchi.

“Leccamela dentro ti prego…”

Ormai non potevo più tirarmi indietro. Le infilai la lingua dentro la cavità vaginale e di conseguenza mi ritrovai i suoi umori in bocca. Era la prima volta in vita mia che avevo in bocca la sborra femminile. Aveva un sapore strano. Avevo ingoiato quella maschile e non mi era dispiaciuta. Ingoiai anche la sua. Mi ero ridotta a questo.

Lei impazziva letteralmente, mi spingeva la testa contro la sua fica carnosa. Faticavo a respirare e morivo di caldo tra le sue cosce. Speravo che godesse alla svelta in modo da uscire da quella “situazione”. Stavo affogando nei suoi umori. Mi sentivo tutto il viso sporco, sporco di lei. Pensai ai soldi, ne avevo bisogno, Pensai a mia madre e a quando l’avevo vista col viso in mezzo al sedere di quella donna. Mi feci forza, dovevo resistere.

Per fortuna fu lei a tirarmi via la testa dalle sue cosce.

“Non riesco a venire così.. sono troppo abituata alle cose estreme. Aiutami per l’ultima volta ti prego”.

Pur di non tornare in mezzo alle sue cosce le avrei fatto di tutto.

“Va bene, dimmi che ti devo fare e lo faccio”.

Tornò a rovistare nella solita borsa di prima, questa volta tirò fuori due cazzi di gomma. Notevoli. Uno era nero, gigantesco per le mie abitudini. L’altro bianco, comunque molto grosso. Erano molto reali, sembravano veri. Avevano la cappella  e le vene scolpite  sull’asta. Quello nero lo trovai irreale, non pensavo che nessuno potesse avere un attrezzo del genere. Come non pensavo che nessuno potesse infilarsi una roba del genere. Quello bianco era simile a quello del mio ex, almeno come lunghezza. ma era molto più largo.

“Ti prego fammi venire con questi, sono gli unici che mi soddisfano veramente”

Mi resi conto che aveva subito davvero delle penetrazioni sconvolgenti.

Presi in mano i due cazzi finti e mi resi conto ancora meglio di quanto fossero esagerate quelle dimensioni. O almeno di quanto lo fossero per me. Duravo fatica a tenerli in mano. Figuriamoci a farli entrare nella mia vagina. Per fortuna non dovevo usarli io.

La donna si mise a quattro zampe sui sedili, con il grosso culo rivolto verso di me. Le sue enormi tette ciondolavano nel vuoto. Si mise con il viso sul sedile in modo da tenere il sedere più sollevato possibile.

“Infilami quello nero nella fica tesoro e stai tranquilla, io ci sono abituata non mi fa male”

Disse come se avesse ascoltato le mie perplessità su quelle dimensioni spropositate.

“Va bene” le risposi.

Appoggiai il membro bianco sul sedile e impugnai quello enorme nero. Riuscivo a malapena a tenerlo in mano a causa delle mie mani piccole. Cercai di tenerle aperte le labbra il più possibile e poi appoggiai quella spaventosa cappella all’ingresso della fica. Cominciai a spingere trovando, come era ovvio, qualche resistenza. Lei fece dei lunghi respiri e rimasi scioccata quando la sua fica si allargò talmente tanto che quel glande di gomma sparì letteralmente dentro di lei.

“Aaaaaah, si… è dentro che bello… adesso spingimelo fino in fondo, fin quando è possibile..”

Ero sempre più allibita per come una vagina poteva essere stata ridotta. Cominciai a spingerglielo dentro senza trovare più grandi resistenze. E ne entrò parecchio, dentro.

“Ahia!!!!” urlò “E’ arrivato!! Lascialo così un attimo e ficcami l’altro nel culo”

Se ero rimasta traumatizzata per l’inserimento del primo in vagina figuriamoci come lo ero all’idea di inserirle l’altro, più piccolo del precedente ma sempre spaventosamente largo.

“Così… senza lubrificare?” le chiesi come se fossi esperta.

“Non ne ho bisogno tranquilla, basta che riesci a far passare la cappella poi mi spalanco tutta anche dietro fidati…”

Mi fidavo. Se non lo sapeva lei.

Le spalancai le chiappe con una mano, adesso che lo vedevo da vicino il suo buco del culo sembrava, in effetti, tutt’altro che vergine.  Era visibilmente sciupato. Mi chiesi se avessero ridotto così anche mia madre.

“Puntalo sul buco e spingi forte senza paura!”

Eseguii le sue indicazioni alla lettera. Appena cominciai a spingere vidi il suo foro anale iniziare a dilatarsi. Sembrava un grissino che affonda nel burro. Ma certo un grissino non era! Il contorno del buco, aderente alla gomma della punta, ne seguiva la forma e si stava spalancando in un modo pazzesco. Dopo pochi secondi uno strano rumore mi indicava che la grossa cappella era entrata nel suo culo.

“Aaaaah!” urlò ancora “Vai spingilo dentro ora”

Afferrai quel membro per la base circolare e cominciai a spingere. Aveva ricominciato a respirare molto forte per agevolarmi nella penetrazione. Presto anche il secondo cazzo di gomma era dentro di lei.

“Uuuuufff, come mi sento piena tesoro”

“Beh ci credo, no so proprio come fai…”

“Sapessi quante volte me li hanno infilati tesoro”

Non avevo dubbi visto come era ridotta davanti e dietro.

“Ora comincia a muoverli insieme, scopami con entrambi contemporaneamente, ho bisogno di questo per godere”

Presi la base dei due cazzi e cominciai a farli scorrere dentro e fuori. Prima lentamente poi più forte.

“Oddio…oddio…oddioo…. aaaaah…”

Ero comunque convinta che sentisse male. Doveva sentire male, non c’era verso.

Il dildo nero nella fica era completamente fradicio, lo aveva ricoperto dei suoi umori bianchi. Gli stessi che avevo ingoiato poco fa, pensai. E adesso scivolava dentro fin troppo bene. Ma quello nel culo non era da meno. Si era fatto strada dentro il suo sfintere e ne era ormai padrone.

L’odore in quell’auto stava diventando insopportabile. Lei sudava e si avvertiva molto adesso e poi l’odore dei suoi umori era diventato fortissimo.

“Adesso spingimi a fondo quello nel culo e tienilo fermo. Ora mi basta sentirmi il culo pieno, perchè mi sta bruciando troppo. Scopami la fica con l’altro e non preoccuparti di sbatterlo in fondo. Se urlo e sento male devi continuare capito?”

“Va bene ci provo”

Le spinsi dentro al culo il cazzo bianco.

“Oddio come fa male, come brucia…”

Davvero non capivo quello strano, estremo modo di cercare il piacere. Ma era lei la cliente.

Cominciai a scoparla con quello nero enorme che aveva ben piantato nella vagina e come aveva chiesto lei glielo affondavo fino a sbatterglielo contro l’utero.

“Aaaaaaah…. siiiii…. ahia!!! Ahiaaaaaa!!! Daiiii!!!! Ahiaaaaaa!!! Sbattilooo!!! Ahiaaaaa!!!!

Per me era fuori di testa. Ma effettivamente doveva godere parecchio di quel dolore perchè l’asta del cazzo era fradicia in una maniera pazzesca.

“Vai tesoro sfonda sfondaaaaaaaaa!!!”

Temetti di sfondarla davvero perchè adesso le stavo dando dei colpi dentro veramente disumani.

“Dimmi che sono una puttana ti prego!!! Dimmi che sono una lurida zoccola!!! Una vacca schifosa!!!”

Dovevano veramente averla umiliata in un modo inimmaginabile. La accompagnai anche in questo “viaggio” mentale.

“Mi fai schifo! Sei una puttana senza senso!!! Sei la donna più maiala del mondo!!””

“Ooooh siiii quanto ti faccio schifo dimmeloooo!”

“Troppo!! Mi fai troppo schifo puttana!!!”

Girò il viso e mi guardò dritta negli occhi. Aveva il viso tutto rosso, sudato.

“Sputami sul viso mentre mi sfondi le ovaie!!! Fallo!! Fallo”

Caricai la saliva nella mia bocca e le sputai colpendola direttamente in faccia.

“Oh si!!! Sei bravissima! Devi trattarmi come una lurida vacca! perchè sono solo una lurida vacca!”

Per un attimo mi venne in mente suo figlio. Sei anni, cazzo! Ignaro che sua madre fosse qui con due cazzi mostruosi infilati nei suoi buchi a farsi offendere da una ragazzina. Ma non provai pena. Io ero nelle sue stesse condizioni. Anche mia madre si faceva umiliare da altre persone. Solo che lei era costretta a farlo per necessità di denaro. Sua madre, invece, pagava per farselo fare. Che ognuno tenesse i propri problemi. Non avevo bisogno di caricarmi anche quelli degli altri.

“Si lo vedo!!! Sei una troia sfondata in tutti i buchi!!!”

“Oh si si siiiiiiiiiiiiiiiiii vengo cazzoooooo”

Le assestai ancora qualche colpo deciso e lei venne urlando. Sembrava davvero esausta adesso.

Aspettai qualche secondo perchè si riprendesse. Aveva il fiatone.

“Che faccio te li posso sfilare adesso?”

“Si… si… puoi sfilarmeli non ce la faccio più.”

Cominciai da quello dentro la fica. Lentamente glielo sfilai, ne aveva dentro una quantità inimmaginabile. Era completamente bianco. Ci era venuta abbondantemente sopra. Lo appoggiai su un panno per non sporcare tutto il sedile.

Poi afferrai la base dell’altro piantato nel suo culo. Glielo avevo infilato parecchio in fondo. Lo aveva praticamente tutto dentro fino alle palle di gomma. Quando uscì la cappella fece un rumore come della bottiglia quando si stappa. Rimasi ancora una volta sconvolta nel vedere il buco del culo che mi si presentava davanti. Era talmente largo che potevo vedere quasi il suo stomaco. Non avevo mai assistito a nulla del genere. E mai avrei pensato di farlo. Come mai avrei pensato che un foro anale potesse raggiungere quelle dimensioni in larghezza. Faceva senso.

“Hai visto come mi hanno ridotto il culo tesoro?”

“Ho visto, è pazzesco. ma non ti hanno fatto male?”

“Male?” ed esplose a ridere “Ho fatto diventare il male il mio piacere come hai visto. Ho avuto anche delle braccia dentro il culo lo sai?”

Quell’ulteriore confessione mi lasciò senza parole. Non capivo come questo potesse essere sesso.

” E poi bottiglie, lattine, enormi cetrioli, deodoranti, perfino due mele..”

“Due mele?” chiesi curiosa

“Si tesoro, due mele…” mi rispose alzandosi per riprendere fiato “Me le infilavano in culo e io dovevo cagarle. Non sai dove può arrivare la fantasia perversa degli uomini. E con uomini intendo sia uomini che donne. Anzi le donne a volte sono molto più perverse.”

“Ma perchè lo hai permesso?”

“Perchè l’ho permesso tesoro? Perchè superare i limiti è un attimo. E una volta superato non torni più indietro. Non ti basta più quello che facevi prima. Diventa come una droga. Hai bisogno di proseguire. Fino all’eccesso. Sono arrivata a bere il loro piscio. Quello delle signore “bene”. Dottoresse, avvocatesse, vigilesse, tutte fiche lesse! Come ti ho detto non hai idea di come amino divertirsi le persone più comuni, quelle più insospettabili. Magari la tua professoressa di scuola, la tua dottoressa, la tua insegnante di catechismo magari… il mondo, come la luna, ha sempre un lato oscuro”

Lo sapevo bene. Era la mia vita.

“Non hai idea di quanto mi bruci il culo dopo. Ahi ahi.. ma quando sono eccitata ne ho bisogno. Ho bisogno di quelle misure. Un cazzo normale non lo sentirei nemmeno più.”

Mi fece comunque tenerezza.

“Ho bisogno di pisciare non ce la faccio più”

Indossò velocemente le scarpe e uscì dall’auto tutta nuda. Si mise accovacciata e lasciò partire ancora una volta degli schizzi di urina violentissimi in terra.

“Oooooh che bello farla quando ti scappa così…”

“Già…”

“A te non scappa?”

“La faccio a casa preferisco”

“Peccato, avrei avuto piacere di vederti mentre la facevi”

“Magari un’altra volta, si è fatto tardi devo andare”

“Si, è tardi anche per me” disse raccogliendo i suoi vestiti e cominciando a rivestirsi.

 

“Ti ho fatto schifo vero? In fondo lo pensavi davvero quello che mi dicevi non è vero? E non mentirmi non ne ho bisogno”

“Si, mi facevi schifo davvero. Non ti voglio mentire”

“Grazie” mi disse sorridendomi mentre tentava di rimettere le tette nel reggiseno “Mi hai fatto stare bene comunque. Mi piacerebbe rivederti”

“Va bene, se vuoi hai il numero”

“Ora che hai capito di cosa ho bisogno dovrebbe essere più facile no?”

“Credo di si…”

Si infilò i pantaloni e poi la maglietta. Cercò di sistemarsi alla meglio i capelli arruffati.

“E ora torniamo al ruolo di mamma. Quello di troia per oggi può bastare. ”

Si avvicinò a me, mi fece una carezza sul viso.

“Sei davvero bellissima, spero che tu risolva presto i tuoi problemi” mi disse stupendomi.

Le sorrisi.

Poi mi passò la lingua sulla bocca ed entrò in auto. Io mi incamminai verso la mia. Avevo perso la cognizione del tempo. Lei si allontanò e io ripresi la mia strada per tornare a casa.

Per tutto il viaggio ripensai molto a quello che era successo. Più a quella donna, che alle cose fatte.

Rientrai a casa esausta. Ma con altri centocinquanta euro da aggiungere al mio tesoretto. Meritati, stavolta. Mamma aveva già servito in tavola.

“Dove sei stata oggi” mi chiese

Non era solita chiedere giustificazione delle mie assenze. A giro per negozi, avevo bisogno di svago.

“Comprato qualcosa?”

“No, niente di interessante”

“C’è una cosa che devo dirti Francesca…”

A BREVE IL CAPITOLO 3 DELLA STORIA

 

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